Che scoppiettio
di colpi di scena che è la terza stagione di White
Collar.
Telefilm poliziesco, poco
impegnativo, tanto da metterlo alle 16.00 per gustarselo all'ora
del tè.
Il filo conduttore che ha
caratterizzato le due serie si è esaurito: trovare chi ha ucciso
Kate, ovvero Adler, vecchia conoscenza di Neil Caffrey (Matt
Bomer) e scoprire a cosa gli serviva il misterioso codice dentro il
carillion, cioè trovare un Uboot, un sottomarino tedesco, con un
immenso
tesoro dei nazisti, carico di gioielli e opere d’arte
(la massima passione di Neil)
La terza stagione si apre con questo
meraviglioso tesoro nelle mani di Neil e Mozzey (diminutivo di
Mozart) che l’aveva astutamente rubato a Adler, i federali, primo
fra tutti Peter Burke, sospettano che il tesoro sia ancora in
circolazione. Neil e Mozzie vorrebbero fare l’ultimo
colpo vendendo le opere, peccato che i federali abbiano una lista,
trovata nel sottomarino, con i nominativi dei dipinti che portava.
Il problema è: come recuperarla?
Il leit motiv di questa stagione
ha l’aria di essere un incontro intimo con i vari protagonisti, con
il loro passato ma sopratutto con un presente che non vuole che
partano con l'oro per l'ultimo colpaccio, Neil ormai legato alla
rossa Sarah e all'amico Peter, che rivela la sua personalità
infantile.
Cosa sceglierà il sexy riccioluto Neil? Restare a New York con la sua "famiglia" o scomparire per sempre? Il che è come dire : povero e felice o ricco e solo?
Cosa sceglierà il sexy riccioluto Neil? Restare a New York con la sua "famiglia" o scomparire per sempre? Il che è come dire : povero e felice o ricco e solo?
Agli spettatori piace stare dalla parte
dell'adorabile canaglia, se da una parte ci si aspetta che alla fine
i due truffatori riescano nella grande fuga, dall'altra ci si aspetta
la solita moralina del bene che vince sul male e “vissero felici e
contenti nella legalità”. Hmmm, troppo scontato.
Aspettando qualcosa di meglio.
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