Di
solito quando si muore si va in paradiso all’inferno, ma quando
accade che due persone muoiano contemporaneamente queste arrivano al
Quindecim, un bar dove devono partecipare ad una partita mettendo in
gioco le loro vite. Solo in questo modo potranno essere giudicati per
essere diretti nel vuoto o nella reincarnazione.
Il
tema di questo breve anime, composto da soli 12 episodi, è la morte.
Ogni episodio porta a galla diversi tipi di morte e tutto
l’agglomerato di sensazioni legati a essa. L’idea
della duplicità ‘vuoto-reincarnazione’ mi entusiasta
moderatamente.
La
prima idea che dona l’aspetto drammatico all’anime sono i
giudici, che per giudicare i morti sono costretti a tirar fuori
l’oscurità nell’animo dei giocatori, per potergli giudicare.
Questo ‘gioco’ da la possibilità anche a chi guarda di sentirsi
partecipe al giudizio, perché cerca di capire chi sia il vero
cattivo tra i due giocatori.
La
prima pecca di quest’anime è certamente la sua non sfumatura dark.
Come in Rampo Kitan: Game of Laplace, tratta certamente di temi che
sfiorano il mistero e sono cruenti a loro modo, ma certi accorgimenti
fanno sì che l’angoscia e l’inquietudine che ci darebbe un
episodio viene smorzata.
Death
Parade è soft dark, è cruente ma non troppo, regala inquietudine ma
poco dopo ti rassicura, insomma non si capisce a che pubblico sia
rivolto.
Un’altra
pecca su tutte di quest’anime è la brevità della storia. Dodici
episodi sono pochissimi ma sono abbastanza per come è impostata la
breve macro-storia. Avrebbe potuto essere un ottimo anime se la
storia fosse stata arricchita con qualche mistero e azione in più.
Tutto sommato Death Parade colpisce al cuore di chi guarda con storie
strappalacrime e questa impostazione e logica degli episodi non può
farlo andare lontano, se non con degli OVA.
Ultima
cosa, in Death Parade l’avvertimento del ‘memento mori’, cioè
del ricordati che devi morire, è presente in ogni sua parte. Al di
là che le storie raccontate dagli episodi lascino un segno o meno
nello spettatore, è difficile non lasciarsi trasportare dalle
vicende dei personaggi e dai loro errori, se vogliamo peccati,
commessi in vita. Non si può dopo un episodio di Death Parade non
sentire una voce che ti dice ‘memento mori’, ‘non buttare la
tua vita’ e ancora ‘vivi’, ‘vivi appieno la vita’ e cose
così.
Death
Parade voto: 7
E
fangirliamo con Decim.
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