domenica 18 settembre 2016

Perché non scegliere Scienze della comunicazione | INSUBRIA


Moltissimi anni fa quando ho terminato le medie, un giorno ho incontrato una mia vecchia compagna di classe secchiona e quando alla domanda ‘che scuola hai scelto di fare’ le ho risposo che sarei andata in un istituto tecnico della zona, ha storto il naso come per dire che il liceo scientifico a cui si era iscritta era decisamente su un altro livello rispetto alla mia scelta.
La stessa identica scena si è ripetuta anni dopo, a fine diploma, in cui ho deciso che a dispetto dei tre anni buttati (bene) a fare informatica avrei intrapreso la carriera di giornalista, con iscrizione al corso di scienze della comunicazione all’Insubria. Tutti mi hanno avvertito dell’inutilità del corso, che non avrei mai trovato lavoro, che tutti i mediocri si iscrivevano lì, mostrandomi gli oscuri presagi di un futuro senza lavoro.

Avevano ragione? In parte.


CONTRO

1. Troppa teoria: Su DICIANNOVE corsi in Scienze della comunicazione solo DUE prevedevano un parte pratica: comunicazione pubblica e istituzionale e comunicazione delle emergenze ambientali. In entrambi solo poche ore sono state dedicate all’analisi della comunicazione in sé. Uno spreco di tempo che regala soldi all’università e trasforma la laurea in carta straccia, perché in questa maniera si arriva nel mondo del lavoro senza avere in mano i minimi requisiti per essere un addetto della comunicazione decente.

2. Troppi corsi inutili: gli studenti scritti al corso di Scienze della comunicazione diventeranno dei ‘comunicatori professionisti’ e a loro il corso elargisce un’enorme bagaglio culturale che va dall’ambito umanistico allo scientifico e tecnico, conematografico. E va bene. Avere una base di quello che si andrà a comunicare è importante ma 2/3 del corso hanno questo come obbiettivo! Poi uno esce che sa spiegare perfettamente la teoria delle stringhe e come ha recitato Gerard De paridieu nella parte di Colombo ma non è capace di scrivere un comunicato stampa.
Ecco alcuni dei corsi più inutili:
. storia contemporanea: certo è sempre più bella da fare in università, ma non è che nei tredici anni passati da studente non abbiamo mai fatto storia
. letteratura italiana
. filosofia teoretica: in cui si affrontava un pippone infinito su Carlo Cattaneo
. filosofia delle scienze sociali: metà corso era destinato a studiare l’analisi di Indiana Jones, la’ltra metà all’inconscio umano.
. linguistica e semiotica: un corso dedicato alla differenza delle lingue
. filosofia del diritto

. informatica

Questo non va bene. Quanti anni uno studente deve aspettare per imparare effettivamente qualcosa senza girarci attorno? Il corso di Scienze della comunicazione strutturato in questo modo prevede che uno studente debba per forza fare la magistrale.

PRO

1. Vi cambia di vedere il mondo: Con la media dell’8 ale superiori non mi era mai piaciuto studiare, ero e sono mediamente intelligente e puntualmente arrivavo sempre alla sera prima a mettermi sotto con gli studi. Con l’università è cambiato molto, i libri sono più difficili e ampi, i professori sono persone importanti con titoli e premi alle spalle, i corsi gli sceglie lo studente. Scienze della comunicazione vi regalerà l’amore per la conoscenza: dalla storia dell’Unità d’Italia, alle sofferenze degli indios, all’incredibile evoluzione del pensiero sull’universo, alle teorie più strane dell’universo.
Il difetto più grande di questo corso diventa anche il suo pregio, ma buttare 3000 euro per un po’ di cultura generale non ha senso.

Conclusione
Con questo non voglio dire che con Scienze della comunicazione non troverete mai lavoro e né voglio denigrare l’Insubria, per carità. Il mio consiglio rimane di scegliere una corso con cui abbiate molto probabilità di trovare impiego. E se siete in dubbio su quale corso si adatti meglio a voi informatevi, informatevi, informatevi!



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