domenica 19 gennaio 2014

Hakushaku to yousei light novel ITA



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- “Quindi Mr. Gossam. Come posso ringraziarla per la sua ospitalità?"-disse un giovane esile uomo con un sorriso affascinante mentre puntava la pistola verso un vecchio con una barba orgogliosamente tagliata.
- “fermati! Pagherò quanto vuoi!”- supplicò il vecchio con la sua voce stridente, col corpo tremante legato ad una sedia.
- “Com'è generoso da parte tua. Vorrei chiederti un'ultima cosa, dove posso mettere le mani sul leggendario zaffiro, la 'stella dei Merrow'?"
- “E' solo una leggenda, è spuntata fuori in una storia, non esiste”- rispose il vecchio il cui nome era Gossam.
Il giovane fece un passo indietro, con ancora la pistola nella sua mano e lentamente scrutò la stanza.
- “E io che avevo preparato per te questo speciale palcoscenico, proprio per questa occasione, ma tu non sei nemmeno in grado di farmi divertire"-
Gossam era legato ad una grande sedia bianca. Erano in un laboratorio che aveva usato quando faceva lo psicologo.
La stanza era ammobiliata da armadietti pieni di beaker in cui aveva messo cervelli umani.
Per tutto quel tempo era stato Gossam quello che aveva osservato dall'alto in basso il soggetto umano legato a quella sedia, ma ora le cose si erano capovolte.
Quel giovane ragazzo avrebbe dovuto servirgli per il suo prossimo esperimento, ma ora era lui che aveva un'arma in mano, lo vide scorrere le dita sui bisturi appoggiati sul tavolo.
Gossam non sapeva nulla sul passato di quel ragazzo e questo gli aveva fatto pensare che fosse un altro inutile, non voluto scarto della società.
Gossam non conosceva il passato nascosto di quel ragazzo, i suoi gesti erano aggraziati anche se i suoi capelli luminosi erano spettinati e portava abiti laceri, era così elegante in tutti i suoi movimenti come quando scorse le lunghe dita sui beaker e lentamente attraversò la stanza.
Si fermò e si girò davanti al viso di Gossam con un potente, silenzioso sguardo tanto che il vecchio si incollò alla sedia come sotto una presenza superiore.
Non era solo un ratto uscito dalla fogna, il ragazzo che gli stava di fronte era un potente predatore che alla fine aveva mostrato la sua letalità.
Quella creatura esaminò quanto debole fosse la preda e lentamente girò intorno a Gossam e poi alzò di nuovo la pistola.
Gli fece un sorriso perfetto che normalmente avrebbe affascinato chiunque ma che fece tremare disperatamente Gossam.
Nel perfetto inglese King, il giovane parlò a Gossam con una voce così cupa che sembrava la morte in persona:
signore, dovrò andare via presto. È una sfortuna che la spada dei Merrow non esista. Scommetto che questa è l'ultima volta che ti vedrò”- pose un dito sul grilletto.
- “aspetta, aspetta!”- urlò Gossam.

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Non era la paura della morte che fece confessare Gossam quello che sapeva. Era una minacciosa sensazione che anche dopo la sua morte, il demone nascosto dentro quell'uomo lo avrebbe seguito per essere sicuro che cadesse nel fondo più profondo dell'inferno.
- “l'unico che potrebbe sapere se il gioiello è veramente una leggenda o meno è un dottore le fate! Poiché, beh, si dice che le fate siano le uniche hanno la chiave per esso, quindi solo uno specialista delle fate potrebbe sapere come trovarlo!” -
- “uno specialista in fate? Se è un mistico impostore, non ce ne sono già abbastanza nella città di Londra?” -
- “la domanda per i dottori delle fate si è impoverita in questi giorni. Ce n'è a stento qualcuno rimasto nella periferia della Scozia e del Galles, ma sono tutti vecchi e chi più chi meno ha un piede dentro la fossa. Ovviamente lo farebbero; ma oggigiorno gli unici a credere nelle fate sono i bambini.” -
- “Ma stai dicendo che questa conoscenza, che è solo per i bambini, è quello che ci serve?”-
-“sì, quando si tratta di Merrow, pixies, silkies o altro, sono gli unici che potrebbero sapere se esistono veramente. Chi altro potrebbe? Nondimeno, è un dottore delle fate che sa tutto quando si tratta di fate”.-
- “quindi, chi è qualificato per questa caccia al tesoro? Hai detto che tutti loro non sono più giovani ma ti rispetto abbastanza per sapere che hai gestito tutto e scovato qualcuno, un dottore delle fate, perfetto per il lavoro, ho ragione?”-
Gossam vide che il giovane uomo aveva già scrutato dentro di lui per cui cedette.


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- “sì ne ho trovato uno. In una città vicino a Edinburgo, in Scozia....”-
Il giovane uomo sospirò soavemente come se stesse sentendo un'amante perduto da tempo e sorrise raggiante appena ascoltò. Lentamente la pistola si abbassò e Gossam tirò un sospiro di sollievo. Ma nell'istante seguente uno sparo riecheggiò da quel laboratorio oscuro.


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Qualunque domanda riguardo alle fate è benvoluta”
Dottore delle fate, Lydia Carlton.
Un'insegna di fronte alla casa, scritta in quel messaggio era un invito alle risate dei passanti di oggi, ancora una volta.
- “Mamma, le fate esistono davvero?”- chiese un bambino alla madre mentre stavano passando.
- “è solo una storiella. Certo che non esistono”.
- “No, sono reali!”- interruppe Lydia, saltando fuori da un cespuglio spaventando madre e figlio durante la loro conversazione.
- “Le fate sono reali, anche se non ne hai vista una prima. Per provarlo, prima di andare a dormire, metti una tazza di latte sul davanzale e i brownie verranno a farti visita”.
Sorrise al ragazzo ma la madre gli afferrò il braccio e lo trascinò via. Dopo aver lanciato uno sguardo furente alla ragazza, sparì dalla sua vista.
Lydia guardò la madre e il figlio scattare via mentre lei poggiò la testa sul braccio, immaginando a come sarebbe stata chiamata “anormale”, “pazza”.
- “Lydia, è inutile, per quante volte tu lo ripeta, qualcuno che non ha mai visto le fate non le vedrà mai”. I non credenti non ci crederanno nemmeno se fossero colpiti sulla testa da uno di loro. Quindi lascia stare e rilassati” - disse un gatto con un lungo pelo grigio riposando su un ramo d'albero.Questo gatto, che poteva parlare e camminare sulle sue due zampe posteriori, era amico di Lydia. Portava sempre una cravatta e aveva la mania che la sua pelliccia risultasse sempre curata alla perfezione, ma la vista di lui che si stiracchiava per alzarsi e grattarsi intorno all'ombelico agli occhi di Lydia lo faceva sembrare come un vecchio in un vestito da gatto.
- “Hey Nico, credi che ci sia un modo per far capire alle persone che cos'è il lavoro di un dottore delle fate?”-
- “questo è chiedere troppo. Il tempo in cui i dottori delle fate erano dappertutto e a cui si chiedeva di risolvere i giornalieri problemi “fatati” è finito. Siamo nel bel mezzo del 19° secolo oramai”.
- “ma questo non vuol dire che le fate siano scomparse. Vivono ancora proprio accanto alle persone e fanno cose buone e cattive; non credi che sia strano che tutti le ignorino? Solo perché non possono essere viste, perché dovrebbe voler dire che non esistono?”-
Proprio quando era concentrata nel parlare sentì una voce titubante provenire dietro dei cespugli.
- “Mi scusi... uh, consegna della posta ”- disse un giovane nervoso postino, scavalcando il cespuglio con una busta in mano.

Il suo gatto che poteva sparire a piacere era scomparso.
É possibile che gli è sembrato che stessi parlando da sola?!”
- “Uh, non stavo parlando con me. C'era un gatto proprio adesso”.- Lydia cercò di nascondere quello che sembrava un comportamento squilibrato, ma il postino le fece senza successo un sorriso incrinato.
- “No, quello che voglio dire è che non è un gatto normale, lui sa parlare....”- non importa quanto ci provasse, ciò la fece sembrare ancora di più lunatica. Soprattutto notò che delle piccole fate, che dall'aspetto sembravano brownies, stavano giocosamente tuffandosi nella borsa del postino e non poté fermarsi nel gridare: -“smettetela! Cosa state facendo? Smettetela di scherzare con quelle lettere!”- Quando i brownie si dispersero, la borsa che era già piena di lettere finì col farne volare molte sul terreno.
- “Sono terribilmente dispiaciuta, i brownie sono dei terribili burloni.”-
Aiutò a raccogliere le buste e gliele diede. Il postino le accettò cautamente e come se fosse stato in una gara si precipitò giù per la strada.

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-“Ecco, un'altra volta,” - disse emettendo un sospiro deluso.
Dall'altra parte Lydia era conosciuta come Carlton la persona stramba e non aveva amici umani. Questo perché non cercava di nascondere il fatto che poteva vedere e parlare con le fate.
Uscendo allo scoperto per questa cosa e diventando un dottore delle fate voleva usare la sua abilità per aiutare le persone, ma fino a questo punto tutti i suoi tentativi erano falliti.
- “ora, ora, non piangere solo perché hai spaventato il nuovo postino”- disse Nico. Entrò in casa e vide che lui stava seduto su un sofà sfogliando un giornale aperto.
- “è tutta colpa tua sai”- rispose Lydia rabbiosamente.

Non era che lei avesse delle simpatie per il postino, era solo che aveva notato molte donne, che erano più o meno della sua stessa età, avere con lui una piacevole e vivace conversazione. In una piccola città di campagna come quella, in cui difficilmente c'era qualcosa di nuovo solo l'arrivo di un giovane uomo era abbastanza per rendere elettrizzate tutte le ragazze.
Quello che Lydia sperava era che se ci fosse qualcuno che non sapeva delle dicerie su di lei, allora ci sarebbe stata la possibilità che potesse avere una conversazione con qualcuno, come una persona normale, ma adesso come adesso aveva finito col presentarsi come una pazza.

A Lydia non importava che gli altri non la capissero o che si sentisse sola. Quando era piccola, crescendo le fate erano state le sue compagne di gioco e di lotte ma adesso aveva diciassette anni, era una giovane donna che stava raggiungendo l'età per sposarsi.
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Se lei avesse continuato a spaventare scapoli papabili, questo sarebbe diventato un serio problema uno di quei giorni.
- “Hmmm, sembra che ci sia un criminale a piede libero”- disse Nico, cambiando velocemente argomento leggendo il giornale. Lydia voleva mostrare alla gente l'immagine di quel gatto seduto sul sofà, con le gambe accavallate e tenendo il giornale con le sue zampe anteriori. In questo modo, avrebbero realizzato che c'erano cose inspiegabili nel mondo.
- “la residenza dello psicologo Mr. Gossam è stata violata da un ladro che ha causato considerevoli lesioni al proprietario di casa, poi ha rubato una grossa somma di denaro e attualmente è a piede libero.”-

-"Oh mio Dio, perché è un crimine di Londra è sul giornale di un paesino come questo?"-
-"E 'perché è in fuga. Inoltre il figlio della vittima è alla ricerca del criminale e ha messo un premio in denaro. . Si dice che il ladro assomigli a un serial killer che ha ucciso un centinaio di persone in America. La sua età è di circa vent'anni e ha i capelli biondi .... " -

Un ritratto inquietante dell'uomo era stato stampato sulla carta, ma a parte ciò, Lydia notò qualcosa di più importante, una lettera che era stata appena consegnata.
- “Guarda Nico, è una lettera da papà, dice che dovrei venire a Londra. Vuole passare la pasqua con me”-
- “Strano, non è ancora nemmeno Natale”-
Il padre di Lydia era l'unico rimanente della famiglia ed era un professore di mineralogia e attualmente insegnava all'università di Londra.
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Era un po' che non riceveva una lettera dal padre che amava fare ricerche e pensava che fosse il dovere di un gemmologo quello di cercare e classificare ogni specie e creazioni della natura ed era così assorto nei suoi studi che spendeva tutto il suo tempo libero a scovare e collezionare rocce.
- “ci vai? Londra è un posto pericoloso.”-
- “È vero. Ma non c'è nulla di cui preoccuparsi, anche se incontrassi un ladro, non sono ricca abbastanza per essere rapinata.”-
La madre di Lydia era un dottore delle fate. Prima sua madre aveva sposato suo padre, aveva vissuto in un'isola a nord e aiutava le persone della città per i problemi sulle fate e anche se molti anni erano passati dai tempi medievali, aveva vissuto una vita non diversa da quei tempi.

Ma quello era solamente venti anni fa.
Anche se le isole facevano parte di un'enorme impero europeo e ognuna aveva una cultura separata ancora rimanente, Lydia non aveva mai visitato la città natale di sua madre. Sposando suo padre che era uno straniero, le era stato detto che sua madre aveva lasciato l'isola. Anche se fosse andata a visitarla non sarebbe stata accolta. Lydia ricordava poco su sua madre che era morta quando lei era giovane, ma incredibilmente ricordava ancora le storie che le aveva raccontato.
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Conoscendo le differenti specie, ogni loro regola, le caratteristiche delle fate, come comunicare e negoziare con loro, questo era il regalo che Lydia aveva ricevuto dalla madre.
Ecco perché, come la madre, voleva diventare un grande dottore delle fate. Non voleva essere imbarazzata o nascondere il fatto che potesse vedere le fate. Non importava se veniva chiamata “eccentrica”.
Finché le fate esistevano era sicuro che ci sarebbero state persone che avrebbero avuto bisogno dell'aiuto di un dottore delle fate.

Lasciando la casa famigliare alle cure del Goblin della casa, Lydia partì con Nico al porto a prendere una nave diretta alla residenza di suo padre.
Lasciò un messaggio di fronte alla casa con su scritto “chiuso temporaneamente”, sebbene non ci sarebbe stato nessuno che avrebbe sentito la sua mancanza.
C'erano numerosi battelli a vapore ormeggiati al molo, il suolo era coperto da scatole impilate e bagagli di legno e c'era una folla di passeggeri che s'intrecciavano attraverso di essi.  
Il suo programma era di imbarcarsi e partire per Londra.
Nico, come un gatto normale stava sopra la valigia di Lydia.
- “Perché non cammini da te. Sei pesante.”
- “è stancante camminare a quattro zampe”- rispose, miagolando intenzionalmente come un gatto.

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- “Scusatemi, siete voi Miss Carlton?”-
Lydia si fermò al suono del suo nome. Un uomo sconosciuto le sorrise salutandola inclinando il cappello.
- “Come state. Il mio nome è Huxley e sono un conoscente di vostro padre.” -
- “ah, allora siete un collega di mio padre ”-
- “è vero, lavoro come suo assistente all'università. Sono venuto qui oggi per essere accompagnatore della figlia del professore per Londra. Poiché sarebbe molto pericoloso andare a Londra da sola, o no?”-
Parlò cortesemente. Sembrava fosse sulla trentina. Ad una prima impressione, le sembrò un gentiluomo.
- “Papà vi ha fatto venire proprio per accompagnarmi? Beh questo lo ritengo un abuso da parte sua, usare la sua autorità su di voi in questo modo.” -

  - “non c'è bisogno di preoccuparsi. Sono venuto a Edinburgo per lavoro per conto dell'università. Avevo mandato un messaggio a casa vostra, ma sembrava che eravate assente, allora mi sono preoccupato che non saremmo riuscito a incontrarci.”-
Lydia pensò che fosse fortemente premuroso da parte di suo padre. Oltre alla sua ricerca, era disinvolto, rilassato, un tipo di uomo ancora fanciullo, qualcuno che davvero non potrebbe essere che premuroso verso gli altri.
- “Grazie mille, Mr. Huxley. Comunque come sapevate che ero il Carlton che stavate cercando?”

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- “Una lady che viaggia da sola farebbe attirare l'attenzione di chiunque.”- questo era vero. E soprattutto non era così probabile che una giovane donna celibe s'imbarcasse su una nave.
Dall'altra parte, stando in una buona classe sociale e vivendo da sola era inimmaginabile per una signora per bene e questo la etichettava ancor di più come eccentrica, ma era inutile preoccuparsi perché le cameriere non volevano stare in quella casa a lungo.
Le fate che vi risiedevano facevano fracasso la notte.

- “effettivamente sapevo solamente che il colore dei capelli della figlia era di un ruggin...voglio dire erano bruno-rossastri, quindi non ho avuto proprio problemi.”-
Era sembrato che stesse per dire capelli color ruggine, che era il modo in cui i capelli di Lydia erano descritti alle sue spalle su base quotidiana, e questa descrizione le aveva fatto diventare i suoi capelli un complesso, per questo era diventata triste e delusa.
Proprio mentre lui stava per dire che i suoi capelli rugginosi, bruno rossastri erano proprio di quel colore si era sentita un po' a disagio al riguardo.
Forse suo padre gli aveva detto qualcosa. Ovviamente suo padre era qualcuno che non notava piccoli dettagli di cui le donne in procinto di diventare adulte si preoccupavano, quindi era inutile provare a farglielo capire e notare.

Comunque, Lydia ripensò che non ci fosse nulla per cui questo cortese gentiluomo dovesse essere dispiaciuto e quindi sorrise. Anche se lui non era stato qualcuno che aveva elogiato in modo particolarmente gentile i suoi capelli, a questo punto Huxley pensava che Lydia fosse una ragazza normale. Questa era la ragione per la quale la stava trattando come una signora e questo doveva essere sufficiente.

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Ma se avesse sollevato l'argomento sulle fate il suo atteggiamento sarebbe cambiato? Era qualcosa per cui non poteva non essere curiosa.

Magari non avrebbe cambiato espressione, ma avrebbe sicuramente pensato che lei fosse strana. Anticipando ciò Lydia finiva sempre per mantenere una distanza tra sé e gli altri.
Qualunque cosa gli altri pensino, sarò sempre me stessa”, pensò ricomponendosi e porgendogli il suo bagaglio.
Alzò con facilità la valigia che era stata abbastanza pesante per Lydia, e cominciò ad aprire la strada e lei lo seguì, ma Nico dopo essere saltato giù dalla valigia le sussurrò:
- “Hey, hai intenzione di fidarti di lui? È sicuramente strano per il professore essere così ben preparato, anche se è per il tuo bene, non pensi?”-
- “allora quale diavolo sarebbe il suo scopo di incontrarci? Se voleva rapire qualcuno per qualche soldo allora avrebbe mirato qualcuno di più facoltoso, o no? Anche se fossimo il suo bersaglio i nostri risparmi sono usati da papà che è il tipo che spende tutto per le sue ricerche.”-
Nico non sembrò ancora convinto, ma forse non riusciva a trovare nessuna ragione per farle cambiare idea perciò stette zitto. E non c'era niente per cui essere preoccupati, come Huxley andò dritto verso il battello a vapore, Lydia pensava di andare avanti comunque.
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L'unica cosa inaspettata era stata dopo che fu entrata nella stanza.
- “uh, il biglietto non doveva essere per una stanza così bella ”- mormorò Lydia sorpresa. La stanza dove era stata portata era abbastanza spaziosa, ammobiliata bene e sembrava costosa.
- “sì, ma è tutto a posto, il professore ha questa stanza riservata specialmente. Quindi sentitevi libera di usarla. Io sarò nella stanza accanto, perciò di qualsiasi cosa abbiate bisogno, per favore fatemelo sapere” - spiegò Huxley e lasciò la stanza.
Alla fine sembrava che non ci fosse nulla di pericoloso di cui preoccuparsi.
- “visto Nico, ti stavi preoccupando troppo.” - Lidya si buttò sul grande letto imbottito di piume.
- “sembra che c'è ancora del tempo prima della partenza” - appena dopo aver mormorato questo, sentì un rumore innaturale provenire dall'angolo della stanza.
- “..... Cosa?”- il rumore sembrava provenire dall'armadio, si alzò e lentamente si diresse in punta di piedi verso di esso. Quando vi si trovò di fronte alle ante di legno, si allungò con tutto il suo coraggio e le spalancò entrambe.
Vuoto.
Appena fece un sospiro di sollievo sentì l'aria muoversi dietro di sé.
Una figura saltò fuori dall'ombra di una tenda e coprì la bocca di Lydia con la mano, mentre l'afferrò strettamente da dietro.
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Cercò di lottare con tutte le sue forze ma non poteva muoversi. Nico sibilò all'intruso con il pelo rizzato sulla sua schiena, ma era solamente un gatto. Era inutile.

- “aiutami. Ti prego....”- sussurrò lo sconosciuto nell'orecchio di Lydia.

-Aiutami?! Questo è quello che voglio dire io!” pensò lei, cercando ancora di fare resistenza.
- “per favore ascoltami, silenziosamente. Quell'uomo..., l'uomo che ti ha portato qui, è un membro di una banda criminale. Se rimani qui, sarai in grave pericolo.” - sorprendentemente quella voce maschile era calma e fluì con grazia dalle sue labbra.
Aspetta, Huxley è un furfante? Quando Lydia si rilassò, l'intruso doveva aver deciso che lei non avrebbe urlato e liberò la mano dalla sua bocca. Ma ancora teneva forte la presa su di lei.

- “cosa vuoi dire? Chi sei?”-

- “sono stato catturato e confinato da quell'uomo. Sono riuscito a scappare nascondendomi in questa stanza. Finirà col rendersi conto che sono scappato ma anche tu saresti in pericolo. Questo è il motivo per cui ho bisogno del tuo aiuto”-

- “ma questo non ha senso.”.-

- “Non c'è più tempo. Dobbiamo fuggire prima che la nave lasci il porto. Ti spiegherò tutto dopo. Posso solo dirti che devi fidarti di me.”-
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Alla fine Lydia venne rilasciata e si voltò di scatto verso di lui.

Era un uomo snello. I suoi capelli castani erano arruffati e disordinati, aveva barba sul viso, ma andando oltre ai suoi vestiti poveri, il suo viso rivelava che era piuttosto giovane, sui vent'anni. Era ovvio che fosse in uno stato di trascuratezza, ma misteriosamente il viso aveva ancora un'aura attraente su di sé. Il suo sguardo era fisso su Lydia e i suoi dolci occhi color malva cinerea la innervosirono e confusero.
Il sangue tinto dei segni lasciati dalle funi sugli entrambi polsi erano spaventosi e molto più convincenti delle sue parole. C'erano anche alcuni segni sul suo collo come un coltello avesse premuto contro la sua pelle.

- “hai notato che questa stanza è posta alla fine del corridoio? Huxley, beh potrebbe essere il suo alias, ma a meno tu non passi dalla stanza di quell'uomo non potrai andare da nessuna parte. Facendo questo, ha pianificato di tenerti confinata qui. Se esci fuori, i suoi compagni ti terranno d'occhio. C'è una fratellanza di otto compagni e ce ne sono sei di loro sulla nave, ognuno di loro è muscoloso e forte, un gruppo che è buono a usare la forza. Huxley è il più anziano e formano una banda contro la legge. - silenziosamente varcò la porta. -anche se dovessi sgattaiolare fuori, c'è una corda legata alla manopola, non appena la giri è fatta per informare loro nell'altra stanza. È molto probabile che ti farebbero addormentare e farti fuori a qualsiasi prossimo porto.”-
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Guardando da vicino, c'era infatti una scintillante, sottile e trasparente corda connessa al maniglia della porta. Quello era di ciò che aveva bisogno.
Non c'era alcun bisogno per un assistente universitario che diceva di essere stato chiamato da suo padre, di fare qualcosa del genere.
Lydia incrociò le braccia e si mise di fronte all'uomo.

- “allora, come usciamo da qui?”-
Lydia prese un bel respiro quando fu di fronte alla porta della camera di Huxley. Da quando aveva aperto la porta della sua camera, Huxley doveva sapere già che era uscita fuori. Poteva aver anche messo un orecchio sulla porta che stava in mezzo a loro.

Allora bussò alla porta di fronte a lei. Dopo un piccolo istante, Huxley mise la testa fuori.
- “qual'è il problema, Miss Carlton.”
- Ehm, ho sentito degli strani rumori nella mia camera. Come se qualcosa fosse nascosto nell'armadio... è davvero fastidioso, potreste dare un'occhiata per favore?”-
Il suo colorito cambiò leggermente.
Huxley girò il collo per affacciarsi sulla sua stanza, probabilmente verso i compagni che erano con lui. - “Hey, è nell'altra stanza. Ne sono sicuro.” -

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Oh per favore, beh sì, potresti essere sicuro. Non dovevano aver avuto alcun pensiero sul fatto che Lydia potesse diventare sospettosa riguardo la comparsa improvvisa di un suo compagno e 'accertarsi' su di lui.

- “Miss, potrebbe essere un criminale. Sarà pericoloso, per cui aspetti qui, per favore,”

Nella sua stanza, incluso Huxley, c'erano infatti sei uomini dall'apparenza robusta.

Dopo averli guardati entrare nella stanza di Lydia, il giovane uomo biondo, che si stava nascondendo dietro ad un pilastro del corridoio, passò davanti alla sua porta. - “Andiamo.” - le prese la mano nella sua, come se fosse naturale e Lydia fu costretta a seguirlo appena si lanciò a correre.

- “Nico, ci stai seguendo?”- Nico, che apparentemente era invisibile, rispose mostrando la punta della cosa con un gesto.

- “Hey, sono scappati!” - Entrambi sentirono il grido di un uomo. Sembrava che erano stati scoperti velocemente e Lydia sentì spazientire il ragazzo mentre veniva tirata sempre più forte dalla sua mano e continuarono a correre, scendendo velocissimamente una rampa di scale
Proprio mentre stavano andando verso il basso, uomo degli uomini saltò oltre la ringhiera del ponte e atterrò giù sul pavimento dietro loro. Uno dei compagni acchiappò la sua borsa, facendola gridare appena fu tirata all'indietro.

Il giovane che la stava conducendo, le girò attorno e con un calcio fece ribaltare il fratello sui suoi piedi.
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Avendo ancora la presa sulla borsa di Lydia l'uomo sbatté contro la ringhiera e quella forza lo fece ribaltare, facendolo cadere nell'oceano.

- “La mia borsa....” - “Non guardare dietro.” - la mano di Lydia venne tirata di nuovo, lasciandole nessuna scelta tranne quella di seguire. Passando attraverso il ponte, andando giù per un'altra rampa di scale e correndo oltre la tavola finalmente uscirono dalla nave, ma non si fermarono ancora e si affrettarono spintonando le persone tra la folla sul molo.

Anche se era senza fiato e i suoi polmoni erano stretti in una morsa di dolore, Lydia pensava disperatamente solo a tenere il passo con lui. Quando alla fine si fermarono, entrambi crollarono sul pavimento.

Lei ansimò per prendere più aria possibile, calmando il frenetico battere del suo cuore e quando finalmente sentì che i suoi polmoni si furono rilassati, Lydia notò che il pavimento dove stavano riposando era liscio e morbido come un cuscino.
“non posso credere quanto morbido sia questo tappeto”.

Alzò la testa e lentamente ispezionò il luogo intorno a sé; la stanza in cui erano sembrava come l'interno di un castello, con un grande e costoso arredamento e elaborati pezzi d'arte e soprammobili.

- “Dove siamo?”

- “su una nave.”

proprio vicino a lei, il giovane uomo stava ancora respirando affannosamente, era sdraiato sulla schiena e teneva gli occhi chiusi. Il paesaggio fuori dalla finestra mostrava l'oceano. Poteva anche vedere il molo.

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Erano davvero dentro una nave e in una cabina completamente differente se comparata a quella in cui era stata e poco a poco s'impensierì che sarebbero potuti essere rimproverati per essere entrati in una stanza per ospiti speciali senza permesso.
- “Scusami, ma noi...”-

-“ scusa, ma potresti lasciarmi riposare un po'.... ho passato il mio limite....” - mormorando quelle ultime parole, chiuse gli occhi e poco importava quante volte Lydia cercò di svegliarlo, lui non rispose come se fosse andato fuori di sé.
Non c'era niente che potesse fare, quindi Lydia si alzò da sé. Non le venne in mente nient'altro che controllare l'interno della stanza. C'era un salotto spazioso, tre camere da letto, un ufficio, una stanza da bagno e una doccia.

meraviglioso......, chi poteva immaginare che una stanza del genere potesse esserci su una nave.”

Non lasciò la stanza, perché non voleva che l'equipaggio della nave la trovasse e per la paura che Huxley e i suoi uomini fossero ancora sulle loro tracce.
- “Questo odora di pesce.” - era la voce di Nico. Guardò il grande quadro appeso alla parete, contraendo i baffi.

- “chi è quell'uomo?”-

- “Chi lo sa, ci ha salvato dall'essere ingannati”-

-“non lo so. Potremmo essere ingannati da lui.” -

Potremmo?” I muscoli di Lydia si tesero e tremarono. Ma non c'era dubbio che l'uomo che si chiamava Huxley fosse sospetto.
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Come assistente che lavorava per un'università non c'era ragione che potesse convincerla del bisogno di avere quei grossi uomini come bodyguard nella stessa stanza.

- “Credo che dovremmo sentire la storia anche dal suo punto di vista”- disse sedendosi sul divano cucito in pelle. Appoggiandosi sulla soffice seta dei cuscini come se fossero un letto di piume, Lydia sentì il torpore del sonno pervaderla.
- “Hey, svegliati, Lydia” -

Sentì il ciuffo della coda di Nico sfiorarle la guancia, si sgranchì la schiena. Sembrò che un po' di tempo era passato, il cielo aveva cominciato a tramontare e la stanza buia era illuminata solamente da una lampada a olio.

Sul tappeto non c'era nessuna traccia dell'uomo che stava dormendo e invece lo vide attraverso la porta aperta del bagno. I loro occhi s'incontrarono nel riflesso dello specchio. Gli occhi di Lydia si spalancarono. I capelli di lui che erano stati marroni e scarmigliati ora erano di un oro scintillante. Sembrava essersi rasato la barba e le sorrise di rimando mentre si passò le dita tra i capelli, il suo fascino lo fece sembrare tutt'altra persona.

- “Sei sveglia. Il tuo viso dormiente era davvero adorabile” - “...Uh.” -
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- “Se il tuo gatto non mi avesse sibilato contro, avrei voluto starti a guardare più a lungo.” -

Nico di sedette su uno dei cuscini, guardando dall'altra parte fingendo ignoranza, grattandosi l'orecchio con una delle sue zampe posteriori. Normalmente avrebbe detto che non avrebbe voluto comportarsi come un gatto.

- “Cosa più importante, i tuoi capelli” -

- “Oh, gli avevo tinti. Se avessi tenuto il mio colore normale avrebbe risaltato. Ma d'altra parte ho finito col farmi scoprire dai suoi compagni.” -
Si asciugò i capelli bagnati con nonchalant. Gli occhi che sbirciavano attraverso la lucentezza dei suoi capelli color oro erano gli stessi occhi color malva cinerea.

Stando ancora in quel punto, disgustosamente si tolse la camicia sporca e logora.

- “Siete in presenza di una donna, Milord.” - chi aveva detto quelle parole era un ragazzo dalla carnagione scura. Intuì che dovesse avere all'incirca la sua stessa età. Ma per questo sembrò eccessivamente calmo e composto, un servitore strano che non fece nemmeno un flebile sorriso.

Ma, aspettate, servo? E Milord?”

- “Oh, scusami. Credo che la mia testa non si sia ancora adeguata abbastanza per questa situazione.” - il giovane servitore lo assisté nel mettersi i nuovi capi che aveva portato con sé, ma aveva notato le ferite.

- “Milord siete ferito...” - “Sono solo graffi. Si copriranno quando mi sarò vestito, dunque mi limiterò a cambiarmi così com'è” - disse, ponendo le sue mani sulle spalle del servitore.
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- “non essere preoccupato per questo, Raven. Non c'è bisogno di uccidere qualcuno per questo.” -

Uccidere? Lydia inarcò le sue sopracciglia marroni sentendo un'inquietante conversazione. Anche se era uno scherzo, non era divertente.

- “Sì, Milord”- rispose il servitore. Ma la sua espressione non era una di quelle divertite per una battuta o una di quelle che rimuginavano se doveva uccidere veramente chi aveva danneggiato il suo padrone. Solo allacciò velocemente con le sue dita, i bottoni della camicia.
- “ Ma ero preoccupato che non ce l'avreste fatta in tempo”- disse il suo servitore.

- “Tutto è andato come è stato pianificato, Raven. Mi piacerebbe farti conoscere Miss Carlton.”-

-“aspetta, come sai il mio nome....”- interruppe Lydia.

- “I compagni di Huxley stavano cercando una giovane donna di nome Lydia Carlton. È chiaro che sia tu” -

Poi fermò improvvisamente il suo servo con una mano come se avesse ricordato qualcosa e camminò verso Lydia.

- “Scusami, non mi sono presentato, Milady. Io sono il conte Edgar Ashenbert. È un piacere fare la tua conoscenza.”- le prese la mano e baciò con leggerezza le dita.
Lei lo guardò con gli occhi spalancati a cui lui rispose con un sorrisetto divertito. Lydia tornò alla realtà e scostò la mano da quella di lui.

- “C-conte? Tu? …. non ci credo. Devo andare a Londra. Se adesso vuoi scusarmi.”-
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- “Sei in ritardo. La nave ha già lasciato il porto.”- “Cosa?!”- balzò verso la finestra ed era abbastanza sicura, il porto era un puntino lontano in lontananza.

- “ che cosa vuol dire ciò? Questo è un rapimento! E ho lasciato il mio bagaglio sull'altra nave e ho fatto cadere la mia borsa e non ho un soldo e siamo su questa nave senza il biglietto saremo catturati come passeggeri clandestini!” -

- “Sono scioccato che tu pensi a me in questa maniera. Ho promesso che ti avrei scortata a Londra. Una volta che avremo finito con gli affari avrò cura di tutte le tue esigenze. E non preoccuparti, questa è la mia cabina, ho anche il tuo biglietto.”-

-“Quindi avevi l'intenzione di farmi imbarcare su questa nave dall'inizio? Così essere catturato da Mr. Huxley è stata solo una messinscena?”-

-“Quello era reale. Non ho piacere nel tagliarmi solo per fare scena”-

Infatti c'erano dei tagli sui suoi polsi e sul collo. Una volta che vide quelle vivide cicatrici, Lydia perdette la forza di maltrattarlo.

-“Comunque!”-

-“essere catturato sembrava l'unico modo per incontrarti. Non sapevo nemmeno come fosse il tuo volto o la tua descrizione.”- spiegò Edgar.
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Questo voleva dire che si era fatto catturare apposta?

- “Allora... non c'era motivo di tingerti i capelli.” - “Oh, quello, quello era perché non pensassero che avessi l'intenzione di farmi catturare.” -

Lydia si sentì stordita, come se stesse per svenire. Completamente confusa, aveva dimenticato di chiedergli l'importante questione di quale fosse il suo obbiettivo.

- “Raven che ore sono?” - “quasi le sette in punto”- “dobbiamo affrettarci. Oh sì, dovresti vestirti anche tu. Siamo stati invitati a unirci al tavolo del Marchese e della Marchesa Eugen. Sono nobili di Danimarca e quelli che mi hanno invitato su questa nave. Senza, non puoi imbarcarti senza una rispettoso invito”-

Una nave su cui lui poteva portare Lydia ma su cui Huxley e i suoi compari non potevano mettere piede. Non c'era altra possibilità che fosse una “coincidenza” essere invitati su una nave ormeggiata a quel porto con una tempistica perfetta.

Doveva aver tenuto d'occhio questa nave dall'inizio ed essersi avvicinato al Marchese e alla Marchesa e doveva aver negoziare lui stesso.

Cominciò a tremare al pensiero che forse era stata catturata da un uomo estremamente pericoloso.

- “Non starai scherzando, Mister ...” -

-“Per favore, chiamami Edagr Lydia.” -
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Non prestando conto a Lydia che gli aveva lanciato un occhiataccia, lui continuò ad essere di buon umore.

- “Dov'è Ermine? Dille di prendere un vestito per Miss Carlton.”-

- “Sì, ce l'ho già, Milord. Raven, quella cravatta non sta bene con il colore dei polsini. Usa questa invece.”- la persona che era entrata con un vestito e una cravatta appoggiata sul suo braccio era una donna vestita in un completo da uomo. Indossava dei pantaloni che si adattavano perfettamente attorno alla sua vita e una giacca nera proprio come il giovane servitore.

I suoi capelli erano corti, che le toccavano appena le spalle e siccome non aveva cercato di nascondere le curve del suo corpo, tutti potevano dire ad una prima occhiata che era una donna.

Lydia si chiese se anche lei era fosse una sua serva.

- “Milord, quale preferite”- chiese.

- “Beh, mi sta bene quello che tu scegli. Comunque, Ermine, quel vestito non è di mio gusto.”-

-“non è come se voi Milord doveste essere quello che dovrà indossarlo.” -

- “Lo so, ma vorrei che sul davanti fosse un po' più scollato.”-

- “Non c'è bisogno di volgarità al tavolo. Questo starà perfettamente a Milady”- dichiarò Ermine. Anche se era una serva, sembrava che avesse un rapporto molto amichevole con lui.

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Portata in camera da letto, Lydia fu aiutata a spogliarsi.

- “Um, posso farlo da sola”- mormorò Lydia che non era abituata ad essere assistita nel vestirsi.

Tuttavia finì con l'avere bisogno di tutto l'aiuto che poteva avere, perché l'abito, troppo formale, non era in grado di indossarlo da sola.

Dovette essere spogliata delle sue vesti abituali e mettere un nuovo corsetto e crinolina e si mise accuratamente il vestito, facendo attenzione a non rovinare i soffici nastri, pizzi e perle che l'adornavano.
- “Ora, acconciamo i tuoi capelli”-

Le sembra di essere trattata come una bambina piccola.
Con Lydia seduta su una sedia di fronte a uno specchio, la bella Ermine le sorrise; lei era un seducente oggetto del creato, qualcuno il cui sorriso non faceva sentire inferiore gli altri, solamente affascinati da un solo suo sguardo. Il suo viso era impostato, fermamente deciso e risoluto, ma lei non era affatto mascolina.

Anche i capelli corti, che mostravano il suo disinteresse verso li altri tipi più lusinghieri, non indebolivano la sua femminilità.

La sua pelle bianca, immacolata e liscia, i suoi capelli e gli occhi erano vicino al nero, sul castano scuro, le sopracciglia erano affilate e le sue labbra rosse, come petali di fiore, erano assolutamente seducenti.
Lydia guardò il suo riflesso nello specchio; era una ragazza cui nessuno avrebbe osato dire di avere una bella carnagione chiara e i suoi capelli erano bruno rossastri per nulla accattivanti e i suoi occhi di un verde-giallo, erano così fuori dal comune che rendevano nervose le persone, impaurite a volte. Gli occhi e il naso erano piacevolmente proporzionati e solo suo padre l'avrebbe definita bella, ma grazie al suo carattere impaziente, le davano solo un aspetto più severo.
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In più lei era “stravagante”, per cui nessuno l'aveva mai considerata come una donna.

Capiva che tenendo sciolti i suoi lunghi e voluminosi capelli, anche se era già una diciassettenne, era infantile, ma non riusciva a intrecciare o a mettere i capelli in un modo in cui fossero carini abbastanza e poi a nessuno importava. Quindi alla fine l'unica acconciatura che Lydia sapeva fare era una treccia.

- “Ermine, è ora.”- disse una voce da dietro la porta.”

- “ Subito Milord, abbiamo finito”-

Mentre era occupata a distrarsi vide nello specchio che c'era un'irriconoscibile donna raffinata, vestita elegantemente che la stava guardando. Ma questo durante la breve sbirciatina che le fu concessa prima che fosse trascinata via dalla sedia e portata fuori.

- “meraviglioso, sembri molto più bella.”-

- “Smettila di scherzare”-

- “Perché? Penso anche che se sorridessi potresti sembrare anche più adorabile”-

- “Perché dovrei sorridere?”-

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- “Per me.”-

Che problemi ha questa persona.” Lydia non nascose l'assurdità nella sua espressione-

- “... adesso che ci penso non c'è alcun bisogno per me di accompagnarti alla cena” -

- “Beh, non hai fame?”- chiese con nonchalant.

Quello era vero. Aveva mangiato solo un pezzo di pane venduto all'area d'attesa della stazione a mezzogiorno.

- “Voglio dire, sarebbe molto più rilassante se mangiassi da sola.”-

- “Sarebbe un peccato perché non ci sarebbe l'opportunità per me di esibirti”-

- “Eh? Non sono il tuo accessorio.”-

- “Ma certo che no, tu sei l'attrazione principale. Io sono qui solo per aiutarti. Ti garantisco che gli piacerai. Ci sono dei momenti in cui un accompagnatore può abbassare il valore di una donna, ma se tutto va bene, saremo in grado di mostrarci l'un 'altro in modo molto più accattivante.” -

Quindi alla fine è solo per il tuo bene.”

Anche se voleva ribellarglisi contro, fu condotta attraverso la nave e portata davanti alla porta della sala da pranzo.

Il portiere fece un rispettoso inchino e aprì la porta. Fu condotta dall'esperienza di lui ma sua donna costrinse Lydia ad andare per prima.

- “Come ho detto, Lydia da questo momento sarai tu a mettermi in mostra. Ricordatelo.” -

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Questa era una cosa piuttosto arrogante da dire.

Ma non stava bluffando.

Nella sala grande un'onda di musica d'orchestra gli accolse. Un lampadario brillava sopra di loro, l'argenteria splendeva e i gioielli indossati dalle nobildonne scintillavano. Su diversi tavoli c'erano scoppi di risa. Lydia si guardò attorno nervosamente mentre fu condotta facilmente da Edgar, che era senza dubbio il perfetto elegante nobiluomo.

Quando si era vestito con quegli abiti sporchi, la sua magra figura lo aveva fatto apparire stanco e debole, ma una volta che aveva indossato la costosa e aderente giacca da sera sembrò lontano dalla preoccupazione o dalla lotta, questo si abbinava perfettamente alla sua elegante presenza.
L'alto colletto bianco era stato alzato e legato con una cravatta a cascata. L'asola era di un viola molto scuro.

I suoi lineamenti facciali mostravano sia acume che dolcezza e i suoi brillanti capelli color oro erano veramente le caratteristiche ideali di un nobiluomo che non tutti sarebbero riusciti ad incontrare con facilità.

Quello che Lydia percepiva doveva essere lo stesso pensiero di chiunque avrebbe fatto incontrandolo.

Come giovane Conte, Edgar abbagliava, non solo gli attempati Marchesi marito e moglie, ma anche gli altri membri del tavolo che avevano dei nomi dai suoni stravaganti.

E lo stesso per Lydia, che fu introdotta come sua amica, non doveva prestare lor nessun altra attenzione, ma le era stato permesso solo di godere silenziosamente dei piatti che erano stati posti sul tavolo.

In accordo con la storia di Edgar, Lydia era cresciuta a Edimburgo con i suoi nonni, ed era una rispettabile giovane donna che offriva i suoi sforzi per opere di beneficenza ed era in viaggio per Leeds per presenziare al matrimonio di un amico d'infanzia.
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Il suo severo padre non avrebbe permesso a una giovane donna di andare per un breve viaggio, ma apparentemente dopo che Edgar si era offerto di accompagnarla e di riportarla indietro, aveva alla fine accettato. Era sconcertante come tutto ciò gli uscisse fuori.

- “Sono davvero colpita. Il conte è davvero caro con i suoi amici.”-

- “Se è per vincere l'attenzione di un amica bellissima, allora chiunque sarebbe desideroso di offrirsi. Non è vero Milord?”

- “Sono contento che abbiate capito. Ma sfortunatamente lei mi ha permesso solo di esserle amico per tutto questo tempo.”-

Ci siamo conosciuti solo oggi.

Ma lo spettacolo di sincerità del giovane uomo fu in grado di vincere una positiva impressione da parte dei coniugi Marchesi che stavano fissando il Conte come se fosse loro nipote e l'altro gruppo di persone mature come se fosse un puro ragazzo dall'apparenza di bambino.

- “Beh, di certo è uno spreco”- disse una delle donne.

- “una crociera è una buona occasione per scappare dalle vecchie abitudini, se si è sull'acqua qualunque tipo di ragazza sentirebbe il romanticismo, non pensate, giovane donna?

- “E' proprio così, Lydia”- disse Edgar.

Sentirsi rivolgere da quelle così dolci voci, era un qualcosa di nuovo e strano per lei, dal momento che si sentiva veramente accettata calorosamente fra loro.

- “... non saprei.”-

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Era abbastanza soddisfacente, ma per metà era frustrante, ma Lydia rispose amichevolmente, a cui lui replicò con una triste scrollata di spalle.

Doveva ben essere consapevole che questo andava a raccogliere ancor di più la calorosa simpatia delle persone che erano attorno a loro.

- “essendo in una posizione di fiducia da parte di suo padre, è una sfortuna che non possa corteggiarla oltre”- lei era vista come una ragazza sobria e riservata che era ambita dal bello e giovane conte. Edgar aveva presentato Lydia come se fosse una santa.

Quindi questo era quello che voleva dire per “metterlo in mostra”.

Per il solo sedergli accanto, ricevette gli invidiosi sguardi fissi delle giovani donne e figlie degli altri tavoli. Ma ciò era di poco conto per Lydia. Anche se la situazione era piacevole e confortevole, Edgar ovviamente non era un suo amico; era tutta una finzione, come se lei fosse stata abbellita da gioielli falsi.

Poi, qual era lo scopo di Edgar nel trasformarla in una sua finta amica. Sembrò che stesse giocando, ma se questo era un gioco si era messo sulla scacchiera come una delle pedine.

Un essere inutile e senza senso una volta fuori da essa.

Era vero che era un Conte?

- “ Oh, adesso che ci penso, Conte Ashenbert, ho sentito che eravate il discendente di un nobile, il leggendario Cavaliere Blu.”- chi aveva fatto la domanda era l'uomo seduto su un angolo del tavolo. Era uno di quelli che era stato proprio adesso immerso in un acceso dibattito su Chaucer.

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- “Dire famoso sarebbe un'esagerazione. Per la maggior parte degli inglesi, il Conte Cavaliere Blu è solo un personaggio immaginario come Amleto. E nemmeno famoso come lui.”-

- “Oh, quindi il Conte Cavaliere Blu è veramente esistito? Ho letto il libro di F. Brown e certamente era un racconto magnifico.”- era ovvio che anche Lydia sapesse sulla storia del Conte Cavaliere Blu. Sorpresa di sentire la inaspettata notizia che Edgar fosse il suo discendente, incuriosita inclinò l'orecchio per sentire la loro conversazione.
L'esperto espresse la sua interpretazione della lettura alla nobildonna curiosa.
- “sì, signora. Il modello del personaggio fu un cavaliere che promise la sua lealtà a Edward I. Condusse l'attacco contro i crociati assieme al re quando lui era ancora un principe ereditario. Disse che proveniva dal mondo delle fate e raccontava di varie storie avventurose su terre straniere che affascinavano tutti... lo scritto di Brown descrive il lavoro dei servitori fatati del Conte Cavaliere Blu come affidabili e disponibili, ed è stato completato come un misterioso romanzo di fantasia.

Ma a parte i servitori fatati c'era anche un consigliere che Edward I chiamava Lord Cavaliere Blu.” -

Edgar rimase in silenzio, sorridendo dolcemente e annuendo, lasciando gli scolari parlare a suo piacimento.

- “E' vero che al Lord Cavaliere Blu sia stato concesso il titolo di Conte d'Inghilterra da Edward I. Non pensate anche voi che essendo il governatore del immaginaria terra delle fate rifletta il tipico humor inglese?”
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- “Vi sbagliate. Il Lord Cavaliere Blu era veramente il signore di tutte le fate buone.”- Lydia non poté fermarsi dal dire la sua verità. Tutti gli occhi si fissarono su di lei, non poteva stare in silenzio dopo essere stata offesa dalla storia di quel scolaro.

- “Um … perché, signori, se voi dite di credere nell'esistenza del Lord Cavaliere Blu, allora perché decidete arbitrariamente che il mondo delle fate sia uno scherzo? Entrambe le storie sono state tramandate insieme, è sbagliato dire che una sia vera e l'altra sia un'invenzione.”

- “Giovane donna, la parte sulle fate è troppo assurda ma siccome esistono documenti che dichiarano che un titolo fu dato al Lord Cavaliere Blu, non c'è dubbio sulla sua esistenza.”-

- “Sì, certo. Ma su quelle carte dovrebbe essere scritto sul Lord Cavaliere Blu con il suo altro nome, cioè Conte di Ibrazel. In gaelico, Ibrazel vuol dire leggendaria terra fatata oltre il mare. Ponendolo come vero. Credete che le persone dei tempi passati credessero alla terra delle fate come una fantasia?
Edgar sorrise dolcemente. “Mi aveva aiutato?”
Gli occhi del gruppo che stavano guardando Lydia in modo scettico, si ripresero velocemente.

- “E' vero, la gente in passato non sembrava non credere nell'esistenza di fate o demoni. Anche Edward I doveva averci creduto. Perciò mi piacerebbe chiedere al Conte stesso: avete un vostro feudo nel paese delle fate?”-
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- “Certo, mi è stato passato dal Conte precedente.”- rispondendo con disinvoltura in quel modo, loro accettarono la risposta come semplice senso dell'humor britannico.

- “Oh, mi piacerebbe molto farci una visita”-

- “La regola della famiglia è che l'unica persona che mi è permesso portare è solo mia moglie.”

- “Oh cielo, se una donna fosse persuasa da ciò, allora capirei capire come Ms. Carlton non vorrebbe credere nella terra delle fate.”-
- “Quindi questo vuol dire che posso ancora sperare un po'?”- Edgar lanciò un'occhiata verso Lydia con occhi caldi e rassicuranti.

Era una conversazione che era stata cominciata come uno scherzo dall'inizio. Ma era in uno strano momento dopo nessuno negava l'esistenza delle fate.
Come un piccolo gioco di finzione.

Con solo un piccolo aiuto dell'arte della conversazione di Edgar, Lydia non era stata presa in giro o guardata con occhi condiscendenti.

I suoi opachi capelli bruno rossastri che non riusciva a farsi piacere, erano invidiati e avevano ricevuto complimenti sul come non s'increspavano e i suoi occhi verdi che le davano il look di una strega o di una vamp erano stati comparati a quelli del peridoto.

Cominciò a sentirsi intossicata da quel brio d'alta società, lo scintillio del candelabro e l'odori dei profumi. Lydia pensò distrattamente all'umano signore delle fate, il discendente del Conte Cavaliere Blu che forse si sarebbe immedesimato in lei e l'avrebbe accettata.
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- “Mi sento come se avessi sentito una vita intera di lodi”.- Mormorò Lydia rinfrescandosi con la brezza del vento. Il mare era scuro e niente si riusciva a vedere. Una bianca nebbiolina uscì fuori dalla nave e galleggiò verso l'alto e andò a coprire la Luna.

- “Questo è assolutamente ridicolo, quegli schifosi servitori, mi hanno servito il latte in una ciotola. Cosa sono io, un gatto!?”- Nico, un gatto dal pelo grigio , incurante che qualcuno l'avrebbe visto, stava seduto arrogantemente su una sedia del ponte, trangugiando un po' di scotch. Accanto a lui c'era un contorno di pesce fritto.

- “ Lydia potresti fare in modo di dirgli di portarmi un pasto decente domani mattina, voglio pancakes, bacon e del té al latte caldo.”-

- “Diglielo da solo, puoi parlare benissimo.”- fece un fastidioso gesto d'impazienza.

- “Anche se dicessi qualcosa, un umano normale farebbe finta di non aver sentito”- beh, nessuno vorrebbe ammettere che un gatto possa parlare.

- “Allora, qual'è l'obbiettivo di quell'uomo?”-

- “Non gliel'ho ancora chiesto. Ma ha affermato di essere il discendente del Conte Cavaliere Blu. Magari è qualcosa che è collegato a ciò.”-
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- “Il Conte Cavaliere Blu …., se ricordo, non era quella leggenda sull'avere il dominio sul paese delle fate? Il che vuol dire che il Lord Conte vuole il tuo aiuto come dottore delle fate.”-
Poteva voler dire che lui forse già sapeva che Lydia si appellava come dottore delle fate?
Ma con la testa appena lucida dal giramento provocatole dall'alcol, non riusciva a pensare a lui come il signore del mondo delle fate e qualcuno che la capiva. Sembrava più una persona pratica, un tipo tattico. - “Ma, hey, penso ancora che sarebbe meglio se non fossimo coinvolti. Quell'uomo Huxley e il Lord Conte stanno combattendo tra di loro, giusto?
Gli hai visti entrambi, pretendere di essere dei seduttori o qualcosa del genere! Al loro livello è solo qualcosa di imbarazzante.”-
- “Penso che Edgar sia in realtà abbastanza bello.”-
- “Grazie”- la voce che proveniva da dietro era della persona in questione. Aveva detto la sua opinione senza averci pensato sul serio, ma non aveva immaginato che sarebbe stata ascoltata da lui, perciò Lydia non riuscì a non arrossire.
- “Uh, no, quello era, stato semplicemente esperimento l'opinione generale! Quindi è una cosa completamente se ho delle buone opinioni su di te o altro!”
- “Sì, certamente. Sono la persona che ti ha costretto a imbarcarti su questa nave, perciò non tengo nessuna speranza che potrebbe essere semplice che tu mi apra il tuo cuore. Ma comunque, con chi stavi parlando?”-
- “Eh? …... beh, era”-
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Guardò furtivamente Nico. Si era già raggomitolato come un gatto.
- “E' strano? Che parli con il mio gatto.”- a Lydia rimase solo di assumere un atteggiamento di sfida.
- “Perché? Penso che sa meraviglioso che tu possa comunicare i tuoi sentimenti ad un animale.”-
Non c'è possibilità che tu la possa pensare in questo modo. Ma ancora una volta, Edgar non mostrò la minima traccia di scherno nella sua espressione.
Solo che aveva notato il bicchiere di scotch che stava sul sedia del ponte dove Nico si era posato.
-“Ti sei presa un altro drink? Dopo tutto ti sei stancata?”-
Avevo detto che ero solo un po' stordita e quindi sarei andata a prendere un po' d'aria fresca e ho lasciato il tavolo, ma quando lui mi parlò in questo modo mi fece sembrare un'ubriacona
Diventando imbarazzata e furiosa con Nico che stava ancora facendo finta di niente, la collera di Lydia scoppiò e sbottò: “non, non ero io, era Nico che stava bevendo. Beve quando vuole, non ha delle buone maniere e ha un cattivo comportamento, e soprattutto è un gatto esigente a cui piacciono le cravatte e le giacche lucide.

E si lamenta che non può bere latte da una ciotola e che vuole pancake e bacon e té al latte per colazione, dice stupidaggini come questo tutto il tempo!”-

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Come ci si aspetterebbe, Edgar stava guardando Lydia con stupore.
Lo sapevo, anche per qualcuno come lui che dice di essere il discendente del Lord Cavaliere Blu, sono solo un'eccentrica pazza. Notando ciò, lei sospirò.
- “Se è divertente, puoi ridere sai. Non so cosa tu vuoi che io faccia, ma come vedi io sono strana. Solo lasciamo andare via al prossimo porto ...” - Lydia si fermò a metà della frase perché improvvisamente lui le si era avvicinato.
Con i suoi occhi color malva cenere, con calmò guardò verso di lei. Erano così vicini chi poteva vedere chiaramente le sue bionde ciglia con solo la luce della lampada.
- “Cos... cosa c'è?”-
- “Mi era stato detto che i dottori delle fate possono vedere quello che gli altri non possono, sentire ciò altri non possono sentire. È vero, i tuoi occhi d'un verde chiaro possano vedere attraverso i misteri del mondo.”-
- “Stai decisamente esagerando. Non sono proprio un granché”
- “No, se si mettono in luce, le tue iridi risplendono come fiori d'oro. Ti fanno apparire ancor più mistica.”-
Quella parte degli occhi era quella che faceva dire agli altri che lei fosse una strega, ma essere complimentata per loro per la prima volta, onestamente la fece sbilanciare.
- “... Soprattutto, sei veramente il discendete del Lord Cavaliere Blu? Quindi non vorrebbe dire che anche tu puoi vedere le fate? Se non è così non sarai in grado di andare alla tua terra.”-

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- “E' così. Ma le abilità dei miei antenati di attraversare i mondi e il potere di parlare con le fate è andato sbiadendosi ad ogni generazione. L'unica cosa che ho ereditato è il titolo di Conte. Mio padre e mio nonno e quello ancor prima, tutti loro hanno viaggiato per il mondo e vissuto all'estero. Infine sono tornato il Inghilterra, ma anche se volevo salutare Sua Regale Altezza, non avevo la spada ingioiellata che ci era stata consegnata da Edward I, quella è l'unica mia prova per diventare il Conte Cavaliere Blu.”- Parlando aveva accorciato la distanza tra di loro e Lydia era stata costretta ad arretrare.

- “Spada, ingi- ingioiellata?”

- “Julius Ashenbert, il Conte della mia famiglia di 300 anni fa, la nascose in una delle sue terre e partì per un lungo viaggio e poi morì. Il luogo segreto lo si può trovare solo risolvendo un'enigma, che è protetto dalle fate è ciò che mi è stato riferito e per ottenere la risposata ci sono diversi passaggi fatati da compiere,

perciò per qualcuno come me che non è nato con quei poteri è del tutto incomprensibile.
- “La terra di cui parli si tratta del Regno delle Fate?”
- “La mia famiglia possiede terre e castelli anche nel mondo degli umani. Terre ceduteci insieme alla nostra nobiltà, altre dateci come ringraziamento per i nostri servigi e alcune che ci hanno dato altri.”
- “Ec, ecco perché hai bisogno di un dottore delle fate...”
- Ma quello non è l'unico problema. Ci sono alcune persone che sono sulle tracce del grande zaffiro che adorna la spada ingioiellata.”

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- “Per alcune persone, intendi il Mr. Huxley di prima?”
- “Proprio così, l'uomo che ha tentato di rapirti. Non sa che quella spada preziosa sia la prova della nobiltà.
Ma anch'io sono alla ricerca della spada perciò è malintenzionato nei miei confronti. Se io dovessi morire la discendenza della famiglia del Conte finirebbe. Ho bisogno di trovarla prima che venga presa per dimostrare la mia posizione nella famiglia del Conte. Lydia mi aiuterai, per favore.”-
Lydia fece un altro passo indietro, ma senti solo l'aria sotto i piedi e perse l'equilibrio.
Sto per cadere. Realizzò che era vicina alle scale.
In quel secondo, il braccio di Edgar le cinsero la schiena e l'afferrarono.

Venne fortemente sorretta e tirata indietro a lui. Lydia istintivamente si aggrappò.
- “Stai attenta, è buio”- disse con un sospiro.
Non era mai stata così vicina ad un uomo, a parte suo padre.

- “L-lasciami”
- “Se lo faccio, cadrai” -
Non poteva fare niente che pensare che lui si stesse divertendo al fatto che lei dovesse aggrapparglisi.
- “ .......Ne ho abbastanza!”-
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Ponendo la sua schiena lontano dalle scale, la lasciò andare lentamente, come se fosse dispiaciuto.
Lydia lo stava fulminando con gli occhi ma lui le restituì un sorriso imperterrito. Doveva pensare che non ci fosse donna da cui non riuscisse ad ottenere quello che voleva.
Quant'era offensivo ciò.
- “A mio parere, non credo che tu sia il vero discendente del Lord Cavaliere Blu. Non ho alcuna intenzione di aiutare un impostore a mettere le mani sul sulla spada ingioiellata del Lord Cavaliere Blu. Quindi io ”
- “Rifiuti? Allora hai intenzione ti ritornare a casa da qui nuotando?”
- “Stai insinuando che mi butterai nell'oceano?”- Nervosamente, Lydia si allontanò da lui e dalla ringhiera.
- “Non oserei, non sono un crudele delinquente. Solo voglio avvertirti. Sarà difficile andare a casa dal prossimo porto o a Londra senza che tu abbia un soldo. Inoltre Huxley e i suoi compagni ti stanno cercando disperatamente in questo momento.”-
Ciò significava che Lydia non aveva scelta in materia.
Non c'era dubbio che stesse venendo minacciata. Pensò che lui fosse veramente un crudele delinquente. Lui fece scivolare fuori una chiave dalla tasca interna del suo cappotto.
- “La tua stanza. Utilizzala come vuoi, è sullo stesso piano della mia, di fronte alla sala”-
Dopo avergliela consegnata, scomparve nel corridoio buio.


Traduzione di Lucyl Kappa Kanwar
 
 




- “Quindi Mr. Gossam. Come posso ringraziarla per la sua ospitalità?"-disse un giovane esile uomo con un sorriso affascinante mentre puntava la pistola verso un vecchio con una barba orgogliosamente tagliata.
- “fermati! Pagherò quanto vuoi!”- supplicò il vecchio con la sua voce stridente, col corpo tremante legato ad una sedia.
- “Com'è generoso da parte tua. Vorrei chiederti un'ultima cosa, dove posso mettere le mani sul leggendario zaffiro, la 'stella dei Merrow'?"
- “E' solo una leggenda, è spuntata fuori in una storia, non esiste”- rispose il vecchio il cui nome era Gossam.
Il giovane fece un passo indietro, con ancora la pistola nella sua mano e lentamente scrutò la stanza.
- “E io che avevo preparato per te questo speciale palcoscenico, proprio per questa occasione, ma tu non sei nemmeno in grado di farmi divertire"-
Gossam era legato ad una grande sedia bianca. Erano in un laboratorio che aveva usato quando faceva lo psicologo.
La stanza era ammobiliata da armadietti pieni di beaker in cui aveva messo cervelli umani.
Per tutto quel tempo era stato Gossam quello che aveva osservato dall'alto in basso il soggetto umano legato a quella sedia, ma ora le cose si erano capovolte.
Quel giovane ragazzo avrebbe dovuto servirgli per il suo prossimo esperimento, ma ora era lui che aveva un'arma in mano, lo vide scorrere le dita sui bisturi appoggiati sul tavolo.
Gossam non sapeva nulla sul passato di quel ragazzo e questo gli aveva fatto pensare che fosse un altro inutile, non voluto scarto della società.
Gossam non conosceva il passato nascosto di quel ragazzo, i suoi gesti erano aggraziati anche se i suoi capelli luminosi erano spettinati e portava abiti laceri, era così elegante in tutti i suoi movimenti come quando scorse le lunghe dita sui beaker e lentamente attraversò la stanza.
Si fermò e si girò davanti al viso di Gossam con un potente, silenzioso sguardo tanto che il vecchio si incollò alla sedia come sotto una presenza superiore.
Non era solo un ratto uscito dalla fogna, il ragazzo che gli stava di fronte era un potente predatore che alla fine aveva mostrato la sua letalità.
Quella creatura esaminò quanto debole fosse la preda e lentamente girò intorno a Gossam e poi alzò di nuovo la pistola.
Gli fece un sorriso perfetto che normalmente avrebbe affascinato chiunque ma che fece tremare disperatamente Gossam.
Nel perfetto inglese King, il giovane parlò a Gossam con una voce così cupa che sembrava la morte in persona:
signore, dovrò andare via presto. È una sfortuna che la spada dei Merrow non esista. Scommetto che questa è l'ultima volta che ti vedrò”- pose un dito sul grilletto.
- “aspetta, aspetta!”- urlò Gossam.

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Non era la paura della morte che fece confessare Gossam quello che sapeva. Era una minacciosa sensazione che anche dopo la sua morte, il demone nascosto dentro quell'uomo lo avrebbe seguito per essere sicuro che cadesse nel fondo più profondo dell'inferno.
- “l'unico che potrebbe sapere se il gioiello è veramente una leggenda o meno è un dottore le fate! Poiché, beh, si dice che le fate siano le uniche hanno la chiave per esso, quindi solo uno specialista delle fate potrebbe sapere come trovarlo!” -
- “uno specialista in fate? Se è un mistico impostore, non ce ne sono già abbastanza nella città di Londra?” -
- “la domanda per i dottori delle fate si è impoverita in questi giorni. Ce n'è a stento qualcuno rimasto nella periferia della Scozia e del Galles, ma sono tutti vecchi e chi più chi meno ha un piede dentro la fossa. Ovviamente lo farebbero; ma oggigiorno gli unici a credere nelle fate sono i bambini.” -
- “Ma stai dicendo che questa conoscenza, che è solo per i bambini, è quello che ci serve?”-
-“sì, quando si tratta di Merrow, pixies, silkies o altro, sono gli unici che potrebbero sapere se esistono veramente. Chi altro potrebbe? Nondimeno, è un dottore delle fate che sa tutto quando si tratta di fate”.-
- “quindi, chi è qualificato per questa caccia al tesoro? Hai detto che tutti loro non sono più giovani ma ti rispetto abbastanza per sapere che hai gestito tutto e scovato qualcuno, un dottore delle fate, perfetto per il lavoro, ho ragione?”-
Gossam vide che il giovane uomo aveva già scrutato dentro di lui per cui cedette.


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- “sì ne ho trovato uno. In una città vicino a Edinburgo, in Scozia....”-
Il giovane uomo sospirò soavemente come se stesse sentendo un'amante perduto da tempo e sorrise raggiante appena ascoltò. Lentamente la pistola si abbassò e Gossam tirò un sospiro di sollievo. Ma nell'istante seguente uno sparo riecheggiò da quel laboratorio oscuro.


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Qualunque domanda riguardo alle fate è benvoluta”
Dottore delle fate, Lydia Carlton.
Un'insegna di fronte alla casa, scritta in quel messaggio era un invito alle risate dei passanti di oggi, ancora una volta.
- “Mamma, le fate esistono davvero?”- chiese un bambino alla madre mentre stavano passando.
- “è solo una storiella. Certo che non esistono”.
- “No, sono reali!”- interruppe Lydia, saltando fuori da un cespuglio spaventando madre e figlio durante la loro conversazione.
- “Le fate sono reali, anche se non ne hai vista una prima. Per provarlo, prima di andare a dormire, metti una tazza di latte sul davanzale e i brownie verranno a farti visita”.
Sorrise al ragazzo ma la madre gli afferrò il braccio e lo trascinò via. Dopo aver lanciato uno sguardo furente alla ragazza, sparì dalla sua vista.
Lydia guardò la madre e il figlio scattare via mentre lei poggiò la testa sul braccio, immaginando a come sarebbe stata chiamata “anormale”, “pazza”.
- “Lydia, è inutile, per quante volte tu lo ripeta, qualcuno che non ha mai visto le fate non le vedrà mai”. I non credenti non ci crederanno nemmeno se fossero colpiti sulla testa da uno di loro. Quindi lascia stare e rilassati” - disse un gatto con un lungo pelo grigio riposando su un ramo d'albero.Questo gatto, che poteva parlare e camminare sulle sue due zampe posteriori, era amico di Lydia. Portava sempre una cravatta e aveva la mania che la sua pelliccia risultasse sempre curata alla perfezione, ma la vista di lui che si stiracchiava per alzarsi e grattarsi intorno all'ombelico agli occhi di Lydia lo faceva sembrare come un vecchio in un vestito da gatto.
- “Hey Nico, credi che ci sia un modo per far capire alle persone che cos'è il lavoro di un dottore delle fate?”-
- “questo è chiedere troppo. Il tempo in cui i dottori delle fate erano dappertutto e a cui si chiedeva di risolvere i giornalieri problemi “fatati” è finito. Siamo nel bel mezzo del 19° secolo oramai”.
- “ma questo non vuol dire che le fate siano scomparse. Vivono ancora proprio accanto alle persone e fanno cose buone e cattive; non credi che sia strano che tutti le ignorino? Solo perché non possono essere viste, perché dovrebbe voler dire che non esistono?”-
Proprio quando era concentrata nel parlare sentì una voce titubante provenire dietro dei cespugli.
- “Mi scusi... uh, consegna della posta ”- disse un giovane nervoso postino, scavalcando il cespuglio con una busta in mano.

Il suo gatto che poteva sparire a piacere era scomparso.
É possibile che gli è sembrato che stessi parlando da sola?!”
- “Uh, non stavo parlando con me. C'era un gatto proprio adesso”.- Lydia cercò di nascondere quello che sembrava un comportamento squilibrato, ma il postino le fece senza successo un sorriso incrinato.
- “No, quello che voglio dire è che non è un gatto normale, lui sa parlare....”- non importa quanto ci provasse, ciò la fece sembrare ancora di più lunatica. Soprattutto notò che delle piccole fate, che dall'aspetto sembravano brownies, stavano giocosamente tuffandosi nella borsa del postino e non poté fermarsi nel gridare: -“smettetela! Cosa state facendo? Smettetela di scherzare con quelle lettere!”- Quando i brownie si dispersero, la borsa che era già piena di lettere finì col farne volare molte sul terreno.
- “Sono terribilmente dispiaciuta, i brownie sono dei terribili burloni.”-
Aiutò a raccogliere le buste e gliele diede. Il postino le accettò cautamente e come se fosse stato in una gara si precipitò giù per la strada.

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-“Ecco, un'altra volta,” - disse emettendo un sospiro deluso.
Dall'altra parte Lydia era conosciuta come Carlton la persona stramba e non aveva amici umani. Questo perché non cercava di nascondere il fatto che poteva vedere e parlare con le fate.
Uscendo allo scoperto per questa cosa e diventando un dottore delle fate voleva usare la sua abilità per aiutare le persone, ma fino a questo punto tutti i suoi tentativi erano falliti.
- “ora, ora, non piangere solo perché hai spaventato il nuovo postino”- disse Nico. Entrò in casa e vide che lui stava seduto su un sofà sfogliando un giornale aperto.
- “è tutta colpa tua sai”- rispose Lydia rabbiosamente.

Non era che lei avesse delle simpatie per il postino, era solo che aveva notato molte donne, che erano più o meno della sua stessa età, avere con lui una piacevole e vivace conversazione. In una piccola città di campagna come quella, in cui difficilmente c'era qualcosa di nuovo solo l'arrivo di un giovane uomo era abbastanza per rendere elettrizzate tutte le ragazze.
Quello che Lydia sperava era che se ci fosse qualcuno che non sapeva delle dicerie su di lei, allora ci sarebbe stata la possibilità che potesse avere una conversazione con qualcuno, come una persona normale, ma adesso come adesso aveva finito col presentarsi come una pazza.

A Lydia non importava che gli altri non la capissero o che si sentisse sola. Quando era piccola, crescendo le fate erano state le sue compagne di gioco e di lotte ma adesso aveva diciassette anni, era una giovane donna che stava raggiungendo l'età per sposarsi.
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Se lei avesse continuato a spaventare scapoli papabili, questo sarebbe diventato un serio problema uno di quei giorni.
- “Hmmm, sembra che ci sia un criminale a piede libero”- disse Nico, cambiando velocemente argomento leggendo il giornale. Lydia voleva mostrare alla gente l'immagine di quel gatto seduto sul sofà, con le gambe accavallate e tenendo il giornale con le sue zampe anteriori. In questo modo, avrebbero realizzato che c'erano cose inspiegabili nel mondo.
- “la residenza dello psicologo Mr. Gossam è stata violata da un ladro che ha causato considerevoli lesioni al proprietario di casa, poi ha rubato una grossa somma di denaro e attualmente è a piede libero.”-

-"Oh mio Dio, perché è un crimine di Londra è sul giornale di un paesino come questo?"-
-"E 'perché è in fuga. Inoltre il figlio della vittima è alla ricerca del criminale e ha messo un premio in denaro. . Si dice che il ladro assomigli a un serial killer che ha ucciso un centinaio di persone in America. La sua età è di circa vent'anni e ha i capelli biondi .... " -

Un ritratto inquietante dell'uomo era stato stampato sulla carta, ma a parte ciò, Lydia notò qualcosa di più importante, una lettera che era stata appena consegnata.
- “Guarda Nico, è una lettera da papà, dice che dovrei venire a Londra. Vuole passare la pasqua con me”-
- “Strano, non è ancora nemmeno Natale”-
Il padre di Lydia era l'unico rimanente della famiglia ed era un professore di mineralogia e attualmente insegnava all'università di Londra.
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Era un po' che non riceveva una lettera dal padre che amava fare ricerche e pensava che fosse il dovere di un gemmologo quello di cercare e classificare ogni specie e creazioni della natura ed era così assorto nei suoi studi che spendeva tutto il suo tempo libero a scovare e collezionare rocce.
- “ci vai? Londra è un posto pericoloso.”-
- “È vero. Ma non c'è nulla di cui preoccuparsi, anche se incontrassi un ladro, non sono ricca abbastanza per essere rapinata.”-
La madre di Lydia era un dottore delle fate. Prima sua madre aveva sposato suo padre, aveva vissuto in un'isola a nord e aiutava le persone della città per i problemi sulle fate e anche se molti anni erano passati dai tempi medievali, aveva vissuto una vita non diversa da quei tempi.

Ma quello era solamente venti anni fa.
Anche se le isole facevano parte di un'enorme impero europeo e ognuna aveva una cultura separata ancora rimanente, Lydia non aveva mai visitato la città natale di sua madre. Sposando suo padre che era uno straniero, le era stato detto che sua madre aveva lasciato l'isola. Anche se fosse andata a visitarla non sarebbe stata accolta. Lydia ricordava poco su sua madre che era morta quando lei era giovane, ma incredibilmente ricordava ancora le storie che le aveva raccontato.
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Conoscendo le differenti specie, ogni loro regola, le caratteristiche delle fate, come comunicare e negoziare con loro, questo era il regalo che Lydia aveva ricevuto dalla madre.
Ecco perché, come la madre, voleva diventare un grande dottore delle fate. Non voleva essere imbarazzata o nascondere il fatto che potesse vedere le fate. Non importava se veniva chiamata “eccentrica”.
Finché le fate esistevano era sicuro che ci sarebbero state persone che avrebbero avuto bisogno dell'aiuto di un dottore delle fate.

Lasciando la casa famigliare alle cure del Goblin della casa, Lydia partì con Nico al porto a prendere una nave diretta alla residenza di suo padre.
Lasciò un messaggio di fronte alla casa con su scritto “chiuso temporaneamente”, sebbene non ci sarebbe stato nessuno che avrebbe sentito la sua mancanza.
C'erano numerosi battelli a vapore ormeggiati al molo, il suolo era coperto da scatole impilate e bagagli di legno e c'era una folla di passeggeri che s'intrecciavano attraverso di essi.  
Il suo programma era di imbarcarsi e partire per Londra.
Nico, come un gatto normale stava sopra la valigia di Lydia.
- “Perché non cammini da te. Sei pesante.”
- “è stancante camminare a quattro zampe”- rispose, miagolando intenzionalmente come un gatto.

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- “Scusatemi, siete voi Miss Carlton?”-
Lydia si fermò al suono del suo nome. Un uomo sconosciuto le sorrise salutandola inclinando il cappello.
- “Come state. Il mio nome è Huxley e sono un conoscente di vostro padre.” -
- “ah, allora siete un collega di mio padre ”-
- “è vero, lavoro come suo assistente all'università. Sono venuto qui oggi per essere accompagnatore della figlia del professore per Londra. Poiché sarebbe molto pericoloso andare a Londra da sola, o no?”-
Parlò cortesemente. Sembrava fosse sulla trentina. Ad una prima impressione, le sembrò un gentiluomo.
- “Papà vi ha fatto venire proprio per accompagnarmi? Beh questo lo ritengo un abuso da parte sua, usare la sua autorità su di voi in questo modo.” -

  - “non c'è bisogno di preoccuparsi. Sono venuto a Edinburgo per lavoro per conto dell'università. Avevo mandato un messaggio a casa vostra, ma sembrava che eravate assente, allora mi sono preoccupato che non saremmo riuscito a incontrarci.”-
Lydia pensò che fosse fortemente premuroso da parte di suo padre. Oltre alla sua ricerca, era disinvolto, rilassato, un tipo di uomo ancora fanciullo, qualcuno che davvero non potrebbe essere che premuroso verso gli altri.
- “Grazie mille, Mr. Huxley. Comunque come sapevate che ero il Carlton che stavate cercando?”

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- “Una lady che viaggia da sola farebbe attirare l'attenzione di chiunque.”- questo era vero. E soprattutto non era così probabile che una giovane donna celibe s'imbarcasse su una nave.
Dall'altra parte, stando in una buona classe sociale e vivendo da sola era inimmaginabile per una signora per bene e questo la etichettava ancor di più come eccentrica, ma era inutile preoccuparsi perché le cameriere non volevano stare in quella casa a lungo.
Le fate che vi risiedevano facevano fracasso la notte.

- “effettivamente sapevo solamente che il colore dei capelli della figlia era di un ruggin...voglio dire erano bruno-rossastri, quindi non ho avuto proprio problemi.”-
Era sembrato che stesse per dire capelli color ruggine, che era il modo in cui i capelli di Lydia erano descritti alle sue spalle su base quotidiana, e questa descrizione le aveva fatto diventare i suoi capelli un complesso, per questo era diventata triste e delusa.
Proprio mentre lui stava per dire che i suoi capelli rugginosi, bruno rossastri erano proprio di quel colore si era sentita un po' a disagio al riguardo.
Forse suo padre gli aveva detto qualcosa. Ovviamente suo padre era qualcuno che non notava piccoli dettagli di cui le donne in procinto di diventare adulte si preoccupavano, quindi era inutile provare a farglielo capire e notare.

Comunque, Lydia ripensò che non ci fosse nulla per cui questo cortese gentiluomo dovesse essere dispiaciuto e quindi sorrise. Anche se lui non era stato qualcuno che aveva elogiato in modo particolarmente gentile i suoi capelli, a questo punto Huxley pensava che Lydia fosse una ragazza normale. Questa era la ragione per la quale la stava trattando come una signora e questo doveva essere sufficiente.

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Ma se avesse sollevato l'argomento sulle fate il suo atteggiamento sarebbe cambiato? Era qualcosa per cui non poteva non essere curiosa.

Magari non avrebbe cambiato espressione, ma avrebbe sicuramente pensato che lei fosse strana. Anticipando ciò Lydia finiva sempre per mantenere una distanza tra sé e gli altri.
Qualunque cosa gli altri pensino, sarò sempre me stessa”, pensò ricomponendosi e porgendogli il suo bagaglio.
Alzò con facilità la valigia che era stata abbastanza pesante per Lydia, e cominciò ad aprire la strada e lei lo seguì, ma Nico dopo essere saltato giù dalla valigia le sussurrò:
- “Hey, hai intenzione di fidarti di lui? È sicuramente strano per il professore essere così ben preparato, anche se è per il tuo bene, non pensi?”-
- “allora quale diavolo sarebbe il suo scopo di incontrarci? Se voleva rapire qualcuno per qualche soldo allora avrebbe mirato qualcuno di più facoltoso, o no? Anche se fossimo il suo bersaglio i nostri risparmi sono usati da papà che è il tipo che spende tutto per le sue ricerche.”-
Nico non sembrò ancora convinto, ma forse non riusciva a trovare nessuna ragione per farle cambiare idea perciò stette zitto. E non c'era niente per cui essere preoccupati, come Huxley andò dritto verso il battello a vapore, Lydia pensava di andare avanti comunque.
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L'unica cosa inaspettata era stata dopo che fu entrata nella stanza.
- “uh, il biglietto non doveva essere per una stanza così bella ”- mormorò Lydia sorpresa. La stanza dove era stata portata era abbastanza spaziosa, ammobiliata bene e sembrava costosa.
- “sì, ma è tutto a posto, il professore ha questa stanza riservata specialmente. Quindi sentitevi libera di usarla. Io sarò nella stanza accanto, perciò di qualsiasi cosa abbiate bisogno, per favore fatemelo sapere” - spiegò Huxley e lasciò la stanza.
Alla fine sembrava che non ci fosse nulla di pericoloso di cui preoccuparsi.
- “visto Nico, ti stavi preoccupando troppo.” - Lidya si buttò sul grande letto imbottito di piume.
- “sembra che c'è ancora del tempo prima della partenza” - appena dopo aver mormorato questo, sentì un rumore innaturale provenire dall'angolo della stanza.
- “..... Cosa?”- il rumore sembrava provenire dall'armadio, si alzò e lentamente si diresse in punta di piedi verso di esso. Quando vi si trovò di fronte alle ante di legno, si allungò con tutto il suo coraggio e le spalancò entrambe.
Vuoto.
Appena fece un sospiro di sollievo sentì l'aria muoversi dietro di sé.
Una figura saltò fuori dall'ombra di una tenda e coprì la bocca di Lydia con la mano, mentre l'afferrò strettamente da dietro.
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Cercò di lottare con tutte le sue forze ma non poteva muoversi. Nico sibilò all'intruso con il pelo rizzato sulla sua schiena, ma era solamente un gatto. Era inutile.

- “aiutami. Ti prego....”- sussurrò lo sconosciuto nell'orecchio di Lydia.

-Aiutami?! Questo è quello che voglio dire io!” pensò lei, cercando ancora di fare resistenza.
- “per favore ascoltami, silenziosamente. Quell'uomo..., l'uomo che ti ha portato qui, è un membro di una banda criminale. Se rimani qui, sarai in grave pericolo.” - sorprendentemente quella voce maschile era calma e fluì con grazia dalle sue labbra.
Aspetta, Huxley è un furfante? Quando Lydia si rilassò, l'intruso doveva aver deciso che lei non avrebbe urlato e liberò la mano dalla sua bocca. Ma ancora teneva forte la presa su di lei.

- “cosa vuoi dire? Chi sei?”-

- “sono stato catturato e confinato da quell'uomo. Sono riuscito a scappare nascondendomi in questa stanza. Finirà col rendersi conto che sono scappato ma anche tu saresti in pericolo. Questo è il motivo per cui ho bisogno del tuo aiuto”-

- “ma questo non ha senso.”.-

- “Non c'è più tempo. Dobbiamo fuggire prima che la nave lasci il porto. Ti spiegherò tutto dopo. Posso solo dirti che devi fidarti di me.”-
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Alla fine Lydia venne rilasciata e si voltò di scatto verso di lui.

Era un uomo snello. I suoi capelli castani erano arruffati e disordinati, aveva barba sul viso, ma andando oltre ai suoi vestiti poveri, il suo viso rivelava che era piuttosto giovane, sui vent'anni. Era ovvio che fosse in uno stato di trascuratezza, ma misteriosamente il viso aveva ancora un'aura attraente su di sé. Il suo sguardo era fisso su Lydia e i suoi dolci occhi color malva cinerea la innervosirono e confusero.
Il sangue tinto dei segni lasciati dalle funi sugli entrambi polsi erano spaventosi e molto più convincenti delle sue parole. C'erano anche alcuni segni sul suo collo come un coltello avesse premuto contro la sua pelle.

- “hai notato che questa stanza è posta alla fine del corridoio? Huxley, beh potrebbe essere il suo alias, ma a meno tu non passi dalla stanza di quell'uomo non potrai andare da nessuna parte. Facendo questo, ha pianificato di tenerti confinata qui. Se esci fuori, i suoi compagni ti terranno d'occhio. C'è una fratellanza di otto compagni e ce ne sono sei di loro sulla nave, ognuno di loro è muscoloso e forte, un gruppo che è buono a usare la forza. Huxley è il più anziano e formano una banda contro la legge. - silenziosamente varcò la porta. -anche se dovessi sgattaiolare fuori, c'è una corda legata alla manopola, non appena la giri è fatta per informare loro nell'altra stanza. È molto probabile che ti farebbero addormentare e farti fuori a qualsiasi prossimo porto.”-
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Guardando da vicino, c'era infatti una scintillante, sottile e trasparente corda connessa al maniglia della porta. Quello era di ciò che aveva bisogno.
Non c'era alcun bisogno per un assistente universitario che diceva di essere stato chiamato da suo padre, di fare qualcosa del genere.
Lydia incrociò le braccia e si mise di fronte all'uomo.

- “allora, come usciamo da qui?”-
Lydia prese un bel respiro quando fu di fronte alla porta della camera di Huxley. Da quando aveva aperto la porta della sua camera, Huxley doveva sapere già che era uscita fuori. Poteva aver anche messo un orecchio sulla porta che stava in mezzo a loro.

Allora bussò alla porta di fronte a lei. Dopo un piccolo istante, Huxley mise la testa fuori.
- “qual'è il problema, Miss Carlton.”
- Ehm, ho sentito degli strani rumori nella mia camera. Come se qualcosa fosse nascosto nell'armadio... è davvero fastidioso, potreste dare un'occhiata per favore?”-
Il suo colorito cambiò leggermente.
Huxley girò il collo per affacciarsi sulla sua stanza, probabilmente verso i compagni che erano con lui. - “Hey, è nell'altra stanza. Ne sono sicuro.” -

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Oh per favore, beh sì, potresti essere sicuro. Non dovevano aver avuto alcun pensiero sul fatto che Lydia potesse diventare sospettosa riguardo la comparsa improvvisa di un suo compagno e 'accertarsi' su di lui.

- “Miss, potrebbe essere un criminale. Sarà pericoloso, per cui aspetti qui, per favore,”

Nella sua stanza, incluso Huxley, c'erano infatti sei uomini dall'apparenza robusta.

Dopo averli guardati entrare nella stanza di Lydia, il giovane uomo biondo, che si stava nascondendo dietro ad un pilastro del corridoio, passò davanti alla sua porta. - “Andiamo.” - le prese la mano nella sua, come se fosse naturale e Lydia fu costretta a seguirlo appena si lanciò a correre.

- “Nico, ci stai seguendo?”- Nico, che apparentemente era invisibile, rispose mostrando la punta della cosa con un gesto.

- “Hey, sono scappati!” - Entrambi sentirono il grido di un uomo. Sembrava che erano stati scoperti velocemente e Lydia sentì spazientire il ragazzo mentre veniva tirata sempre più forte dalla sua mano e continuarono a correre, scendendo velocissimamente una rampa di scale
Proprio mentre stavano andando verso il basso, uomo degli uomini saltò oltre la ringhiera del ponte e atterrò giù sul pavimento dietro loro. Uno dei compagni acchiappò la sua borsa, facendola gridare appena fu tirata all'indietro.

Il giovane che la stava conducendo, le girò attorno e con un calcio fece ribaltare il fratello sui suoi piedi.
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Avendo ancora la presa sulla borsa di Lydia l'uomo sbatté contro la ringhiera e quella forza lo fece ribaltare, facendolo cadere nell'oceano.

- “La mia borsa....” - “Non guardare dietro.” - la mano di Lydia venne tirata di nuovo, lasciandole nessuna scelta tranne quella di seguire. Passando attraverso il ponte, andando giù per un'altra rampa di scale e correndo oltre la tavola finalmente uscirono dalla nave, ma non si fermarono ancora e si affrettarono spintonando le persone tra la folla sul molo.

Anche se era senza fiato e i suoi polmoni erano stretti in una morsa di dolore, Lydia pensava disperatamente solo a tenere il passo con lui. Quando alla fine si fermarono, entrambi crollarono sul pavimento.

Lei ansimò per prendere più aria possibile, calmando il frenetico battere del suo cuore e quando finalmente sentì che i suoi polmoni si furono rilassati, Lydia notò che il pavimento dove stavano riposando era liscio e morbido come un cuscino.
“non posso credere quanto morbido sia questo tappeto”.

Alzò la testa e lentamente ispezionò il luogo intorno a sé; la stanza in cui erano sembrava come l'interno di un castello, con un grande e costoso arredamento e elaborati pezzi d'arte e soprammobili.

- “Dove siamo?”

- “su una nave.”

proprio vicino a lei, il giovane uomo stava ancora respirando affannosamente, era sdraiato sulla schiena e teneva gli occhi chiusi. Il paesaggio fuori dalla finestra mostrava l'oceano. Poteva anche vedere il molo.

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Erano davvero dentro una nave e in una cabina completamente differente se comparata a quella in cui era stata e poco a poco s'impensierì che sarebbero potuti essere rimproverati per essere entrati in una stanza per ospiti speciali senza permesso.
- “Scusami, ma noi...”-

-“ scusa, ma potresti lasciarmi riposare un po'.... ho passato il mio limite....” - mormorando quelle ultime parole, chiuse gli occhi e poco importava quante volte Lydia cercò di svegliarlo, lui non rispose come se fosse andato fuori di sé.
Non c'era niente che potesse fare, quindi Lydia si alzò da sé. Non le venne in mente nient'altro che controllare l'interno della stanza. C'era un salotto spazioso, tre camere da letto, un ufficio, una stanza da bagno e una doccia.

meraviglioso......, chi poteva immaginare che una stanza del genere potesse esserci su una nave.”

Non lasciò la stanza, perché non voleva che l'equipaggio della nave la trovasse e per la paura che Huxley e i suoi uomini fossero ancora sulle loro tracce.
- “Questo odora di pesce.” - era la voce di Nico. Guardò il grande quadro appeso alla parete, contraendo i baffi.

- “chi è quell'uomo?”-

- “Chi lo sa, ci ha salvato dall'essere ingannati”-

-“non lo so. Potremmo essere ingannati da lui.” -

Potremmo?” I muscoli di Lydia si tesero e tremarono. Ma non c'era dubbio che l'uomo che si chiamava Huxley fosse sospetto.
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Come assistente che lavorava per un'università non c'era ragione che potesse convincerla del bisogno di avere quei grossi uomini come bodyguard nella stessa stanza.

- “Credo che dovremmo sentire la storia anche dal suo punto di vista”- disse sedendosi sul divano cucito in pelle. Appoggiandosi sulla soffice seta dei cuscini come se fossero un letto di piume, Lydia sentì il torpore del sonno pervaderla.
- “Hey, svegliati, Lydia” -

Sentì il ciuffo della coda di Nico sfiorarle la guancia, si sgranchì la schiena. Sembrò che un po' di tempo era passato, il cielo aveva cominciato a tramontare e la stanza buia era illuminata solamente da una lampada a olio.

Sul tappeto non c'era nessuna traccia dell'uomo che stava dormendo e invece lo vide attraverso la porta aperta del bagno. I loro occhi s'incontrarono nel riflesso dello specchio. Gli occhi di Lydia si spalancarono. I capelli di lui che erano stati marroni e scarmigliati ora erano di un oro scintillante. Sembrava essersi rasato la barba e le sorrise di rimando mentre si passò le dita tra i capelli, il suo fascino lo fece sembrare tutt'altra persona.

- “Sei sveglia. Il tuo viso dormiente era davvero adorabile” - “...Uh.” -
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- “Se il tuo gatto non mi avesse sibilato contro, avrei voluto starti a guardare più a lungo.” -

Nico di sedette su uno dei cuscini, guardando dall'altra parte fingendo ignoranza, grattandosi l'orecchio con una delle sue zampe posteriori. Normalmente avrebbe detto che non avrebbe voluto comportarsi come un gatto.

- “Cosa più importante, i tuoi capelli” -

- “Oh, gli avevo tinti. Se avessi tenuto il mio colore normale avrebbe risaltato. Ma d'altra parte ho finito col farmi scoprire dai suoi compagni.” -
Si asciugò i capelli bagnati con nonchalant. Gli occhi che sbirciavano attraverso la lucentezza dei suoi capelli color oro erano gli stessi occhi color malva cinerea.

Stando ancora in quel punto, disgustosamente si tolse la camicia sporca e logora.

- “Siete in presenza di una donna, Milord.” - chi aveva detto quelle parole era un ragazzo dalla carnagione scura. Intuì che dovesse avere all'incirca la sua stessa età. Ma per questo sembrò eccessivamente calmo e composto, un servitore strano che non fece nemmeno un flebile sorriso.

Ma, aspettate, servo? E Milord?”

- “Oh, scusami. Credo che la mia testa non si sia ancora adeguata abbastanza per questa situazione.” - il giovane servitore lo assisté nel mettersi i nuovi capi che aveva portato con sé, ma aveva notato le ferite.

- “Milord siete ferito...” - “Sono solo graffi. Si copriranno quando mi sarò vestito, dunque mi limiterò a cambiarmi così com'è” - disse, ponendo le sue mani sulle spalle del servitore.
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- “non essere preoccupato per questo, Raven. Non c'è bisogno di uccidere qualcuno per questo.” -

Uccidere? Lydia inarcò le sue sopracciglia marroni sentendo un'inquietante conversazione. Anche se era uno scherzo, non era divertente.

- “Sì, Milord”- rispose il servitore. Ma la sua espressione non era una di quelle divertite per una battuta o una di quelle che rimuginavano se doveva uccidere veramente chi aveva danneggiato il suo padrone. Solo allacciò velocemente con le sue dita, i bottoni della camicia.
- “ Ma ero preoccupato che non ce l'avreste fatta in tempo”- disse il suo servitore.

- “Tutto è andato come è stato pianificato, Raven. Mi piacerebbe farti conoscere Miss Carlton.”-

-“aspetta, come sai il mio nome....”- interruppe Lydia.

- “I compagni di Huxley stavano cercando una giovane donna di nome Lydia Carlton. È chiaro che sia tu” -

Poi fermò improvvisamente il suo servo con una mano come se avesse ricordato qualcosa e camminò verso Lydia.

- “Scusami, non mi sono presentato, Milady. Io sono il conte Edgar Ashenbert. È un piacere fare la tua conoscenza.”- le prese la mano e baciò con leggerezza le dita.
Lei lo guardò con gli occhi spalancati a cui lui rispose con un sorrisetto divertito. Lydia tornò alla realtà e scostò la mano da quella di lui.

- “C-conte? Tu? …. non ci credo. Devo andare a Londra. Se adesso vuoi scusarmi.”-
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- “Sei in ritardo. La nave ha già lasciato il porto.”- “Cosa?!”- balzò verso la finestra ed era abbastanza sicura, il porto era un puntino lontano in lontananza.

- “ che cosa vuol dire ciò? Questo è un rapimento! E ho lasciato il mio bagaglio sull'altra nave e ho fatto cadere la mia borsa e non ho un soldo e siamo su questa nave senza il biglietto saremo catturati come passeggeri clandestini!” -

- “Sono scioccato che tu pensi a me in questa maniera. Ho promesso che ti avrei scortata a Londra. Una volta che avremo finito con gli affari avrò cura di tutte le tue esigenze. E non preoccuparti, questa è la mia cabina, ho anche il tuo biglietto.”-

-“Quindi avevi l'intenzione di farmi imbarcare su questa nave dall'inizio? Così essere catturato da Mr. Huxley è stata solo una messinscena?”-

-“Quello era reale. Non ho piacere nel tagliarmi solo per fare scena”-

Infatti c'erano dei tagli sui suoi polsi e sul collo. Una volta che vide quelle vivide cicatrici, Lydia perdette la forza di maltrattarlo.

-“Comunque!”-

-“essere catturato sembrava l'unico modo per incontrarti. Non sapevo nemmeno come fosse il tuo volto o la tua descrizione.”- spiegò Edgar.
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Questo voleva dire che si era fatto catturare apposta?

- “Allora... non c'era motivo di tingerti i capelli.” - “Oh, quello, quello era perché non pensassero che avessi l'intenzione di farmi catturare.” -

Lydia si sentì stordita, come se stesse per svenire. Completamente confusa, aveva dimenticato di chiedergli l'importante questione di quale fosse il suo obbiettivo.

- “Raven che ore sono?” - “quasi le sette in punto”- “dobbiamo affrettarci. Oh sì, dovresti vestirti anche tu. Siamo stati invitati a unirci al tavolo del Marchese e della Marchesa Eugen. Sono nobili di Danimarca e quelli che mi hanno invitato su questa nave. Senza, non puoi imbarcarti senza una rispettoso invito”-

Una nave su cui lui poteva portare Lydia ma su cui Huxley e i suoi compari non potevano mettere piede. Non c'era altra possibilità che fosse una “coincidenza” essere invitati su una nave ormeggiata a quel porto con una tempistica perfetta.

Doveva aver tenuto d'occhio questa nave dall'inizio ed essersi avvicinato al Marchese e alla Marchesa e doveva aver negoziare lui stesso.

Cominciò a tremare al pensiero che forse era stata catturata da un uomo estremamente pericoloso.

- “Non starai scherzando, Mister ...” -

-“Per favore, chiamami Edagr Lydia.” -
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Non prestando conto a Lydia che gli aveva lanciato un occhiataccia, lui continuò ad essere di buon umore.

- “Dov'è Ermine? Dille di prendere un vestito per Miss Carlton.”-

- “Sì, ce l'ho già, Milord. Raven, quella cravatta non sta bene con il colore dei polsini. Usa questa invece.”- la persona che era entrata con un vestito e una cravatta appoggiata sul suo braccio era una donna vestita in un completo da uomo. Indossava dei pantaloni che si adattavano perfettamente attorno alla sua vita e una giacca nera proprio come il giovane servitore.

I suoi capelli erano corti, che le toccavano appena le spalle e siccome non aveva cercato di nascondere le curve del suo corpo, tutti potevano dire ad una prima occhiata che era una donna.

Lydia si chiese se anche lei era fosse una sua serva.

- “Milord, quale preferite”- chiese.

- “Beh, mi sta bene quello che tu scegli. Comunque, Ermine, quel vestito non è di mio gusto.”-

-“non è come se voi Milord doveste essere quello che dovrà indossarlo.” -

- “Lo so, ma vorrei che sul davanti fosse un po' più scollato.”-

- “Non c'è bisogno di volgarità al tavolo. Questo starà perfettamente a Milady”- dichiarò Ermine. Anche se era una serva, sembrava che avesse un rapporto molto amichevole con lui.

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Portata in camera da letto, Lydia fu aiutata a spogliarsi.

- “Um, posso farlo da sola”- mormorò Lydia che non era abituata ad essere assistita nel vestirsi.

Tuttavia finì con l'avere bisogno di tutto l'aiuto che poteva avere, perché l'abito, troppo formale, non era in grado di indossarlo da sola.

Dovette essere spogliata delle sue vesti abituali e mettere un nuovo corsetto e crinolina e si mise accuratamente il vestito, facendo attenzione a non rovinare i soffici nastri, pizzi e perle che l'adornavano.
- “Ora, acconciamo i tuoi capelli”-

Le sembra di essere trattata come una bambina piccola.
Con Lydia seduta su una sedia di fronte a uno specchio, la bella Ermine le sorrise; lei era un seducente oggetto del creato, qualcuno il cui sorriso non faceva sentire inferiore gli altri, solamente affascinati da un solo suo sguardo. Il suo viso era impostato, fermamente deciso e risoluto, ma lei non era affatto mascolina.

Anche i capelli corti, che mostravano il suo disinteresse verso li altri tipi più lusinghieri, non indebolivano la sua femminilità.

La sua pelle bianca, immacolata e liscia, i suoi capelli e gli occhi erano vicino al nero, sul castano scuro, le sopracciglia erano affilate e le sue labbra rosse, come petali di fiore, erano assolutamente seducenti.
Lydia guardò il suo riflesso nello specchio; era una ragazza cui nessuno avrebbe osato dire di avere una bella carnagione chiara e i suoi capelli erano bruno rossastri per nulla accattivanti e i suoi occhi di un verde-giallo, erano così fuori dal comune che rendevano nervose le persone, impaurite a volte. Gli occhi e il naso erano piacevolmente proporzionati e solo suo padre l'avrebbe definita bella, ma grazie al suo carattere impaziente, le davano solo un aspetto più severo.
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In più lei era “stravagante”, per cui nessuno l'aveva mai considerata come una donna.

Capiva che tenendo sciolti i suoi lunghi e voluminosi capelli, anche se era già una diciassettenne, era infantile, ma non riusciva a intrecciare o a mettere i capelli in un modo in cui fossero carini abbastanza e poi a nessuno importava. Quindi alla fine l'unica acconciatura che Lydia sapeva fare era una treccia.

- “Ermine, è ora.”- disse una voce da dietro la porta.”

- “ Subito Milord, abbiamo finito”-

Mentre era occupata a distrarsi vide nello specchio che c'era un'irriconoscibile donna raffinata, vestita elegantemente che la stava guardando. Ma questo durante la breve sbirciatina che le fu concessa prima che fosse trascinata via dalla sedia e portata fuori.

- “meraviglioso, sembri molto più bella.”-

- “Smettila di scherzare”-

- “Perché? Penso anche che se sorridessi potresti sembrare anche più adorabile”-

- “Perché dovrei sorridere?”-

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- “Per me.”-

Che problemi ha questa persona.” Lydia non nascose l'assurdità nella sua espressione-

- “... adesso che ci penso non c'è alcun bisogno per me di accompagnarti alla cena” -

- “Beh, non hai fame?”- chiese con nonchalant.

Quello era vero. Aveva mangiato solo un pezzo di pane venduto all'area d'attesa della stazione a mezzogiorno.

- “Voglio dire, sarebbe molto più rilassante se mangiassi da sola.”-

- “Sarebbe un peccato perché non ci sarebbe l'opportunità per me di esibirti”-

- “Eh? Non sono il tuo accessorio.”-

- “Ma certo che no, tu sei l'attrazione principale. Io sono qui solo per aiutarti. Ti garantisco che gli piacerai. Ci sono dei momenti in cui un accompagnatore può abbassare il valore di una donna, ma se tutto va bene, saremo in grado di mostrarci l'un 'altro in modo molto più accattivante.” -

Quindi alla fine è solo per il tuo bene.”

Anche se voleva ribellarglisi contro, fu condotta attraverso la nave e portata davanti alla porta della sala da pranzo.

Il portiere fece un rispettoso inchino e aprì la porta. Fu condotta dall'esperienza di lui ma sua donna costrinse Lydia ad andare per prima.

- “Come ho detto, Lydia da questo momento sarai tu a mettermi in mostra. Ricordatelo.” -

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Questa era una cosa piuttosto arrogante da dire.

Ma non stava bluffando.

Nella sala grande un'onda di musica d'orchestra gli accolse. Un lampadario brillava sopra di loro, l'argenteria splendeva e i gioielli indossati dalle nobildonne scintillavano. Su diversi tavoli c'erano scoppi di risa. Lydia si guardò attorno nervosamente mentre fu condotta facilmente da Edgar, che era senza dubbio il perfetto elegante nobiluomo.

Quando si era vestito con quegli abiti sporchi, la sua magra figura lo aveva fatto apparire stanco e debole, ma una volta che aveva indossato la costosa e aderente giacca da sera sembrò lontano dalla preoccupazione o dalla lotta, questo si abbinava perfettamente alla sua elegante presenza.
L'alto colletto bianco era stato alzato e legato con una cravatta a cascata. L'asola era di un viola molto scuro.

I suoi lineamenti facciali mostravano sia acume che dolcezza e i suoi brillanti capelli color oro erano veramente le caratteristiche ideali di un nobiluomo che non tutti sarebbero riusciti ad incontrare con facilità.

Quello che Lydia percepiva doveva essere lo stesso pensiero di chiunque avrebbe fatto incontrandolo.

Come giovane Conte, Edgar abbagliava, non solo gli attempati Marchesi marito e moglie, ma anche gli altri membri del tavolo che avevano dei nomi dai suoni stravaganti.

E lo stesso per Lydia, che fu introdotta come sua amica, non doveva prestare lor nessun altra attenzione, ma le era stato permesso solo di godere silenziosamente dei piatti che erano stati posti sul tavolo.

In accordo con la storia di Edgar, Lydia era cresciuta a Edimburgo con i suoi nonni, ed era una rispettabile giovane donna che offriva i suoi sforzi per opere di beneficenza ed era in viaggio per Leeds per presenziare al matrimonio di un amico d'infanzia.
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Il suo severo padre non avrebbe permesso a una giovane donna di andare per un breve viaggio, ma apparentemente dopo che Edgar si era offerto di accompagnarla e di riportarla indietro, aveva alla fine accettato. Era sconcertante come tutto ciò gli uscisse fuori.

- “Sono davvero colpita. Il conte è davvero caro con i suoi amici.”-

- “Se è per vincere l'attenzione di un amica bellissima, allora chiunque sarebbe desideroso di offrirsi. Non è vero Milord?”

- “Sono contento che abbiate capito. Ma sfortunatamente lei mi ha permesso solo di esserle amico per tutto questo tempo.”-

Ci siamo conosciuti solo oggi.

Ma lo spettacolo di sincerità del giovane uomo fu in grado di vincere una positiva impressione da parte dei coniugi Marchesi che stavano fissando il Conte come se fosse loro nipote e l'altro gruppo di persone mature come se fosse un puro ragazzo dall'apparenza di bambino.

- “Beh, di certo è uno spreco”- disse una delle donne.

- “una crociera è una buona occasione per scappare dalle vecchie abitudini, se si è sull'acqua qualunque tipo di ragazza sentirebbe il romanticismo, non pensate, giovane donna?

- “E' proprio così, Lydia”- disse Edgar.

Sentirsi rivolgere da quelle così dolci voci, era un qualcosa di nuovo e strano per lei, dal momento che si sentiva veramente accettata calorosamente fra loro.

- “... non saprei.”-

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Era abbastanza soddisfacente, ma per metà era frustrante, ma Lydia rispose amichevolmente, a cui lui replicò con una triste scrollata di spalle.

Doveva ben essere consapevole che questo andava a raccogliere ancor di più la calorosa simpatia delle persone che erano attorno a loro.

- “essendo in una posizione di fiducia da parte di suo padre, è una sfortuna che non possa corteggiarla oltre”- lei era vista come una ragazza sobria e riservata che era ambita dal bello e giovane conte. Edgar aveva presentato Lydia come se fosse una santa.

Quindi questo era quello che voleva dire per “metterlo in mostra”.

Per il solo sedergli accanto, ricevette gli invidiosi sguardi fissi delle giovani donne e figlie degli altri tavoli. Ma ciò era di poco conto per Lydia. Anche se la situazione era piacevole e confortevole, Edgar ovviamente non era un suo amico; era tutta una finzione, come se lei fosse stata abbellita da gioielli falsi.

Poi, qual era lo scopo di Edgar nel trasformarla in una sua finta amica. Sembrò che stesse giocando, ma se questo era un gioco si era messo sulla scacchiera come una delle pedine.

Un essere inutile e senza senso una volta fuori da essa.

Era vero che era un Conte?

- “ Oh, adesso che ci penso, Conte Ashenbert, ho sentito che eravate il discendente di un nobile, il leggendario Cavaliere Blu.”- chi aveva fatto la domanda era l'uomo seduto su un angolo del tavolo. Era uno di quelli che era stato proprio adesso immerso in un acceso dibattito su Chaucer.

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- “Dire famoso sarebbe un'esagerazione. Per la maggior parte degli inglesi, il Conte Cavaliere Blu è solo un personaggio immaginario come Amleto. E nemmeno famoso come lui.”-

- “Oh, quindi il Conte Cavaliere Blu è veramente esistito? Ho letto il libro di F. Brown e certamente era un racconto magnifico.”- era ovvio che anche Lydia sapesse sulla storia del Conte Cavaliere Blu. Sorpresa di sentire la inaspettata notizia che Edgar fosse il suo discendente, incuriosita inclinò l'orecchio per sentire la loro conversazione.
L'esperto espresse la sua interpretazione della lettura alla nobildonna curiosa.
- “sì, signora. Il modello del personaggio fu un cavaliere che promise la sua lealtà a Edward I. Condusse l'attacco contro i crociati assieme al re quando lui era ancora un principe ereditario. Disse che proveniva dal mondo delle fate e raccontava di varie storie avventurose su terre straniere che affascinavano tutti... lo scritto di Brown descrive il lavoro dei servitori fatati del Conte Cavaliere Blu come affidabili e disponibili, ed è stato completato come un misterioso romanzo di fantasia.

Ma a parte i servitori fatati c'era anche un consigliere che Edward I chiamava Lord Cavaliere Blu.” -

Edgar rimase in silenzio, sorridendo dolcemente e annuendo, lasciando gli scolari parlare a suo piacimento.

- “E' vero che al Lord Cavaliere Blu sia stato concesso il titolo di Conte d'Inghilterra da Edward I. Non pensate anche voi che essendo il governatore del immaginaria terra delle fate rifletta il tipico humor inglese?”
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- “Vi sbagliate. Il Lord Cavaliere Blu era veramente il signore di tutte le fate buone.”- Lydia non poté fermarsi dal dire la sua verità. Tutti gli occhi si fissarono su di lei, non poteva stare in silenzio dopo essere stata offesa dalla storia di quel scolaro.

- “Um … perché, signori, se voi dite di credere nell'esistenza del Lord Cavaliere Blu, allora perché decidete arbitrariamente che il mondo delle fate sia uno scherzo? Entrambe le storie sono state tramandate insieme, è sbagliato dire che una sia vera e l'altra sia un'invenzione.”

- “Giovane donna, la parte sulle fate è troppo assurda ma siccome esistono documenti che dichiarano che un titolo fu dato al Lord Cavaliere Blu, non c'è dubbio sulla sua esistenza.”-

- “Sì, certo. Ma su quelle carte dovrebbe essere scritto sul Lord Cavaliere Blu con il suo altro nome, cioè Conte di Ibrazel. In gaelico, Ibrazel vuol dire leggendaria terra fatata oltre il mare. Ponendolo come vero. Credete che le persone dei tempi passati credessero alla terra delle fate come una fantasia?
Edgar sorrise dolcemente. “Mi aveva aiutato?”
Gli occhi del gruppo che stavano guardando Lydia in modo scettico, si ripresero velocemente.

- “E' vero, la gente in passato non sembrava non credere nell'esistenza di fate o demoni. Anche Edward I doveva averci creduto. Perciò mi piacerebbe chiedere al Conte stesso: avete un vostro feudo nel paese delle fate?”-
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- “Certo, mi è stato passato dal Conte precedente.”- rispondendo con disinvoltura in quel modo, loro accettarono la risposta come semplice senso dell'humor britannico.

- “Oh, mi piacerebbe molto farci una visita”-

- “La regola della famiglia è che l'unica persona che mi è permesso portare è solo mia moglie.”

- “Oh cielo, se una donna fosse persuasa da ciò, allora capirei capire come Ms. Carlton non vorrebbe credere nella terra delle fate.”-
- “Quindi questo vuol dire che posso ancora sperare un po'?”- Edgar lanciò un'occhiata verso Lydia con occhi caldi e rassicuranti.

Era una conversazione che era stata cominciata come uno scherzo dall'inizio. Ma era in uno strano momento dopo nessuno negava l'esistenza delle fate.
Come un piccolo gioco di finzione.

Con solo un piccolo aiuto dell'arte della conversazione di Edgar, Lydia non era stata presa in giro o guardata con occhi condiscendenti.

I suoi opachi capelli bruno rossastri che non riusciva a farsi piacere, erano invidiati e avevano ricevuto complimenti sul come non s'increspavano e i suoi occhi verdi che le davano il look di una strega o di una vamp erano stati comparati a quelli del peridoto.

Cominciò a sentirsi intossicata da quel brio d'alta società, lo scintillio del candelabro e l'odori dei profumi. Lydia pensò distrattamente all'umano signore delle fate, il discendente del Conte Cavaliere Blu che forse si sarebbe immedesimato in lei e l'avrebbe accettata.
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- “Mi sento come se avessi sentito una vita intera di lodi”.- Mormorò Lydia rinfrescandosi con la brezza del vento. Il mare era scuro e niente si riusciva a vedere. Una bianca nebbiolina uscì fuori dalla nave e galleggiò verso l'alto e andò a coprire la Luna.

- “Questo è assolutamente ridicolo, quegli schifosi servitori, mi hanno servito il latte in una ciotola. Cosa sono io, un gatto!?”- Nico, un gatto dal pelo grigio , incurante che qualcuno l'avrebbe visto, stava seduto arrogantemente su una sedia del ponte, trangugiando un po' di scotch. Accanto a lui c'era un contorno di pesce fritto.

- “ Lydia potresti fare in modo di dirgli di portarmi un pasto decente domani mattina, voglio pancakes, bacon e del té al latte caldo.”-

- “Diglielo da solo, puoi parlare benissimo.”- fece un fastidioso gesto d'impazienza.

- “Anche se dicessi qualcosa, un umano normale farebbe finta di non aver sentito”- beh, nessuno vorrebbe ammettere che un gatto possa parlare.

- “Allora, qual'è l'obbiettivo di quell'uomo?”-

- “Non gliel'ho ancora chiesto. Ma ha affermato di essere il discendente del Conte Cavaliere Blu. Magari è qualcosa che è collegato a ciò.”-
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- “Il Conte Cavaliere Blu …., se ricordo, non era quella leggenda sull'avere il dominio sul paese delle fate? Il che vuol dire che il Lord Conte vuole il tuo aiuto come dottore delle fate.”-
Poteva voler dire che lui forse già sapeva che Lydia si appellava come dottore delle fate?
Ma con la testa appena lucida dal giramento provocatole dall'alcol, non riusciva a pensare a lui come il signore del mondo delle fate e qualcuno che la capiva. Sembrava più una persona pratica, un tipo tattico. - “Ma, hey, penso ancora che sarebbe meglio se non fossimo coinvolti. Quell'uomo Huxley e il Lord Conte stanno combattendo tra di loro, giusto?
Gli hai visti entrambi, pretendere di essere dei seduttori o qualcosa del genere! Al loro livello è solo qualcosa di imbarazzante.”-
- “Penso che Edgar sia in realtà abbastanza bello.”-
- “Grazie”- la voce che proveniva da dietro era della persona in questione. Aveva detto la sua opinione senza averci pensato sul serio, ma non aveva immaginato che sarebbe stata ascoltata da lui, perciò Lydia non riuscì a non arrossire.
- “Uh, no, quello era, stato semplicemente esperimento l'opinione generale! Quindi è una cosa completamente se ho delle buone opinioni su di te o altro!”
- “Sì, certamente. Sono la persona che ti ha costretto a imbarcarti su questa nave, perciò non tengo nessuna speranza che potrebbe essere semplice che tu mi apra il tuo cuore. Ma comunque, con chi stavi parlando?”-
- “Eh? …... beh, era”-
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Guardò furtivamente Nico. Si era già raggomitolato come un gatto.
- “E' strano? Che parli con il mio gatto.”- a Lydia rimase solo di assumere un atteggiamento di sfida.
- “Perché? Penso che sa meraviglioso che tu possa comunicare i tuoi sentimenti ad un animale.”-
Non c'è possibilità che tu la possa pensare in questo modo. Ma ancora una volta, Edgar non mostrò la minima traccia di scherno nella sua espressione.
Solo che aveva notato il bicchiere di scotch che stava sul sedia del ponte dove Nico si era posato.
-“Ti sei presa un altro drink? Dopo tutto ti sei stancata?”-
Avevo detto che ero solo un po' stordita e quindi sarei andata a prendere un po' d'aria fresca e ho lasciato il tavolo, ma quando lui mi parlò in questo modo mi fece sembrare un'ubriacona
Diventando imbarazzata e furiosa con Nico che stava ancora facendo finta di niente, la collera di Lydia scoppiò e sbottò: “non, non ero io, era Nico che stava bevendo. Beve quando vuole, non ha delle buone maniere e ha un cattivo comportamento, e soprattutto è un gatto esigente a cui piacciono le cravatte e le giacche lucide.

E si lamenta che non può bere latte da una ciotola e che vuole pancake e bacon e té al latte per colazione, dice stupidaggini come questo tutto il tempo!”-

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Come ci si aspetterebbe, Edgar stava guardando Lydia con stupore.
Lo sapevo, anche per qualcuno come lui che dice di essere il discendente del Lord Cavaliere Blu, sono solo un'eccentrica pazza. Notando ciò, lei sospirò.
- “Se è divertente, puoi ridere sai. Non so cosa tu vuoi che io faccia, ma come vedi io sono strana. Solo lasciamo andare via al prossimo porto ...” - Lydia si fermò a metà della frase perché improvvisamente lui le si era avvicinato.
Con i suoi occhi color malva cenere, con calmò guardò verso di lei. Erano così vicini chi poteva vedere chiaramente le sue bionde ciglia con solo la luce della lampada.
- “Cos... cosa c'è?”-
- “Mi era stato detto che i dottori delle fate possono vedere quello che gli altri non possono, sentire ciò altri non possono sentire. È vero, i tuoi occhi d'un verde chiaro possano vedere attraverso i misteri del mondo.”-
- “Stai decisamente esagerando. Non sono proprio un granché”
- “No, se si mettono in luce, le tue iridi risplendono come fiori d'oro. Ti fanno apparire ancor più mistica.”-
Quella parte degli occhi era quella che faceva dire agli altri che lei fosse una strega, ma essere complimentata per loro per la prima volta, onestamente la fece sbilanciare.
- “... Soprattutto, sei veramente il discendete del Lord Cavaliere Blu? Quindi non vorrebbe dire che anche tu puoi vedere le fate? Se non è così non sarai in grado di andare alla tua terra.”-

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- “E' così. Ma le abilità dei miei antenati di attraversare i mondi e il potere di parlare con le fate è andato sbiadendosi ad ogni generazione. L'unica cosa che ho ereditato è il titolo di Conte. Mio padre e mio nonno e quello ancor prima, tutti loro hanno viaggiato per il mondo e vissuto all'estero. Infine sono tornato il Inghilterra, ma anche se volevo salutare Sua Regale Altezza, non avevo la spada ingioiellata che ci era stata consegnata da Edward I, quella è l'unica mia prova per diventare il Conte Cavaliere Blu.”- Parlando aveva accorciato la distanza tra di loro e Lydia era stata costretta ad arretrare.

- “Spada, ingi- ingioiellata?”

- “Julius Ashenbert, il Conte della mia famiglia di 300 anni fa, la nascose in una delle sue terre e partì per un lungo viaggio e poi morì. Il luogo segreto lo si può trovare solo risolvendo un'enigma, che è protetto dalle fate è ciò che mi è stato riferito e per ottenere la risposata ci sono diversi passaggi fatati da compiere,

perciò per qualcuno come me che non è nato con quei poteri è del tutto incomprensibile.
- “La terra di cui parli si tratta del Regno delle Fate?”
- “La mia famiglia possiede terre e castelli anche nel mondo degli umani. Terre ceduteci insieme alla nostra nobiltà, altre dateci come ringraziamento per i nostri servigi e alcune che ci hanno dato altri.”
- “Ec, ecco perché hai bisogno di un dottore delle fate...”
- Ma quello non è l'unico problema. Ci sono alcune persone che sono sulle tracce del grande zaffiro che adorna la spada ingioiellata.”

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- “Per alcune persone, intendi il Mr. Huxley di prima?”
- “Proprio così, l'uomo che ha tentato di rapirti. Non sa che quella spada preziosa sia la prova della nobiltà.
Ma anch'io sono alla ricerca della spada perciò è malintenzionato nei miei confronti. Se io dovessi morire la discendenza della famiglia del Conte finirebbe. Ho bisogno di trovarla prima che venga presa per dimostrare la mia posizione nella famiglia del Conte. Lydia mi aiuterai, per favore.”-
Lydia fece un altro passo indietro, ma senti solo l'aria sotto i piedi e perse l'equilibrio.
Sto per cadere. Realizzò che era vicina alle scale.
In quel secondo, il braccio di Edgar le cinsero la schiena e l'afferrarono.

Venne fortemente sorretta e tirata indietro a lui. Lydia istintivamente si aggrappò.
- “Stai attenta, è buio”- disse con un sospiro.
Non era mai stata così vicina ad un uomo, a parte suo padre.

- “L-lasciami”
- “Se lo faccio, cadrai” -
Non poteva fare niente che pensare che lui si stesse divertendo al fatto che lei dovesse aggrapparglisi.
- “ .......Ne ho abbastanza!”-
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Ponendo la sua schiena lontano dalle scale, la lasciò andare lentamente, come se fosse dispiaciuto.
Lydia lo stava fulminando con gli occhi ma lui le restituì un sorriso imperterrito. Doveva pensare che non ci fosse donna da cui non riuscisse ad ottenere quello che voleva.
Quant'era offensivo ciò.
- “A mio parere, non credo che tu sia il vero discendente del Lord Cavaliere Blu. Non ho alcuna intenzione di aiutare un impostore a mettere le mani sul sulla spada ingioiellata del Lord Cavaliere Blu. Quindi io ”
- “Rifiuti? Allora hai intenzione ti ritornare a casa da qui nuotando?”
- “Stai insinuando che mi butterai nell'oceano?”- Nervosamente, Lydia si allontanò da lui e dalla ringhiera.
- “Non oserei, non sono un crudele delinquente. Solo voglio avvertirti. Sarà difficile andare a casa dal prossimo porto o a Londra senza che tu abbia un soldo. Inoltre Huxley e i suoi compagni ti stanno cercando disperatamente in questo momento.”-
Ciò significava che Lydia non aveva scelta in materia.
Non c'era dubbio che stesse venendo minacciata. Pensò che lui fosse veramente un crudele delinquente. Lui fece scivolare fuori una chiave dalla tasca interna del suo cappotto.
- “La tua stanza. Utilizzala come vuoi, è sullo stesso piano della mia, di fronte alla sala”-
Dopo avergliela consegnata, scomparve nel corridoio buio.


Traduzione di Lucyl Kappa Kanwar
 
 






- “Quindi Mr. Gossam. Come posso ringraziarla per la sua ospitalità?"-disse un giovane esile uomo con un sorriso affascinante mentre puntava la pistola verso un vecchio con una barba orgogliosamente tagliata.
- “fermati! Pagherò quanto vuoi!”- supplicò il vecchio con la sua voce stridente, col corpo tremante legato ad una sedia.
- “Com'è generoso da parte tua. Vorrei chiederti un'ultima cosa, dove posso mettere le mani sul leggendario zaffiro, la 'stella dei Merrow'?"
- “E' solo una leggenda, è spuntata fuori in una storia, non esiste”- rispose il vecchio il cui nome era Gossam.
Il giovane fece un passo indietro, con ancora la pistola nella sua mano e lentamente scrutò la stanza.
- “E io che avevo preparato per te questo speciale palcoscenico, proprio per questa occasione, ma tu non sei nemmeno in grado di farmi divertire"-
Gossam era legato ad una grande sedia bianca. Erano in un laboratorio che aveva usato quando faceva lo psicologo.
La stanza era ammobiliata da armadietti pieni di beaker in cui aveva messo cervelli umani.
Per tutto quel tempo era stato Gossam quello che aveva osservato dall'alto in basso il soggetto umano legato a quella sedia, ma ora le cose si erano capovolte.
Quel giovane ragazzo avrebbe dovuto servirgli per il suo prossimo esperimento, ma ora era lui che aveva un'arma in mano, lo vide scorrere le dita sui bisturi appoggiati sul tavolo.
Gossam non sapeva nulla sul passato di quel ragazzo e questo gli aveva fatto pensare che fosse un altro inutile, non voluto scarto della società.
Gossam non conosceva il passato nascosto di quel ragazzo, i suoi gesti erano aggraziati anche se i suoi capelli luminosi erano spettinati e portava abiti laceri, era così elegante in tutti i suoi movimenti come quando scorse le lunghe dita sui beaker e lentamente attraversò la stanza.
Si fermò e si girò davanti al viso di Gossam con un potente, silenzioso sguardo tanto che il vecchio si incollò alla sedia come sotto una presenza superiore.
Non era solo un ratto uscito dalla fogna, il ragazzo che gli stava di fronte era un potente predatore che alla fine aveva mostrato la sua letalità.
Quella creatura esaminò quanto debole fosse la preda e lentamente girò intorno a Gossam e poi alzò di nuovo la pistola.
Gli fece un sorriso perfetto che normalmente avrebbe affascinato chiunque ma che fece tremare disperatamente Gossam.
Nel perfetto inglese King, il giovane parlò a Gossam con una voce così cupa che sembrava la morte in persona:
signore, dovrò andare via presto. È una sfortuna che la spada dei Merrow non esista. Scommetto che questa è l'ultima volta che ti vedrò”- pose un dito sul grilletto.
- “aspetta, aspetta!”- urlò Gossam.

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Non era la paura della morte che fece confessare Gossam quello che sapeva. Era una minacciosa sensazione che anche dopo la sua morte, il demone nascosto dentro quell'uomo lo avrebbe seguito per essere sicuro che cadesse nel fondo più profondo dell'inferno.
- “l'unico che potrebbe sapere se il gioiello è veramente una leggenda o meno è un dottore le fate! Poiché, beh, si dice che le fate siano le uniche hanno la chiave per esso, quindi solo uno specialista delle fate potrebbe sapere come trovarlo!” -
- “uno specialista in fate? Se è un mistico impostore, non ce ne sono già abbastanza nella città di Londra?” -
- “la domanda per i dottori delle fate si è impoverita in questi giorni. Ce n'è a stento qualcuno rimasto nella periferia della Scozia e del Galles, ma sono tutti vecchi e chi più chi meno ha un piede dentro la fossa. Ovviamente lo farebbero; ma oggigiorno gli unici a credere nelle fate sono i bambini.” -
- “Ma stai dicendo che questa conoscenza, che è solo per i bambini, è quello che ci serve?”-
-“sì, quando si tratta di Merrow, pixies, silkies o altro, sono gli unici che potrebbero sapere se esistono veramente. Chi altro potrebbe? Nondimeno, è un dottore delle fate che sa tutto quando si tratta di fate”.-
- “quindi, chi è qualificato per questa caccia al tesoro? Hai detto che tutti loro non sono più giovani ma ti rispetto abbastanza per sapere che hai gestito tutto e scovato qualcuno, un dottore delle fate, perfetto per il lavoro, ho ragione?”-
Gossam vide che il giovane uomo aveva già scrutato dentro di lui per cui cedette.

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- “sì ne ho trovato uno. In una città vicino a Edinburgo, in Scozia....”-
Il giovane uomo sospirò soavemente come se stesse sentendo un'amante perduto da tempo e sorrise raggiante appena ascoltò. Lentamente la pistola si abbassò e Gossam tirò un sospiro di sollievo. Ma nell'istante seguente uno sparo riecheggiò da quel laboratorio oscuro.

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Qualunque domanda riguardo alle fate è benvoluta”
Dottore delle fate, Lydia Carlton.
Un'insegna di fronte alla casa, scritta in quel messaggio era un invito alle risate dei passanti di oggi, ancora una volta.
- “Mamma, le fate esistono davvero?”- chiese un bambino alla madre mentre stavano passando.
- “è solo una storiella. Certo che non esistono”.
- “No, sono reali!”- interruppe Lydia, saltando fuori da un cespuglio spaventando madre e figlio durante la loro conversazione.
- “Le fate sono reali, anche se non ne hai vista una prima. Per provarlo, prima di andare a dormire, metti una tazza di latte sul davanzale e i brownie verranno a farti visita”.
Sorrise al ragazzo ma la madre gli afferrò il braccio e lo trascinò via. Dopo aver lanciato uno sguardo furente alla ragazza, sparì dalla sua vista.
Lydia guardò la madre e il figlio scattare via mentre lei poggiò la testa sul braccio, immaginando a come sarebbe stata chiamata “anormale”, “pazza”.
- “Lydia, è inutile, per quante volte tu lo ripeta, qualcuno che non ha mai visto le fate non le vedrà mai”. I non credenti non ci crederanno nemmeno se fossero colpiti sulla testa da uno di loro. Quindi lascia stare e rilassati” - disse un gatto con un lungo pelo grigio riposando su un ramo d'albero.Questo gatto, che poteva parlare e camminare sulle sue due zampe posteriori, era amico di Lydia. Portava sempre una cravatta e aveva la mania che la sua pelliccia risultasse sempre curata alla perfezione, ma la vista di lui che si stiracchiava per alzarsi e grattarsi intorno all'ombelico agli occhi di Lydia lo faceva sembrare come un vecchio in un vestito da gatto.
- “Hey Nico, credi che ci sia un modo per far capire alle persone che cos'è il lavoro di un dottore delle fate?”-
- “questo è chiedere troppo. Il tempo in cui i dottori delle fate erano dappertutto e a cui si chiedeva di risolvere i giornalieri problemi “fatati” è finito. Siamo nel bel mezzo del 19° secolo oramai”.
- “ma questo non vuol dire che le fate siano scomparse. Vivono ancora proprio accanto alle persone e fanno cose buone e cattive; non credi che sia strano che tutti le ignorino? Solo perché non possono essere viste, perché dovrebbe voler dire che non esistono?”-
Proprio quando era concentrata nel parlare sentì una voce titubante provenire dietro dei cespugli.
- “Mi scusi... uh, consegna della posta ”- disse un giovane nervoso postino, scavalcando il cespuglio con una busta in mano.

Il suo gatto che poteva sparire a piacere era scomparso.
É possibile che gli è sembrato che stessi parlando da sola?!”
- “Uh, non stavo parlando con me. C'era un gatto proprio adesso”.- Lydia cercò di nascondere quello che sembrava un comportamento squilibrato, ma il postino le fece senza successo un sorriso incrinato.
- “No, quello che voglio dire è che non è un gatto normale, lui sa parlare....”- non importa quanto ci provasse, ciò la fece sembrare ancora di più lunatica. Soprattutto notò che delle piccole fate, che dall'aspetto sembravano brownies, stavano giocosamente tuffandosi nella borsa del postino e non poté fermarsi nel gridare: -“smettetela! Cosa state facendo? Smettetela di scherzare con quelle lettere!”- Quando i brownie si dispersero, la borsa che era già piena di lettere finì col farne volare molte sul terreno.
- “Sono terribilmente dispiaciuta, i brownie sono dei terribili burloni.”-
Aiutò a raccogliere le buste e gliele diede. Il postino le accettò cautamente e come se fosse stato in una gara si precipitò giù per la strada.

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-“Ecco, un'altra volta,” - disse emettendo un sospiro deluso.
Dall'altra parte Lydia era conosciuta come Carlton la persona stramba e non aveva amici umani. Questo perché non cercava di nascondere il fatto che poteva vedere e parlare con le fate.
Uscendo allo scoperto per questa cosa e diventando un dottore delle fate voleva usare la sua abilità per aiutare le persone, ma fino a questo punto tutti i suoi tentativi erano falliti.
- “ora, ora, non piangere solo perché hai spaventato il nuovo postino”- disse Nico. Entrò in casa e vide che lui stava seduto su un sofà sfogliando un giornale aperto.
- “è tutta colpa tua sai”- rispose Lydia rabbiosamente.

Non era che lei avesse delle simpatie per il postino, era solo che aveva notato molte donne, che erano più o meno della sua stessa età, avere con lui una piacevole e vivace conversazione. In una piccola città di campagna come quella, in cui difficilmente c'era qualcosa di nuovo solo l'arrivo di un giovane uomo era abbastanza per rendere elettrizzate tutte le ragazze.
Quello che Lydia sperava era che se ci fosse qualcuno che non sapeva delle dicerie su di lei, allora ci sarebbe stata la possibilità che potesse avere una conversazione con qualcuno, come una persona normale, ma adesso come adesso aveva finito col presentarsi come una pazza.

A Lydia non importava che gli altri non la capissero o che si sentisse sola. Quando era piccola, crescendo le fate erano state le sue compagne di gioco e di lotte ma adesso aveva diciassette anni, era una giovane donna che stava raggiungendo l'età per sposarsi.
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Se lei avesse continuato a spaventare scapoli papabili, questo sarebbe diventato un serio problema uno di quei giorni.
- “Hmmm, sembra che ci sia un criminale a piede libero”- disse Nico, cambiando velocemente argomento leggendo il giornale. Lydia voleva mostrare alla gente l'immagine di quel gatto seduto sul sofà, con le gambe accavallate e tenendo il giornale con le sue zampe anteriori. In questo modo, avrebbero realizzato che c'erano cose inspiegabili nel mondo.
- “la residenza dello psicologo Mr. Gossam è stata violata da un ladro che ha causato considerevoli lesioni al proprietario di casa, poi ha rubato una grossa somma di denaro e attualmente è a piede libero.”-

-"Oh mio Dio, perché è un crimine di Londra è sul giornale di un paesino come questo?"-
-"E 'perché è in fuga. Inoltre il figlio della vittima è alla ricerca del criminale e ha messo un premio in denaro. . Si dice che il ladro assomigli a un serial killer che ha ucciso un centinaio di persone in America. La sua età è di circa vent'anni e ha i capelli biondi .... " -

Un ritratto inquietante dell'uomo era stato stampato sulla carta, ma a parte ciò, Lydia notò qualcosa di più importante, una lettera che era stata appena consegnata.
- “Guarda Nico, è una lettera da papà, dice che dovrei venire a Londra. Vuole passare la pasqua con me”-
- “Strano, non è ancora nemmeno Natale”-
Il padre di Lydia era l'unico rimanente della famiglia ed era un professore di mineralogia e attualmente insegnava all'università di Londra.
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Era un po' che non riceveva una lettera dal padre che amava fare ricerche e pensava che fosse il dovere di un gemmologo quello di cercare e classificare ogni specie e creazioni della natura ed era così assorto nei suoi studi che spendeva tutto il suo tempo libero a scovare e collezionare rocce.
- “ci vai? Londra è un posto pericoloso.”-
- “È vero. Ma non c'è nulla di cui preoccuparsi, anche se incontrassi un ladro, non sono ricca abbastanza per essere rapinata.”-
La madre di Lydia era un dottore delle fate. Prima sua madre aveva sposato suo padre, aveva vissuto in un'isola a nord e aiutava le persone della città per i problemi sulle fate e anche se molti anni erano passati dai tempi medievali, aveva vissuto una vita non diversa da quei tempi.

Ma quello era solamente venti anni fa.
Anche se le isole facevano parte di un'enorme impero europeo e ognuna aveva una cultura separata ancora rimanente, Lydia non aveva mai visitato la città natale di sua madre. Sposando suo padre che era uno straniero, le era stato detto che sua madre aveva lasciato l'isola. Anche se fosse andata a visitarla non sarebbe stata accolta. Lydia ricordava poco su sua madre che era morta quando lei era giovane, ma incredibilmente ricordava ancora le storie che le aveva raccontato.
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Conoscendo le differenti specie, ogni loro regola, le caratteristiche delle fate, come comunicare e negoziare con loro, questo era il regalo che Lydia aveva ricevuto dalla madre.
Ecco perché, come la madre, voleva diventare un grande dottore delle fate. Non voleva essere imbarazzata o nascondere il fatto che potesse vedere le fate. Non importava se veniva chiamata “eccentrica”.
Finché le fate esistevano era sicuro che ci sarebbero state persone che avrebbero avuto bisogno dell'aiuto di un dottore delle fate.

Lasciando la casa famigliare alle cure del Goblin della casa, Lydia partì con Nico al porto a prendere una nave diretta alla residenza di suo padre.
Lasciò un messaggio di fronte alla casa con su scritto “chiuso temporaneamente”, sebbene non ci sarebbe stato nessuno che avrebbe sentito la sua mancanza.
C'erano numerosi battelli a vapore ormeggiati al molo, il suolo era coperto da scatole impilate e bagagli di legno e c'era una folla di passeggeri che s'intrecciavano attraverso di essi.  
Il suo programma era di imbarcarsi e partire per Londra.
Nico, come un gatto normale stava sopra la valigia di Lydia.
- “Perché non cammini da te. Sei pesante.”
- “è stancante camminare a quattro zampe”- rispose, miagolando intenzionalmente come un gatto.

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- “Scusatemi, siete voi Miss Carlton?”-
Lydia si fermò al suono del suo nome. Un uomo sconosciuto le sorrise salutandola inclinando il cappello.
- “Come state. Il mio nome è Huxley e sono un conoscente di vostro padre.” -
- “ah, allora siete un collega di mio padre ”-
- “è vero, lavoro come suo assistente all'università. Sono venuto qui oggi per essere accompagnatore della figlia del professore per Londra. Poiché sarebbe molto pericoloso andare a Londra da sola, o no?”-
Parlò cortesemente. Sembrava fosse sulla trentina. Ad una prima impressione, le sembrò un gentiluomo.
- “Papà vi ha fatto venire proprio per accompagnarmi? Beh questo lo ritengo un abuso da parte sua, usare la sua autorità su di voi in questo modo.” -

  - “non c'è bisogno di preoccuparsi. Sono venuto a Edinburgo per lavoro per conto dell'università. Avevo mandato un messaggio a casa vostra, ma sembrava che eravate assente, allora mi sono preoccupato che non saremmo riuscito a incontrarci.”-
Lydia pensò che fosse fortemente premuroso da parte di suo padre. Oltre alla sua ricerca, era disinvolto, rilassato, un tipo di uomo ancora fanciullo, qualcuno che davvero non potrebbe essere che premuroso verso gli altri.
- “Grazie mille, Mr. Huxley. Comunque come sapevate che ero il Carlton che stavate cercando?”

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- “Una lady che viaggia da sola farebbe attirare l'attenzione di chiunque.”- questo era vero. E soprattutto non era così probabile che una giovane donna celibe s'imbarcasse su una nave.
Dall'altra parte, stando in una buona classe sociale e vivendo da sola era inimmaginabile per una signora per bene e questo la etichettava ancor di più come eccentrica, ma era inutile preoccuparsi perché le cameriere non volevano stare in quella casa a lungo.
Le fate che vi risiedevano facevano fracasso la notte.

- “effettivamente sapevo solamente che il colore dei capelli della figlia era di un ruggin...voglio dire erano bruno-rossastri, quindi non ho avuto proprio problemi.”-
Era sembrato che stesse per dire capelli color ruggine, che era il modo in cui i capelli di Lydia erano descritti alle sue spalle su base quotidiana, e questa descrizione le aveva fatto diventare i suoi capelli un complesso, per questo era diventata triste e delusa.
Proprio mentre lui stava per dire che i suoi capelli rugginosi, bruno rossastri erano proprio di quel colore si era sentita un po' a disagio al riguardo.
Forse suo padre gli aveva detto qualcosa. Ovviamente suo padre era qualcuno che non notava piccoli dettagli di cui le donne in procinto di diventare adulte si preoccupavano, quindi era inutile provare a farglielo capire e notare.

Comunque, Lydia ripensò che non ci fosse nulla per cui questo cortese gentiluomo dovesse essere dispiaciuto e quindi sorrise. Anche se lui non era stato qualcuno che aveva elogiato in modo particolarmente gentile i suoi capelli, a questo punto Huxley pensava che Lydia fosse una ragazza normale. Questa era la ragione per la quale la stava trattando come una signora e questo doveva essere sufficiente.

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Ma se avesse sollevato l'argomento sulle fate il suo atteggiamento sarebbe cambiato? Era qualcosa per cui non poteva non essere curiosa.

Magari non avrebbe cambiato espressione, ma avrebbe sicuramente pensato che lei fosse strana. Anticipando ciò Lydia finiva sempre per mantenere una distanza tra sé e gli altri.
Qualunque cosa gli altri pensino, sarò sempre me stessa”, pensò ricomponendosi e porgendogli il suo bagaglio.
Alzò con facilità la valigia che era stata abbastanza pesante per Lydia, e cominciò ad aprire la strada e lei lo seguì, ma Nico dopo essere saltato giù dalla valigia le sussurrò:
- “Hey, hai intenzione di fidarti di lui? È sicuramente strano per il professore essere così ben preparato, anche se è per il tuo bene, non pensi?”-
- “allora quale diavolo sarebbe il suo scopo di incontrarci? Se voleva rapire qualcuno per qualche soldo allora avrebbe mirato qualcuno di più facoltoso, o no? Anche se fossimo il suo bersaglio i nostri risparmi sono usati da papà che è il tipo che spende tutto per le sue ricerche.”-
Nico non sembrò ancora convinto, ma forse non riusciva a trovare nessuna ragione per farle cambiare idea perciò stette zitto. E non c'era niente per cui essere preoccupati, come Huxley andò dritto verso il battello a vapore, Lydia pensava di andare avanti comunque.
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L'unica cosa inaspettata era stata dopo che fu entrata nella stanza.
- “uh, il biglietto non doveva essere per una stanza così bella ”- mormorò Lydia sorpresa. La stanza dove era stata portata era abbastanza spaziosa, ammobiliata bene e sembrava costosa.
- “sì, ma è tutto a posto, il professore ha questa stanza riservata specialmente. Quindi sentitevi libera di usarla. Io sarò nella stanza accanto, perciò di qualsiasi cosa abbiate bisogno, per favore fatemelo sapere” - spiegò Huxley e lasciò la stanza.
Alla fine sembrava che non ci fosse nulla di pericoloso di cui preoccuparsi.
- “visto Nico, ti stavi preoccupando troppo.” - Lidya si buttò sul grande letto imbottito di piume.
- “sembra che c'è ancora del tempo prima della partenza” - appena dopo aver mormorato questo, sentì un rumore innaturale provenire dall'angolo della stanza.
- “..... Cosa?”- il rumore sembrava provenire dall'armadio, si alzò e lentamente si diresse in punta di piedi verso di esso. Quando vi si trovò di fronte alle ante di legno, si allungò con tutto il suo coraggio e le spalancò entrambe.
Vuoto.
Appena fece un sospiro di sollievo sentì l'aria muoversi dietro di sé.
Una figura saltò fuori dall'ombra di una tenda e coprì la bocca di Lydia con la mano, mentre l'afferrò strettamente da dietro.
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Cercò di lottare con tutte le sue forze ma non poteva muoversi. Nico sibilò all'intruso con il pelo rizzato sulla sua schiena, ma era solamente un gatto. Era inutile.

- “aiutami. Ti prego....”- sussurrò lo sconosciuto nell'orecchio di Lydia.

-Aiutami?! Questo è quello che voglio dire io!” pensò lei, cercando ancora di fare resistenza.
- “per favore ascoltami, silenziosamente. Quell'uomo..., l'uomo che ti ha portato qui, è un membro di una banda criminale. Se rimani qui, sarai in grave pericolo.” - sorprendentemente quella voce maschile era calma e fluì con grazia dalle sue labbra.
Aspetta, Huxley è un furfante? Quando Lydia si rilassò, l'intruso doveva aver deciso che lei non avrebbe urlato e liberò la mano dalla sua bocca. Ma ancora teneva forte la presa su di lei.

- “cosa vuoi dire? Chi sei?”-

- “sono stato catturato e confinato da quell'uomo. Sono riuscito a scappare nascondendomi in questa stanza. Finirà col rendersi conto che sono scappato ma anche tu saresti in pericolo. Questo è il motivo per cui ho bisogno del tuo aiuto”-

- “ma questo non ha senso.”.-

- “Non c'è più tempo. Dobbiamo fuggire prima che la nave lasci il porto. Ti spiegherò tutto dopo. Posso solo dirti che devi fidarti di me.”-
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Alla fine Lydia venne rilasciata e si voltò di scatto verso di lui.

Era un uomo snello. I suoi capelli castani erano arruffati e disordinati, aveva barba sul viso, ma andando oltre ai suoi vestiti poveri, il suo viso rivelava che era piuttosto giovane, sui vent'anni. Era ovvio che fosse in uno stato di trascuratezza, ma misteriosamente il viso aveva ancora un'aura attraente su di sé. Il suo sguardo era fisso su Lydia e i suoi dolci occhi color malva cinerea la innervosirono e confusero.
Il sangue tinto dei segni lasciati dalle funi sugli entrambi polsi erano spaventosi e molto più convincenti delle sue parole. C'erano anche alcuni segni sul suo collo come un coltello avesse premuto contro la sua pelle.

- “hai notato che questa stanza è posta alla fine del corridoio? Huxley, beh potrebbe essere il suo alias, ma a meno tu non passi dalla stanza di quell'uomo non potrai andare da nessuna parte. Facendo questo, ha pianificato di tenerti confinata qui. Se esci fuori, i suoi compagni ti terranno d'occhio. C'è una fratellanza di otto compagni e ce ne sono sei di loro sulla nave, ognuno di loro è muscoloso e forte, un gruppo che è buono a usare la forza. Huxley è il più anziano e formano una banda contro la legge. - silenziosamente varcò la porta. -anche se dovessi sgattaiolare fuori, c'è una corda legata alla manopola, non appena la giri è fatta per informare loro nell'altra stanza. È molto probabile che ti farebbero addormentare e farti fuori a qualsiasi prossimo porto.”-
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Guardando da vicino, c'era infatti una scintillante, sottile e trasparente corda connessa al maniglia della porta. Quello era di ciò che aveva bisogno.
Non c'era alcun bisogno per un assistente universitario che diceva di essere stato chiamato da suo padre, di fare qualcosa del genere.
Lydia incrociò le braccia e si mise di fronte all'uomo.

- “allora, come usciamo da qui?”-
Lydia prese un bel respiro quando fu di fronte alla porta della camera di Huxley. Da quando aveva aperto la porta della sua camera, Huxley doveva sapere già che era uscita fuori. Poteva aver anche messo un orecchio sulla porta che stava in mezzo a loro.

Allora bussò alla porta di fronte a lei. Dopo un piccolo istante, Huxley mise la testa fuori.
- “qual'è il problema, Miss Carlton.”
- Ehm, ho sentito degli strani rumori nella mia camera. Come se qualcosa fosse nascosto nell'armadio... è davvero fastidioso, potreste dare un'occhiata per favore?”-
Il suo colorito cambiò leggermente.
Huxley girò il collo per affacciarsi sulla sua stanza, probabilmente verso i compagni che erano con lui. - “Hey, è nell'altra stanza. Ne sono sicuro.” -

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Oh per favore, beh sì, potresti essere sicuro. Non dovevano aver avuto alcun pensiero sul fatto che Lydia potesse diventare sospettosa riguardo la comparsa improvvisa di un suo compagno e 'accertarsi' su di lui.

- “Miss, potrebbe essere un criminale. Sarà pericoloso, per cui aspetti qui, per favore,”

Nella sua stanza, incluso Huxley, c'erano infatti sei uomini dall'apparenza robusta.

Dopo averli guardati entrare nella stanza di Lydia, il giovane uomo biondo, che si stava nascondendo dietro ad un pilastro del corridoio, passò davanti alla sua porta. - “Andiamo.” - le prese la mano nella sua, come se fosse naturale e Lydia fu costretta a seguirlo appena si lanciò a correre.

- “Nico, ci stai seguendo?”- Nico, che apparentemente era invisibile, rispose mostrando la punta della cosa con un gesto.

- “Hey, sono scappati!” - Entrambi sentirono il grido di un uomo. Sembrava che erano stati scoperti velocemente e Lydia sentì spazientire il ragazzo mentre veniva tirata sempre più forte dalla sua mano e continuarono a correre, scendendo velocissimamente una rampa di scale
Proprio mentre stavano andando verso il basso, uomo degli uomini saltò oltre la ringhiera del ponte e atterrò giù sul pavimento dietro loro. Uno dei compagni acchiappò la sua borsa, facendola gridare appena fu tirata all'indietro.

Il giovane che la stava conducendo, le girò attorno e con un calcio fece ribaltare il fratello sui suoi piedi.
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Avendo ancora la presa sulla borsa di Lydia l'uomo sbatté contro la ringhiera e quella forza lo fece ribaltare, facendolo cadere nell'oceano.

- “La mia borsa....” - “Non guardare dietro.” - la mano di Lydia venne tirata di nuovo, lasciandole nessuna scelta tranne quella di seguire. Passando attraverso il ponte, andando giù per un'altra rampa di scale e correndo oltre la tavola finalmente uscirono dalla nave, ma non si fermarono ancora e si affrettarono spintonando le persone tra la folla sul molo.

Anche se era senza fiato e i suoi polmoni erano stretti in una morsa di dolore, Lydia pensava disperatamente solo a tenere il passo con lui. Quando alla fine si fermarono, entrambi crollarono sul pavimento.

Lei ansimò per prendere più aria possibile, calmando il frenetico battere del suo cuore e quando finalmente sentì che i suoi polmoni si furono rilassati, Lydia notò che il pavimento dove stavano riposando era liscio e morbido come un cuscino.
“non posso credere quanto morbido sia questo tappeto”.

Alzò la testa e lentamente ispezionò il luogo intorno a sé; la stanza in cui erano sembrava come l'interno di un castello, con un grande e costoso arredamento e elaborati pezzi d'arte e soprammobili.

- “Dove siamo?”

- “su una nave.”

proprio vicino a lei, il giovane uomo stava ancora respirando affannosamente, era sdraiato sulla schiena e teneva gli occhi chiusi. Il paesaggio fuori dalla finestra mostrava l'oceano. Poteva anche vedere il molo.

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Erano davvero dentro una nave e in una cabina completamente differente se comparata a quella in cui era stata e poco a poco s'impensierì che sarebbero potuti essere rimproverati per essere entrati in una stanza per ospiti speciali senza permesso.
- “Scusami, ma noi...”-

-“ scusa, ma potresti lasciarmi riposare un po'.... ho passato il mio limite....” - mormorando quelle ultime parole, chiuse gli occhi e poco importava quante volte Lydia cercò di svegliarlo, lui non rispose come se fosse andato fuori di sé.
Non c'era niente che potesse fare, quindi Lydia si alzò da sé. Non le venne in mente nient'altro che controllare l'interno della stanza. C'era un salotto spazioso, tre camere da letto, un ufficio, una stanza da bagno e una doccia.

meraviglioso......, chi poteva immaginare che una stanza del genere potesse esserci su una nave.”

Non lasciò la stanza, perché non voleva che l'equipaggio della nave la trovasse e per la paura che Huxley e i suoi uomini fossero ancora sulle loro tracce.
- “Questo odora di pesce.” - era la voce di Nico. Guardò il grande quadro appeso alla parete, contraendo i baffi.

- “chi è quell'uomo?”-

- “Chi lo sa, ci ha salvato dall'essere ingannati”-

-“non lo so. Potremmo essere ingannati da lui.” -

Potremmo?” I muscoli di Lydia si tesero e tremarono. Ma non c'era dubbio che l'uomo che si chiamava Huxley fosse sospetto.
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Come assistente che lavorava per un'università non c'era ragione che potesse convincerla del bisogno di avere quei grossi uomini come bodyguard nella stessa stanza.

- “Credo che dovremmo sentire la storia anche dal suo punto di vista”- disse sedendosi sul divano cucito in pelle. Appoggiandosi sulla soffice seta dei cuscini come se fossero un letto di piume, Lydia sentì il torpore del sonno pervaderla.
- “Hey, svegliati, Lydia” -

Sentì il ciuffo della coda di Nico sfiorarle la guancia, si sgranchì la schiena. Sembrò che un po' di tempo era passato, il cielo aveva cominciato a tramontare e la stanza buia era illuminata solamente da una lampada a olio.

Sul tappeto non c'era nessuna traccia dell'uomo che stava dormendo e invece lo vide attraverso la porta aperta del bagno. I loro occhi s'incontrarono nel riflesso dello specchio. Gli occhi di Lydia si spalancarono. I capelli di lui che erano stati marroni e scarmigliati ora erano di un oro scintillante. Sembrava essersi rasato la barba e le sorrise di rimando mentre si passò le dita tra i capelli, il suo fascino lo fece sembrare tutt'altra persona.

- “Sei sveglia. Il tuo viso dormiente era davvero adorabile” - “...Uh.” -
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- “Se il tuo gatto non mi avesse sibilato contro, avrei voluto starti a guardare più a lungo.” -

Nico di sedette su uno dei cuscini, guardando dall'altra parte fingendo ignoranza, grattandosi l'orecchio con una delle sue zampe posteriori. Normalmente avrebbe detto che non avrebbe voluto comportarsi come un gatto.

- “Cosa più importante, i tuoi capelli” -

- “Oh, gli avevo tinti. Se avessi tenuto il mio colore normale avrebbe risaltato. Ma d'altra parte ho finito col farmi scoprire dai suoi compagni.” -
Si asciugò i capelli bagnati con nonchalant. Gli occhi che sbirciavano attraverso la lucentezza dei suoi capelli color oro erano gli stessi occhi color malva cinerea.

Stando ancora in quel punto, disgustosamente si tolse la camicia sporca e logora.

- “Siete in presenza di una donna, Milord.” - chi aveva detto quelle parole era un ragazzo dalla carnagione scura. Intuì che dovesse avere all'incirca la sua stessa età. Ma per questo sembrò eccessivamente calmo e composto, un servitore strano che non fece nemmeno un flebile sorriso.

Ma, aspettate, servo? E Milord?”

- “Oh, scusami. Credo che la mia testa non si sia ancora adeguata abbastanza per questa situazione.” - il giovane servitore lo assisté nel mettersi i nuovi capi che aveva portato con sé, ma aveva notato le ferite.

- “Milord siete ferito...” - “Sono solo graffi. Si copriranno quando mi sarò vestito, dunque mi limiterò a cambiarmi così com'è” - disse, ponendo le sue mani sulle spalle del servitore.
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- “non essere preoccupato per questo, Raven. Non c'è bisogno di uccidere qualcuno per questo.” -

Uccidere? Lydia inarcò le sue sopracciglia marroni sentendo un'inquietante conversazione. Anche se era uno scherzo, non era divertente.

- “Sì, Milord”- rispose il servitore. Ma la sua espressione non era una di quelle divertite per una battuta o una di quelle che rimuginavano se doveva uccidere veramente chi aveva danneggiato il suo padrone. Solo allacciò velocemente con le sue dita, i bottoni della camicia.
- “ Ma ero preoccupato che non ce l'avreste fatta in tempo”- disse il suo servitore.

- “Tutto è andato come è stato pianificato, Raven. Mi piacerebbe farti conoscere Miss Carlton.”-

-“aspetta, come sai il mio nome....”- interruppe Lydia.

- “I compagni di Huxley stavano cercando una giovane donna di nome Lydia Carlton. È chiaro che sia tu” -

Poi fermò improvvisamente il suo servo con una mano come se avesse ricordato qualcosa e camminò verso Lydia.

- “Scusami, non mi sono presentato, Milady. Io sono il conte Edgar Ashenbert. È un piacere fare la tua conoscenza.”- le prese la mano e baciò con leggerezza le dita.
Lei lo guardò con gli occhi spalancati a cui lui rispose con un sorrisetto divertito. Lydia tornò alla realtà e scostò la mano da quella di lui.

- “C-conte? Tu? …. non ci credo. Devo andare a Londra. Se adesso vuoi scusarmi.”-
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- “Sei in ritardo. La nave ha già lasciato il porto.”- “Cosa?!”- balzò verso la finestra ed era abbastanza sicura, il porto era un puntino lontano in lontananza.

- “ che cosa vuol dire ciò? Questo è un rapimento! E ho lasciato il mio bagaglio sull'altra nave e ho fatto cadere la mia borsa e non ho un soldo e siamo su questa nave senza il biglietto saremo catturati come passeggeri clandestini!” -

- “Sono scioccato che tu pensi a me in questa maniera. Ho promesso che ti avrei scortata a Londra. Una volta che avremo finito con gli affari avrò cura di tutte le tue esigenze. E non preoccuparti, questa è la mia cabina, ho anche il tuo biglietto.”-

-“Quindi avevi l'intenzione di farmi imbarcare su questa nave dall'inizio? Così essere catturato da Mr. Huxley è stata solo una messinscena?”-

-“Quello era reale. Non ho piacere nel tagliarmi solo per fare scena”-

Infatti c'erano dei tagli sui suoi polsi e sul collo. Una volta che vide quelle vivide cicatrici, Lydia perdette la forza di maltrattarlo.

-“Comunque!”-

-“essere catturato sembrava l'unico modo per incontrarti. Non sapevo nemmeno come fosse il tuo volto o la tua descrizione.”- spiegò Edgar.
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Questo voleva dire che si era fatto catturare apposta?

- “Allora... non c'era motivo di tingerti i capelli.” - “Oh, quello, quello era perché non pensassero che avessi l'intenzione di farmi catturare.” -

Lydia si sentì stordita, come se stesse per svenire. Completamente confusa, aveva dimenticato di chiedergli l'importante questione di quale fosse il suo obbiettivo.

- “Raven che ore sono?” - “quasi le sette in punto”- “dobbiamo affrettarci. Oh sì, dovresti vestirti anche tu. Siamo stati invitati a unirci al tavolo del Marchese e della Marchesa Eugen. Sono nobili di Danimarca e quelli che mi hanno invitato su questa nave. Senza, non puoi imbarcarti senza una rispettoso invito”-

Una nave su cui lui poteva portare Lydia ma su cui Huxley e i suoi compari non potevano mettere piede. Non c'era altra possibilità che fosse una “coincidenza” essere invitati su una nave ormeggiata a quel porto con una tempistica perfetta.

Doveva aver tenuto d'occhio questa nave dall'inizio ed essersi avvicinato al Marchese e alla Marchesa e doveva aver negoziare lui stesso.

Cominciò a tremare al pensiero che forse era stata catturata da un uomo estremamente pericoloso.

- “Non starai scherzando, Mister ...” -

-“Per favore, chiamami Edagr Lydia.” -
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Non prestando conto a Lydia che gli aveva lanciato un occhiataccia, lui continuò ad essere di buon umore.

- “Dov'è Ermine? Dille di prendere un vestito per Miss Carlton.”-

- “Sì, ce l'ho già, Milord. Raven, quella cravatta non sta bene con il colore dei polsini. Usa questa invece.”- la persona che era entrata con un vestito e una cravatta appoggiata sul suo braccio era una donna vestita in un completo da uomo. Indossava dei pantaloni che si adattavano perfettamente attorno alla sua vita e una giacca nera proprio come il giovane servitore.

I suoi capelli erano corti, che le toccavano appena le spalle e siccome non aveva cercato di nascondere le curve del suo corpo, tutti potevano dire ad una prima occhiata che era una donna.

Lydia si chiese se anche lei era fosse una sua serva.

- “Milord, quale preferite”- chiese.

- “Beh, mi sta bene quello che tu scegli. Comunque, Ermine, quel vestito non è di mio gusto.”-

-“non è come se voi Milord doveste essere quello che dovrà indossarlo.” -

- “Lo so, ma vorrei che sul davanti fosse un po' più scollato.”-

- “Non c'è bisogno di volgarità al tavolo. Questo starà perfettamente a Milady”- dichiarò Ermine. Anche se era una serva, sembrava che avesse un rapporto molto amichevole con lui.

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Portata in camera da letto, Lydia fu aiutata a spogliarsi.
- “Um, posso farlo da sola”- mormorò Lydia che non era abituata ad essere assistita nel vestirsi.
Tuttavia finì con l'avere bisogno di tutto l'aiuto che poteva avere, perché l'abito, troppo formale, non era in grado di indossarlo da sola.
Dovette essere spogliata delle sue vesti abituali e mettere un nuovo corsetto e crinolina e si mise accuratamente il vestito, facendo attenzione a non rovinare i soffici nastri, pizzi e perle che l'adornavano.
- “Ora, acconciamo i tuoi capelli”-


Le sembra di essere trattata come una bambina piccola.
Con Lydia seduta su una sedia di fronte a uno specchio, la bella Ermine le sorrise; lei era un seducente oggetto del creato, qualcuno il cui sorriso non faceva sentire inferiore gli altri, solamente affascinati da un solo suo sguardo. Il suo viso era impostato, fermamente deciso e risoluto, ma lei non era affatto mascolina.

Anche i capelli corti, che mostravano il suo disinteresse verso li altri tipi più lusinghieri, non indebolivano la sua femminilità.

La sua pelle bianca, immacolata e liscia, i suoi capelli e gli occhi erano vicino al nero, sul castano scuro, le sopracciglia erano affilate e le sue labbra rosse, come petali di fiore, erano assolutamente seducenti.
Lydia guardò il suo riflesso nello specchio; era una ragazza cui nessuno avrebbe osato dire di avere una bella carnagione chiara e i suoi capelli erano bruno rossastri per nulla accattivanti e i suoi occhi di un verde-giallo, erano così fuori dal comune che rendevano nervose le persone, impaurite a volte. Gli occhi e il naso erano piacevolmente proporzionati e solo suo padre l'avrebbe definita bella, ma grazie al suo carattere impaziente, le davano solo un aspetto più severo.
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In più lei era “stravagante”, per cui nessuno l'aveva mai considerata come una donna.

Capiva che tenendo sciolti i suoi lunghi e voluminosi capelli, anche se era già una diciassettenne, era infantile, ma non riusciva a intrecciare o a mettere i capelli in un modo in cui fossero carini abbastanza e poi a nessuno importava. Quindi alla fine l'unica acconciatura che Lydia sapeva fare era una treccia.

- “Ermine, è ora.”- disse una voce da dietro la porta.”

- “ Subito Milord, abbiamo finito”-

Mentre era occupata a distrarsi vide nello specchio che c'era un'irriconoscibile donna raffinata, vestita elegantemente che la stava guardando. Ma questo durante la breve sbirciatina che le fu concessa prima che fosse trascinata via dalla sedia e portata fuori.

- “meraviglioso, sembri molto più bella.”-

- “Smettila di scherzare”-

- “Perché? Penso anche che se sorridessi potresti sembrare anche più adorabile”-

- “Perché dovrei sorridere?”-

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- “Per me.”-

Che problemi ha questa persona.” Lydia non nascose l'assurdità nella sua espressione-

- “... adesso che ci penso non c'è alcun bisogno per me di accompagnarti alla cena” -

- “Beh, non hai fame?”- chiese con nonchalant.

Quello era vero. Aveva mangiato solo un pezzo di pane venduto all'area d'attesa della stazione a mezzogiorno.

- “Voglio dire, sarebbe molto più rilassante se mangiassi da sola.”-

- “Sarebbe un peccato perché non ci sarebbe l'opportunità per me di esibirti”-

- “Eh? Non sono il tuo accessorio.”-

- “Ma certo che no, tu sei l'attrazione principale. Io sono qui solo per aiutarti. Ti garantisco che gli piacerai. Ci sono dei momenti in cui un accompagnatore può abbassare il valore di una donna, ma se tutto va bene, saremo in grado di mostrarci l'un 'altro in modo molto più accattivante.” -

Quindi alla fine è solo per il tuo bene.”

Anche se voleva ribellarglisi contro, fu condotta attraverso la nave e portata davanti alla porta della sala da pranzo.

Il portiere fece un rispettoso inchino e aprì la porta. Fu condotta dall'esperienza di lui ma sua donna costrinse Lydia ad andare per prima.

- “Come ho detto, Lydia da questo momento sarai tu a mettermi in mostra. Ricordatelo.” -

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Questa era una cosa piuttosto arrogante da dire.

Ma non stava bluffando.

Nella sala grande un'onda di musica d'orchestra gli accolse. Un lampadario brillava sopra di loro, l'argenteria splendeva e i gioielli indossati dalle nobildonne scintillavano. Su diversi tavoli c'erano scoppi di risa. Lydia si guardò attorno nervosamente mentre fu condotta facilmente da Edgar, che era senza dubbio il perfetto elegante nobiluomo.

Quando si era vestito con quegli abiti sporchi, la sua magra figura lo aveva fatto apparire stanco e debole, ma una volta che aveva indossato la costosa e aderente giacca da sera sembrò lontano dalla preoccupazione o dalla lotta, questo si abbinava perfettamente alla sua elegante presenza.
L'alto colletto bianco era stato alzato e legato con una cravatta a cascata. L'asola era di un viola molto scuro.

I suoi lineamenti facciali mostravano sia acume che dolcezza e i suoi brillanti capelli color oro erano veramente le caratteristiche ideali di un nobiluomo che non tutti sarebbero riusciti ad incontrare con facilità.

Quello che Lydia percepiva doveva essere lo stesso pensiero di chiunque avrebbe fatto incontrandolo.

Come giovane Conte, Edgar abbagliava, non solo gli attempati Marchesi marito e moglie, ma anche gli altri membri del tavolo che avevano dei nomi dai suoni stravaganti.

E lo stesso per Lydia, che fu introdotta come sua amica, non doveva prestare lor nessun altra attenzione, ma le era stato permesso solo di godere silenziosamente dei piatti che erano stati posti sul tavolo.

In accordo con la storia di Edgar, Lydia era cresciuta a Edimburgo con i suoi nonni, ed era una rispettabile giovane donna che offriva i suoi sforzi per opere di beneficenza ed era in viaggio per Leeds per presenziare al matrimonio di un amico d'infanzia.
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Il suo severo padre non avrebbe permesso a una giovane donna di andare per un breve viaggio, ma apparentemente dopo che Edgar si era offerto di accompagnarla e di riportarla indietro, aveva alla fine accettato. Era sconcertante come tutto ciò gli uscisse fuori.
- “Sono davvero colpita. Il conte è davvero caro con i suoi amici.”-
- “Se è per vincere l'attenzione di un amica bellissima, allora chiunque sarebbe desideroso di offrirsi. Non è vero Milord?”
- “Sono contento che abbiate capito. Ma sfortunatamente lei mi ha permesso solo di esserle amico per tutto questo tempo.”-
Ci siamo conosciuti solo oggi.
Ma lo spettacolo di sincerità del giovane uomo fu in grado di vincere una positiva impressione da parte dei coniugi Marchesi che stavano fissando il Conte come se fosse loro nipote e l'altro gruppo di persone mature come se fosse un puro ragazzo dall'apparenza di bambino.
- “Beh, di certo è uno spreco”- disse una delle donne.
- “una crociera è una buona occasione per scappare dalle vecchie abitudini, se si è sull'acqua qualunque tipo di ragazza sentirebbe il romanticismo, non pensate, giovane donna?
- “E' proprio così, Lydia”- disse Edgar.
Sentirsi rivolgere da quelle così dolci voci, era un qualcosa di nuovo e strano per lei, dal momento che si sentiva veramente accettata calorosamente fra loro.
- “... non saprei.”-

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Era abbastanza soddisfacente, ma per metà era frustrante, ma Lydia rispose amichevolmente, a cui lui replicò con una triste scrollata di spalle.

Doveva ben essere consapevole che questo andava a raccogliere ancor di più la calorosa simpatia delle persone che erano attorno a loro.

- “essendo in una posizione di fiducia da parte di suo padre, è una sfortuna che non possa corteggiarla oltre”- lei era vista come una ragazza sobria e riservata che era ambita dal bello e giovane conte. Edgar aveva presentato Lydia come se fosse una santa.

Quindi questo era quello che voleva dire per “metterlo in mostra”.

Per il solo sedergli accanto, ricevette gli invidiosi sguardi fissi delle giovani donne e figlie degli altri tavoli. Ma ciò era di poco conto per Lydia. Anche se la situazione era piacevole e confortevole, Edgar ovviamente non era un suo amico; era tutta una finzione, come se lei fosse stata abbellita da gioielli falsi.

Poi, qual era lo scopo di Edgar nel trasformarla in una sua finta amica. Sembrò che stesse giocando, ma se questo era un gioco si era messo sulla scacchiera come una delle pedine.

Un essere inutile e senza senso una volta fuori da essa.

Era vero che era un Conte?

- “ Oh, adesso che ci penso, Conte Ashenbert, ho sentito che eravate il discendente di un nobile, il leggendario Cavaliere Blu.”- chi aveva fatto la domanda era l'uomo seduto su un angolo del tavolo. Era uno di quelli che era stato proprio adesso immerso in un acceso dibattito su Chaucer.

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- “Dire famoso sarebbe un'esagerazione. Per la maggior parte degli inglesi, il Conte Cavaliere Blu è solo un personaggio immaginario come Amleto. E nemmeno famoso come lui.”-

- “Oh, quindi il Conte Cavaliere Blu è veramente esistito? Ho letto il libro di F. Brown e certamente era un racconto magnifico.”- era ovvio che anche Lydia sapesse sulla storia del Conte Cavaliere Blu. Sorpresa di sentire la inaspettata notizia che Edgar fosse il suo discendente, incuriosita inclinò l'orecchio per sentire la loro conversazione.
L'esperto espresse la sua interpretazione della lettura alla nobildonna curiosa.
- “sì, signora. Il modello del personaggio fu un cavaliere che promise la sua lealtà a Edward I. Condusse l'attacco contro i crociati assieme al re quando lui era ancora un principe ereditario. Disse che proveniva dal mondo delle fate e raccontava di varie storie avventurose su terre straniere che affascinavano tutti... lo scritto di Brown descrive il lavoro dei servitori fatati del Conte Cavaliere Blu come affidabili e disponibili, ed è stato completato come un misterioso romanzo di fantasia.

Ma a parte i servitori fatati c'era anche un consigliere che Edward I chiamava Lord Cavaliere Blu.” -

Edgar rimase in silenzio, sorridendo dolcemente e annuendo, lasciando gli scolari parlare a suo piacimento.

- “E' vero che al Lord Cavaliere Blu sia stato concesso il titolo di Conte d'Inghilterra da Edward I. Non pensate anche voi che essendo il governatore del immaginaria terra delle fate rifletta il tipico humor inglese?”
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- “Vi sbagliate. Il Lord Cavaliere Blu era veramente il signore di tutte le fate buone.”- Lydia non poté fermarsi dal dire la sua verità. Tutti gli occhi si fissarono su di lei, non poteva stare in silenzio dopo essere stata offesa dalla storia di quel scolaro.

- “Um … perché, signori, se voi dite di credere nell'esistenza del Lord Cavaliere Blu, allora perché decidete arbitrariamente che il mondo delle fate sia uno scherzo? Entrambe le storie sono state tramandate insieme, è sbagliato dire che una sia vera e l'altra sia un'invenzione.”

- “Giovane donna, la parte sulle fate è troppo assurda ma siccome esistono documenti che dichiarano che un titolo fu dato al Lord Cavaliere Blu, non c'è dubbio sulla sua esistenza.”-

- “Sì, certo. Ma su quelle carte dovrebbe essere scritto sul Lord Cavaliere Blu con il suo altro nome, cioè Conte di Ibrazel. In gaelico, Ibrazel vuol dire leggendaria terra fatata oltre il mare. Ponendolo come vero. Credete che le persone dei tempi passati credessero alla terra delle fate come una fantasia?
Edgar sorrise dolcemente. “Mi aveva aiutato?”
Gli occhi del gruppo che stavano guardando Lydia in modo scettico, si ripresero velocemente.

- “E' vero, la gente in passato non sembrava non credere nell'esistenza di fate o demoni. Anche Edward I doveva averci creduto. Perciò mi piacerebbe chiedere al Conte stesso: avete un vostro feudo nel paese delle fate?”-
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- “Certo, mi è stato passato dal Conte precedente.”- rispondendo con disinvoltura in quel modo, loro accettarono la risposta come semplice senso dell'humor britannico.

- “Oh, mi piacerebbe molto farci una visita”-

- “La regola della famiglia è che l'unica persona che mi è permesso portare è solo mia moglie.”

- “Oh cielo, se una donna fosse persuasa da ciò, allora capirei capire come Ms. Carlton non vorrebbe credere nella terra delle fate.”-
- “Quindi questo vuol dire che posso ancora sperare un po'?”- Edgar lanciò un'occhiata verso Lydia con occhi caldi e rassicuranti.

Era una conversazione che era stata cominciata come uno scherzo dall'inizio. Ma era in uno strano momento dopo nessuno negava l'esistenza delle fate.
Come un piccolo gioco di finzione.

Con solo un piccolo aiuto dell'arte della conversazione di Edgar, Lydia non era stata presa in giro o guardata con occhi condiscendenti.

I suoi opachi capelli bruno rossastri che non riusciva a farsi piacere, erano invidiati e avevano ricevuto complimenti sul come non s'increspavano e i suoi occhi verdi che le davano il look di una strega o di una vamp erano stati comparati a quelli del peridoto.

Cominciò a sentirsi intossicata da quel brio d'alta società, lo scintillio del candelabro e l'odori dei profumi. Lydia pensò distrattamente all'umano signore delle fate, il discendente del Conte Cavaliere Blu che forse si sarebbe immedesimato in lei e l'avrebbe accettata.
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- “Mi sento come se avessi sentito una vita intera di lodi”.- Mormorò Lydia rinfrescandosi con la brezza del vento. Il mare era scuro e niente si riusciva a vedere. Una bianca nebbiolina uscì fuori dalla nave e galleggiò verso l'alto e andò a coprire la Luna.

- “Questo è assolutamente ridicolo, quegli schifosi servitori, mi hanno servito il latte in una ciotola. Cosa sono io, un gatto!?”- Nico, un gatto dal pelo grigio , incurante che qualcuno l'avrebbe visto, stava seduto arrogantemente su una sedia del ponte, trangugiando un po' di scotch. Accanto a lui c'era un contorno di pesce fritto.

- “ Lydia potresti fare in modo di dirgli di portarmi un pasto decente domani mattina, voglio pancakes, bacon e del té al latte caldo.”-

- “Diglielo da solo, puoi parlare benissimo.”- fece un fastidioso gesto d'impazienza.

- “Anche se dicessi qualcosa, un umano normale farebbe finta di non aver sentito”- beh, nessuno vorrebbe ammettere che un gatto possa parlare.

- “Allora, qual'è l'obbiettivo di quell'uomo?”-

- “Non gliel'ho ancora chiesto. Ma ha affermato di essere il discendente del Conte Cavaliere Blu. Magari è qualcosa che è collegato a ciò.”-
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- “Il Conte Cavaliere Blu …., se ricordo, non era quella leggenda sull'avere il dominio sul paese delle fate? Il che vuol dire che il Lord Conte vuole il tuo aiuto come dottore delle fate.”-
Poteva voler dire che lui forse già sapeva che Lydia si appellava come dottore delle fate?
Ma con la testa appena lucida dal giramento provocatole dall'alcol, non riusciva a pensare a lui come il signore del mondo delle fate e qualcuno che la capiva. Sembrava più una persona pratica, un tipo tattico. - “Ma, hey, penso ancora che sarebbe meglio se non fossimo coinvolti. Quell'uomo Huxley e il Lord Conte stanno combattendo tra di loro, giusto?
Gli hai visti entrambi, pretendere di essere dei seduttori o qualcosa del genere! Al loro livello è solo qualcosa di imbarazzante.”-
- “Penso che Edgar sia in realtà abbastanza bello.”-
- “Grazie”- la voce che proveniva da dietro era della persona in questione. Aveva detto la sua opinione senza averci pensato sul serio, ma non aveva immaginato che sarebbe stata ascoltata da lui, perciò Lydia non riuscì a non arrossire.
- “Uh, no, quello era, stato semplicemente esperimento l'opinione generale! Quindi è una cosa completamente se ho delle buone opinioni su di te o altro!”
- “Sì, certamente. Sono la persona che ti ha costretto a imbarcarti su questa nave, perciò non tengo nessuna speranza che potrebbe essere semplice che tu mi apra il tuo cuore. Ma comunque, con chi stavi parlando?”-
- “Eh? …... beh, era”-
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Guardò furtivamente Nico. Si era già raggomitolato come un gatto.
- “E' strano? Che parli con il mio gatto.”- a Lydia rimase solo di assumere un atteggiamento di sfida.
- “Perché? Penso che sa meraviglioso che tu possa comunicare i tuoi sentimenti ad un animale.”-
Non c'è possibilità che tu la possa pensare in questo modo. Ma ancora una volta, Edgar non mostrò la minima traccia di scherno nella sua espressione.
Solo che aveva notato il bicchiere di scotch che stava sul sedia del ponte dove Nico si era posato.
-“Ti sei presa un altro drink? Dopo tutto ti sei stancata?”-
Avevo detto che ero solo un po' stordita e quindi sarei andata a prendere un po' d'aria fresca e ho lasciato il tavolo, ma quando lui mi parlò in questo modo mi fece sembrare un'ubriacona
Diventando imbarazzata e furiosa con Nico che stava ancora facendo finta di niente, la collera di Lydia scoppiò e sbottò: “non, non ero io, era Nico che stava bevendo. Beve quando vuole, non ha delle buone maniere e ha un cattivo comportamento, e soprattutto è un gatto esigente a cui piacciono le cravatte e le giacche lucide.

E si lamenta che non può bere latte da una ciotola e che vuole pancake e bacon e té al latte per colazione, dice stupidaggini come questo tutto il tempo!”-

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Come ci si aspetterebbe, Edgar stava guardando Lydia con stupore.
Lo sapevo, anche per qualcuno come lui che dice di essere il discendente del Lord Cavaliere Blu, sono solo un'eccentrica pazza. Notando ciò, lei sospirò.
- “Se è divertente, puoi ridere sai. Non so cosa tu vuoi che io faccia, ma come vedi io sono strana. Solo lasciamo andare via al prossimo porto ...” - Lydia si fermò a metà della frase perché improvvisamente lui le si era avvicinato.
Con i suoi occhi color malva cenere, con calmò guardò verso di lei. Erano così vicini chi poteva vedere chiaramente le sue bionde ciglia con solo la luce della lampada.
- “Cos... cosa c'è?”-
- “Mi era stato detto che i dottori delle fate possono vedere quello che gli altri non possono, sentire ciò altri non possono sentire. È vero, i tuoi occhi d'un verde chiaro possano vedere attraverso i misteri del mondo.”-
- “Stai decisamente esagerando. Non sono proprio un granché”
- “No, se si mettono in luce, le tue iridi risplendono come fiori d'oro. Ti fanno apparire ancor più mistica.”-
Quella parte degli occhi era quella che faceva dire agli altri che lei fosse una strega, ma essere complimentata per loro per la prima volta, onestamente la fece sbilanciare.
- “... Soprattutto, sei veramente il discendete del Lord Cavaliere Blu? Quindi non vorrebbe dire che anche tu puoi vedere le fate? Se non è così non sarai in grado di andare alla tua terra.”-

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- “E' così. Ma le abilità dei miei antenati di attraversare i mondi e il potere di parlare con le fate è andato sbiadendosi ad ogni generazione. L'unica cosa che ho ereditato è il titolo di Conte. Mio padre e mio nonno e quello ancor prima, tutti loro hanno viaggiato per il mondo e vissuto all'estero. Infine sono tornato il Inghilterra, ma anche se volevo salutare Sua Regale Altezza, non avevo la spada ingioiellata che ci era stata consegnata da Edward I, quella è l'unica mia prova per diventare il Conte Cavaliere Blu.”- Parlando aveva accorciato la distanza tra di loro e Lydia era stata costretta ad arretrare.

- “Spada, ingi- ingioiellata?”

- “Julius Ashenbert, il Conte della mia famiglia di 300 anni fa, la nascose in una delle sue terre e partì per un lungo viaggio e poi morì. Il luogo segreto lo si può trovare solo risolvendo un'enigma, che è protetto dalle fate è ciò che mi è stato riferito e per ottenere la risposata ci sono diversi passaggi fatati da compiere,

perciò per qualcuno come me che non è nato con quei poteri è del tutto incomprensibile.
- “La terra di cui parli si tratta del Regno delle Fate?”
- “La mia famiglia possiede terre e castelli anche nel mondo degli umani. Terre ceduteci insieme alla nostra nobiltà, altre dateci come ringraziamento per i nostri servigi e alcune che ci hanno dato altri.”
- “Ec, ecco perché hai bisogno di un dottore delle fate...”
- Ma quello non è l'unico problema. Ci sono alcune persone che sono sulle tracce del grande zaffiro che adorna la spada ingioiellata.”

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- “Per alcune persone, intendi il Mr. Huxley di prima?”
- “Proprio così, l'uomo che ha tentato di rapirti. Non sa che quella spada preziosa sia la prova della nobiltà.
Ma anch'io sono alla ricerca della spada perciò è malintenzionato nei miei confronti. Se io dovessi morire la discendenza della famiglia del Conte finirebbe. Ho bisogno di trovarla prima che venga presa per dimostrare la mia posizione nella famiglia del Conte. Lydia mi aiuterai, per favore.”-
Lydia fece un altro passo indietro, ma senti solo l'aria sotto i piedi e perse l'equilibrio.
Sto per cadere. Realizzò che era vicina alle scale.
In quel secondo, il braccio di Edgar le cinsero la schiena e l'afferrarono.

Venne fortemente sorretta e tirata indietro a lui. Lydia istintivamente si aggrappò.
- “Stai attenta, è buio”- disse con un sospiro.
Non era mai stata così vicina ad un uomo, a parte suo padre.

- “L-lasciami”
- “Se lo faccio, cadrai” -
Non poteva fare niente che pensare che lui si stesse divertendo al fatto che lei dovesse aggrapparglisi.
- “ .......Ne ho abbastanza!”-
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Ponendo la sua schiena lontano dalle scale, la lasciò andare lentamente, come se fosse dispiaciuto.
Lydia lo stava fulminando con gli occhi ma lui le restituì un sorriso imperterrito. Doveva pensare che non ci fosse donna da cui non riuscisse ad ottenere quello che voleva.
Quant'era offensivo ciò.
- “A mio parere, non credo che tu sia il vero discendente del Lord Cavaliere Blu. Non ho alcuna intenzione di aiutare un impostore a mettere le mani sul sulla spada ingioiellata del Lord Cavaliere Blu. Quindi io ”
- “Rifiuti? Allora hai intenzione ti ritornare a casa da qui nuotando?”
- “Stai insinuando che mi butterai nell'oceano?”- Nervosamente, Lydia si allontanò da lui e dalla ringhiera.
- “Non oserei, non sono un crudele delinquente. Solo voglio avvertirti. Sarà difficile andare a casa dal prossimo porto o a Londra senza che tu abbia un soldo. Inoltre Huxley e i suoi compagni ti stanno cercando disperatamente in questo momento.”-
Ciò significava che Lydia non aveva scelta in materia.
Non c'era dubbio che stesse venendo minacciata. Pensò che lui fosse veramente un crudele delinquente. Lui fece scivolare fuori una chiave dalla tasca interna del suo cappotto.
- “La tua stanza. Utilizzala come vuoi, è sullo stesso piano della mia, di fronte alla sala”-
Dopo avergliela consegnata, scomparve nel corridoio buio.


Traduzione di Lucyl Kappa Kanwar

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