Capita
a tutti di tanto in tanto di aver paura di fare qualcosa, chiedere a
una ragazza di uscire, affrontare un esame, parlare con una certa
persona o scegliere tra un lavoro che piace malpagato e uno che fa
guadagnare bene, oppure cercare di andare al di là della propria
timidezza e/o ansia sociale.
E
di solito in testa passano questi pensieri: mi butto o non mi butto?
Lo faccio o lascio perdere? Lo faccio domani! Lo farò quando sarò
pronto! Non sono pronto! Non sono bravo! Tanto non andrà bene.
Questi
sono pensieri velenosi che non ci fanno vivere appieno la vita, che
ci coccolano e che ci dicono che andrà tutto bene se rimaniamo nella
nostra zona comfort. Capita però a volte che nel momento in cui si
prende coraggio qualcosa colpisce la nostra mente e ci fa immaginare
questo: l’immagine
di noi da vecchi e decrepiti sul punto di morte a dire ‘non
ho combinato nulla
in tutti questi anni di vita’,
‘quanto tempo ho perso’.
Questa
è una di quelle immagini sconvolgenti che bisogna sempre tenere a
mente perché è spaventosa e ci ricorda che la nostra vita ha un
limite: presto il nostro viso comincerà a mostrare delle rughe, la
nostra forza si farà sempre più debole, saremo più suscettibili
alle malattie, al freddo, ai cambiamenti e alla fine arriverà il
giorno in cui ci guarderemo alle nostre spalle e diremo addio agli
anni passati e proprio prima di esalare l’ultimo respiro decideremo
se andarcene in pace o rimpiangere una vita fatta di niente.
Perché
fa bene pensare alla morte
Tra
il mare di cose che dobbiamo fare ogni giorno spesso ce ne perdiamo
alcune, certe volte rimandiamo perché non ci va di farle,
abbracciamo la procrastinazione finché arriviamo alla fatidica
scadenza (che sia un giorno, un mese o un anno) che siamo pieni di
cose ancora da terminare e rimpiangiamo e ci chiediamo il perché non
le abbiamo finite prima.
Invece,
nel momento in cui cominciamo a schematizzare i nostri giorni e a
redigere report quotidiani del nostro lavoro questo migliora la
nostra quotidianità e snellisce via via la mole del lavoro che
dovremo affrontare.
La
morte è la nostra scadenza e la scadenza del tempo che passa è
scandito dalle candeline di una torta. Dopo un po’ questo dolce
nefasto non ci da l’augurio della crescita e della maturazione ma
scandisce lugubre il tempo che ci rimane a disposizione. Quel è
stato fatto è stato fatto, non ci vengono date altre proroghe, se
perdiamo tempo, quel tempo non ce lo restituirà più nessuna. La
morte quindi ci dice anche questo, cioè di non incastrarci in limbi
temporali creati da noi, ma di ricordarci che il tempo scorre. E se
non noi ce ne rendiamo conto, lo fa il corpo per noi.
Perché
non fa bene pensare alla morte
Il
continuare a pensare costantemente che un giorno si dovrà morire è
fondamentalmente malsano. Se uno ci pensasse su continuamente
porterebbe a una frustrazione a una paranoia continui e le persone
continuerebbero a paragonare il giorno successivo a quello precedente
per vedere in cosa sono migliorati e che cosa hanno fatto. Si
continuerebbe a cercare esperienze da vivere. E pur di non arrivare
al punto finale della propria vita con rimpianti le persone si
priverebbero della pace interiore pur di fare qualcosa.
Conclusione
La
morte è spaventosa e inevitabile ed è un fatto a cui non si può
continuamente tenere conto. certamente il mondo attraverso i
telegiornali ce la presenta con macabra costanza ma nella nostra
quotidiana non abbiamo bisogno di ricordarcelo sempre.
Attenzione
a non associare il coraggio di prendere delle buone decisioni che non
volete prendere alla paura di morire con rimpianti. La nostra fine è
solo un monito per dirci di non buttare via il nostro tempo in
maniera inutile, stupida e di vivere sempre con la paura.
L’unico
buon consiglio è di guardare in sé stessi e capire com’è stata
la propria vita vissuta fino a questo momento e di trovare se
possibile il modo di migliorarsi d’ora in poi.