Dall’alto della mia esperienza nel
porgere la spalla ai pianti tragi-comici dei miei conoscenti posso
dire quanto possa essere snervante consolare qualcuno.
Ci sono due tipi di persone che vi capiterà
di consolare:
quelle normali e le vittime.
Le vittime, detestabili creature
urbane, hanno l’infelice convinzione che tutto accada per un unico
motivo: quello di rendergli la vita difficile, che sia la scoperta di
un nuovo scheletro di dinosauro, una frana a Kualalumpur o la
macchinetta del caffè in panne, tutto accade perché la sfortuna o
destino che sia gli perseguita.
Tutti noi nascondiamo degli amici del genere (sigh), ma come fare a
consolare gente così?
Semplicemente non si può, essere così pessimisti cosmici è nella
loro natura, l’unica cosa che ci si può permettere è
un’argomentazione sul quanto stupida possa essere una convinzione
del genere.
Come
riconoscere il vittimista? Ci salite in macchina e se dopo 3 semafori
rossi comincia a dire “che a lui e solo lui accadono queste cose e
che i semafori ce l’hanno con lui”…
Gli altri, per le persone normali si
contano 2 casi:
generale e
particolare:
generale: quando il dispiacere è
dovuto a eventi non specifici come la morte di una persona, ma a cose
tipo non riuscire a trovare l’amore, non essere soddisfatti del
proprio lavoro o annoiarsi della propria vita.
Cosa
non fare nel caso di problemi generali:
- Suggerirgli libri e siti in cui prolificano consigli e semi tifi . sembra una cosa intelligente ma non lo è: perché se qualcuno viene da voi vuol dire che vuole sfogarsi faccia a faccia con voi e non con lo schermo di un computer
- Cominciare le gare a “chi ha subito più disgrazie”: dovete limitarvi a sentire i suoi problemi e al massimo usare i propri ( solo se sono simili) come aneddoti.
- L’aneddoto deve essere usato solo per ricavare una possibile soluzione e non per fare comparazioni e dire di come siete stati bravi a uscirne o che nel vostro caso ci sono state più difficoltà.
- Non insultatelo: anche questa sembra una buona idea, ma dargli dell’idiota, dell’inetto, del procrastinatore, imbrigliarsi in questi labirinti di incoraggiamenti “cattivi” ha un effetto positivo solo nei film e con gli sportivi, MA nella vita reale il più delle volte rischiereste di demoralizzare ancora di più il vostro amico.
Cosa
fare nel caso di problemi specifici:
- Lasciate che vi dica tutto: non tutti si confidano con gli amici e se lo fanno devono avere la possibilità di comprendere i propri problemi attraverso la loro esposizione, con tutta la calma possibile. Quindi se l’amico comincia a raccontare e poi si ferma voi non forzategli la mano come zabette gossippare.
- Sdrammatizzate: Tanti problemi non si risolvono perché l’individuo gli crede enormi, alti come palazzi e invalicabili. Voi prestategli la vostra visione del suo problema, uno sguardo esterno è certamente più oggettivo e più chiaro, più tendente alla realtà.
Certo manuali, guide, consigli spiegano
cosa fare quando un amico soffre, ma una delle cose che più è
benefica per lui è sapere di non essere solo e forse solo un
abbraccio vale molto di più di cori di incoraggiamenti… cattivi e
non.
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