giovedì 27 ottobre 2016

Ricordati che devi morire! Pensare alla morte per vivere bene



Capita a tutti di tanto in tanto di aver paura di fare qualcosa, chiedere a una ragazza di uscire, affrontare un esame, parlare con una certa persona o scegliere tra un lavoro che piace malpagato e uno che fa guadagnare bene, oppure cercare di andare al di là della propria timidezza e/o ansia sociale.
E di solito in testa passano questi pensieri: mi butto o non mi butto? Lo faccio o lascio perdere? Lo faccio domani! Lo farò quando sarò pronto! Non sono pronto! Non sono bravo! Tanto non andrà bene.




Questi sono pensieri velenosi che non ci fanno vivere appieno la vita, che ci coccolano e che ci dicono che andrà tutto bene se rimaniamo nella nostra zona comfort. Capita però a volte che nel momento in cui si prende coraggio qualcosa colpisce la nostra mente e ci fa immaginare questo: l’immagine di noi da vecchi e decrepiti sul punto di morte a dire ‘non ho combinato nulla in tutti questi anni di vita’, ‘quanto tempo ho perso’.

Questa è una di quelle immagini sconvolgenti che bisogna sempre tenere a mente perché è spaventosa e ci ricorda che la nostra vita ha un limite: presto il nostro viso comincerà a mostrare delle rughe, la nostra forza si farà sempre più debole, saremo più suscettibili alle malattie, al freddo, ai cambiamenti e alla fine arriverà il giorno in cui ci guarderemo alle nostre spalle e diremo addio agli anni passati e proprio prima di esalare l’ultimo respiro decideremo se andarcene in pace o rimpiangere una vita fatta di niente.


Perché fa bene pensare alla morte

Tra il mare di cose che dobbiamo fare ogni giorno spesso ce ne perdiamo alcune, certe volte rimandiamo perché non ci va di farle, abbracciamo la procrastinazione finché arriviamo alla fatidica scadenza (che sia un giorno, un mese o un anno) che siamo pieni di cose ancora da terminare e rimpiangiamo e ci chiediamo il perché non le abbiamo finite prima.

Invece, nel momento in cui cominciamo a schematizzare i nostri giorni e a redigere report quotidiani del nostro lavoro questo migliora la nostra quotidianità e snellisce via via la mole del lavoro che dovremo affrontare.
La morte è la nostra scadenza e la scadenza del tempo che passa è scandito dalle candeline di una torta. Dopo un po’ questo dolce nefasto non ci da l’augurio della crescita e della maturazione ma scandisce lugubre il tempo che ci rimane a disposizione. Quel è stato fatto è stato fatto, non ci vengono date altre proroghe, se perdiamo tempo, quel tempo non ce lo restituirà più nessuna. La morte quindi ci dice anche questo, cioè di non incastrarci in limbi temporali creati da noi, ma di ricordarci che il tempo scorre. E se non noi ce ne rendiamo conto, lo fa il corpo per noi.

Perché non fa bene pensare alla morte

Il continuare a pensare costantemente che un giorno si dovrà morire è fondamentalmente malsano. Se uno ci pensasse su continuamente porterebbe a una frustrazione a una paranoia continui e le persone continuerebbero a paragonare il giorno successivo a quello precedente per vedere in cosa sono migliorati e che cosa hanno fatto. Si continuerebbe a cercare esperienze da vivere. E pur di non arrivare al punto finale della propria vita con rimpianti le persone si priverebbero della pace interiore pur di fare qualcosa.

Conclusione

La morte è spaventosa e inevitabile ed è un fatto a cui non si può continuamente tenere conto. certamente il mondo attraverso i telegiornali ce la presenta con macabra costanza ma nella nostra quotidiana non abbiamo bisogno di ricordarcelo sempre.
Attenzione a non associare il coraggio di prendere delle buone decisioni che non volete prendere alla paura di morire con rimpianti. La nostra fine è solo un monito per dirci di non buttare via il nostro tempo in maniera inutile, stupida e di vivere sempre con la paura.
L’unico buon consiglio è di guardare in sé stessi e capire com’è stata la propria vita vissuta fino a questo momento e di trovare se possibile il modo di migliorarsi d’ora in poi. 
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mercoledì 19 ottobre 2016

Classifica ragazzi anime belli 2016 - parte 2

Seconda parte della classifica dei ragazzi anime più belli 2016 ;-)

se vi siete persi la prima parte, cliccate QUI.




  • LEVI ACKERMANN - ATTACK ON TITAN

Chi non ha ancora guardato Attack on Titan prego di farlo immediatamente ed entrare nel club. Levi è certamente il personaggio più popolare della serie, perché è incredibilmente forte con quell’aria da duro so-tutto-io.

  • SAKAMOTO - SAKAMOTO DESU GA?


Che cosa si potrà mai dire di Sakamoto? È bello, affascinante, intelligente, amato dalle donne e  invidiato dai ragazzi. È semplicemente perfetto!
Lui è Cool, Cooler, Coolest-o !

  •  YATO - NORAGAMI 

Yato, un dio della guerra senza soldi e senza fissa dimora farà qualsiasi cosa per voi, per soli 5 yen. Anche se va in giro con la tuta e non ha per niente l’aria di un dio, fa colpo per quei bellissimi occhi azzurri a forma di gatto e naturalmente a chi non piace un personaggio allegro ma che in realtà nasconde un passato di sangue? 
  • AKABANE KARMA - ASSASSINATION CLASSROOM 


Assassination Classroom, è stato uno degli anime più promettenti del 2016.
Karma fa parte della classe E, la classe che raccoglie su una montagna i peggiori studenti della scuola che saranno costretti a salvare la terra cercando di uccidere il loro professore. Ma Karma oltre a essere indubbiamente figo per tutti è anche molto intelligente. 

  • ZEN - SNOW WHITE WITH THE RED HAIR


Snowwhite with red hair si è rivelato essere uno degli anime più belli di quest’anno con una protagonista, Shirayuki, rossa forte, intelligente e coraggiosa. Non è così difficile credere al perché il giovane principe Zen finisce con l’innamorarsi di Shirayuki.
  •  MIKETSUKAMI - INUXBOKU SS


Certo che i ragazzi dai capelli bianchi sono così belli! Kyaa <3
Miketsukami è un agente dei servizi segreti, che si occupa della giovane e apparentemente scontrosa Ririchyo. È forte, paziente, servizievole e possiede il sangue di una volpe, in caso di pericolo della sua ‘padrona’ si trasforma in una volpe. 

E può venire a versarmi il tè quando vuole. ;-)

























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Yona of the dawn - anime recensione


Yona è giovane principessa figlia del re di Kouka, a cui non piace la guerra e le armi. Lei vive una splendida vita nel suo castello tra danze, vestiti, gioielli e un amore giovanile per Soo Woon, suo cugino. Ma il suo sedicesimo compleanno porterà una vera disgrazia nella sua vita: suo padre viene ucciso e lei è costretta a scappare con il suo amico d’infanzia Hak.
Per ottenere vendetta e adempiere a un destino incerto, partirà per cercare i quattro dragoni.



La storia di ‘Akatsuki no Yona’ è un lungo viaggio attraverso i regni che il padre governava. Il viaggio, da sempre tappa fondamentale per la crescita emotiva e la maturazione dei protagonisti, è un viaggio semi serio: Yona vede finalmente la vita al di fuori del castello, vede le ingiustizie, la povertà, la corruzione, ma davanti a ciò non ha un atteggiamento ingenuamente ottimista. Il bello di questo personaggio è proprio questo: pur mantenendo ottimismo e un bel carattere, si rende costantemente conto di essere solo un inutile principessa scappata da un castello. Sa qual’è la sua posizione nel mondo ma si muove per cambiare la sua situazione.


L’anime strizza un po’ l’occhio al reverse harem, inutile sottolineare l’ampia varietà di bei ragazzi che Yona incontra.
Ma al di là di ciò, non è presente una vera e propria storia d’amore, viene data più importanza alla volontà della protagonista che vuole migliorarsi per migliorare il mondo. I sentimenti vengono allusi e messi in seconda parte e questo pone una linea netta tra il passato e il presente, tra la frivola principessa Yona e la Yona vagabonda e coraggiosa.

Aspettando la seconda stagione

Voto: 9
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martedì 18 ottobre 2016

High School of the Dead - recensione



 La direzione in cui va la storia è semplice: sfuggire dagli zombie, trovare amici e parenti e scoprire qualche verità nascosta e naturalmente scoprire che fine farà l’umanità.
Dentro a questa linearità anche la trama è molto semplice, dove questo gruppo improvvisato di sterminatori degli zombi incontra difficoltà di volta in volta maggiori. Detto così l’anime potrebbe sembrare nella media, ma quello che invece lo rende speciale è sicuramente è sicuramente il suo dinamismo.
Colpi di scena, paura, emozioni umane di vario genere, crudeltà, combattimenti e soprattutto realismo: High School of the Dead colpisce perché mostra come le persone potrebbero comportarsi se accadesse una catastrofe simile e diciamocelo, non siamo tutti eroi, c’è chi prima di rischiare la sua vita per qualcun altro si fa due conti, c’è chi ti lascerebbe morire e c’è chi ti userebbe per salvarsi le chiappe. Sono tutti possibili scenari che che quest’anime mostra con cruda forza.



Ecchi:
Parte del fascino e della popolarità di High School of the Dead è data dall’ecchi presente in maniera folle, ci si guarda in giro vede sono ragazze prosperose e con abiti succinti e naturalmente uomini che cercano di non sporcare troppo sbavando. Lol

Personaggi:

Avendo abbandonato la visione di film su catastrofi/horror anni fa non ricordo più qual’è il tipo di personaggi che riesce ad arrivare VIVO alla fine del film. Ma questo gruppo di studenti supera i cliché, diventando da sfigato a cazzutissmo: c’è il protagonista impulsivo idiota, la sua non ragazza che sa menare, l’infermiera della scuola, la senpai appassionata di kendo con una vena sadica, il bonaccione ciccione sfigato amante delle armi <3, la super secchiona, poi una bambina e un cane. Nessun dubbio che un gruppo del genere sopravviverà di sicuro.

Donne:
Un aspetto interessante di High School of the Dead è il ruolo delle donne. A parte il loro lato femminile con il corpo inquadrato con maliziosa maestria, le donne qui sono forti, importanti, risolute e combattono al pari degli uomini. E questa sorta di parità dei sessi è uno dei motivi per cui è difficile abbandonare l’anime e attira una fetta di persone che cerca una buona storia e buoni personaggi dentro un contesto di anime d’azione-horror- ecchi.


Voto: 8

ps. Io? Mhhh. Sono più il tipo da ‘barrichiamoci a casa e lasciamo morire gli altri’ perciò credo che in un film sugli zombie potrei sopravvivere per metà della storia. Ma sicuramente schiatterei in qualche maniera cretina. LOL 
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